Ha negato le accuse di corruzione e turbativa. Ma ha dovuto affrontare anche il capitolo delle assunzioni di persone legate alla politica. Vincenzo Novari, l’ex ad di Fondazione Milano-Cortina 2026, è stato interrogato per oltre 9 ore dai pm di Milano. Oltre all’inchiesta per corruzione e turbativa che ha portato alle perquisizioni della scorsa settimana e che riguarda tre gare per i servizi digitali tra 2020 e 2021, la procura ha aperto un altro fascicolo per abuso d’ufficio per indagare sulle assunzioni nel comitato organizzatore delle prossime Olimpiadi invernali. Tra i nomi legati alla politica ci sono Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato, e Livia Draghi, nipote dell’ex premier Mario. Nel primo caso, Novari ha confermato di aver ricevuto la segnalazione da Ignazio La Russa, ma ha negato di aver subito “pressioni”. Sulla nipote di Draghi invece ha dichiarato: “Arriva da un contatto che me lo dà ed era esattamente il profilo che stavo cercando“.

Le assunzioni vip: “La Russa? Il padre mi disse ‘Fai come vuoi'”
In uno degli uffici al sesto piano del Palazzo di Giustizia, Novari è stato ascoltato dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, coordinati nell’inchiesta dall’aggiunto Tiziana Siciliano. Sul capitolo delle assunzioni di persone legate alla politica, al mondo dello sport e non solo, l’ex amministratore delegato ha ribadito quanto dichiarato ai cronisti: le segnalazioni arrivavano a “faldoni” dai vertici del Coni e determinati curricula erano stati raccolti anche prima della sua nomina come Ad (nel 2019). Altre indicazioni e raccomandazioni arrivavano da “chiunque, anche dai direttori di giornali“. Nel corso dell’interrogatorio a Novari, difeso dai legali Nerio Diodà e Elena Vedani, è stato chiesto conto, in particolare, di una dozzina di nomi di assunti legati al mondo politico. Secondo gli inquirenti, nell’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, Novari avrebbe ricevuto presunte pressioni in particolare su un paio di nomi, ma non sui casi di La Russa junior e della nipote di Draghi. Tra i nomi di cui i pm avrebbero chiesto conto come assunzioni di persone con un cosiddetto “background politico” anche quello di una ex segretaria di La Russa.

“Sul figlio di La Russa in assoluto il padre mi ha detto ‘Fai come vuoi‘, quindi non c’era alcun tipo di pressione. È chiaro che il suo curriculum non l’ho trovato per terra”, ha spiegato Novari ai cronisti. La Russa junior, ha aggiunto l’ex ad, “si era appena laureato in legge e aveva esperienza in eventi ed è andato a lavorare in un team di eventi“. E ancora: “Ovviamente ci sono delle sfumature in tutte le segnalazioni”. “Per candidarsi c’era un sito dove arrivavano tutti i curricula che venivano valutati – ha proseguito Novari – Ne arrivavano a centinaia e c’era un team di tre persone. Dopodiché c’erano quelli che lo portavano a mano sotto il palazzo, c’era di tutto. Per me erano assolutamente pari”. Riguardo all’elenco delle assunzioni, ha dichiarato: “Il punto è che lì ci sono tutti i sì, ma mancano tutti i no che ho detto, che erano molto più potenti“. A Novari, nel faccia a faccia coi pm, è stato chiesto conto anche del posto assegnato a Livia Draghi, nipote dell’ex premier: “Arriva da un contatto che me lo dà – ha detto ancora l’ex ad – e ovviamente viene valutata perché stavamo cercando una figura che si occupasse di contenuti video ed era esattamente il profilo che stavo cercando“. E Novari ha voluto chiarire un altro aspetto: “Alla fine decidevo sempre e solo io“.

La corruzione: “Non esiste niente, sono tutti i soldi miei”
“Non esiste niente sulla corruzione, sono tutti soldi miei quelli che ho, per 20 anni ho fatto l’amministratore delegato di un’azienda che fattura 2 miliardi all’anno, è ovvio che i compensi sono alti”, ha spiegato sempre ai cronisti l’ex ad della Fondazione. Novari ha parlato di Luca Tomassini, l’imprenditore di Vetrya che vinse, tra il 2020 e il 2021, gli affidamenti per i servizi digitali. Per l’accusa, la gara fu truccata in cambio di denaro e utilità e Novari piazzò Massimiliano Zuco come dirigente per assegnare quell’appalto su input di Tomassini. Anche Zuco e Tomassini sono indagati per corruzione e turbativa. “Conosco Tomassini da 20 anni – ha detto l’ex Ad – era diventato un imprenditore conosciuto, apprezzato e stimato a livello europeo, abbiamo avuto dei progetti insieme, sempre prima dell’estate 2019, prima che venissero addirittura aggiudicate le Olimpiadi all’Italia”. Nel momento in cui “sono stato nominato Ad – ha aggiunto – non c’è stato più alcun tipo di rapporto personale, c’è stato solo un rapporto professionale solo per una primissima fase, diciamo in maniera più operativa per mettere in piedi le prime mail e poi, invece, è stata fatta una gara che hanno vinto contro altri cinque invitati che avevano fatto delle offerte più alte”. “Con Tomassini ho un rapporto – ha spiegato ancora l’ex ad ripercorrendo il periodo degli affidamenti -. Ci serve costruire le mail, il sito e le cose di base. Gli imponiamo un contratto che nessun’altra azienda avrebbe accettato, tanto è vero che Tomassini ci voleva mandare a quel paese. Non esiste che Tomassini mi imponga Zuco – ha aggiunto – Massimiliano me lo sono portato avanti per 15 anni“.

Novari ha messo a verbale che l’affidamento venne assegnato a Vetrya perché l’offerta, come costi per la Fondazione, era più bassa di quelle di altre imprese. Tuttavia, i pm avrebbero raccolto una testimonianza che pare presenti una ricostruzione diversa sull’entità delle altre offerte. Un passaggio dell’interrogatorio, poi, avrebbe anche riguardato la Nhc, la Novari Holding and Consulting. Novari a più riprese avrebbe ribadito agli inquirenti che il suo obiettivo era fare “Olimpiadi economicamente sostenibili“. E ha parlato dei rapporti contrattuali tra Fondazione e Deloitte, ossia il contratto cosiddetto “Pisa” da 176 milioni di dollari e le consulenze per 74 milioni di euro. “Deloitte è un progetto Cio – ha chiarito – che è arrivato addosso alla Fondazione in corso d’opera, il Cio sceglie dei partner e li impone e Deloitte è riuscita così a prendere il posto di Vetrya” sul fronte dei servizi digitali. A chi gli ha chiesto perché è stato “fatto fuori dalla Fondazione” nel 2022, Novari ha risposto: “Sono l’ultima persona a saper rispondere, non ne ho idea“.

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