Televisione

Parla Pino Insegno: “La richiesta di una cena con Amadeus? Fake news, la Meloni non chiama per queste cose”. Poi: “Si è parlato meno male della Ferragni che di me”

Il conduttore si è raccontato a La Stampa e a Sorrisi e Canzoni Tv prima di tornare alla conduzione di Reazione a Catena su RaiUno

Passo sempre per ‘l’amico di’, ma la mia storia professionale è lì da vedere“, il riferimento di Pino Insegno è a Giorgia Meloni, a cui è legato da una lunga amicizia. Avevano fatto discutere i suoi numerosi passaggi a Palazzo Chigi, la conduzione degli eventi elettorali di Fratelli d’Italia e l’ascesa in Rai. Prima con i bassi ascolti de “Il Mercante in Fiera” su Rai2 e poi con lo stop della società Banijay per la sua conduzione a “L’Eredità“. Insegno approderà nel preserale di Rai1 alla guida di “Reazione a Catena“, un game che ha condotto per quattro edizioni dal 2010 al 2013: “Sembra passato un giorno. Riprendo da dove ho interrotto. Sognavo da tempo di rifare ‘Reazione a catena’, perché è scritto così bene che, passatemi il paragone, è come recitare Shakespeare o Pirandello a teatro”, ha spiegato al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni assicurando che la differenza sarà nella sua voce da doppiatore.

Assicura che con il predecessore Liorni, poi promosso a “L’Eredità”, non ci sono stati rancori (“Con Marco ci siamo fatti l’in bocca a lupo a vincenda”), smentisce anche la richiesta di un pranzo di cortesia con Amadeus: “Fake news. Ma le pare che Meloni (il Corriere della Sera non aveva mai citato la Premier, ndr) telefoni per chiedere queste cose? E poi, a che scopo? Tra l’altro io e Amadeus siamo amici. Avoja a fare cene insieme. Non c’è stata nessuna pressione politica nemmeno per Mercante in fiera: io non smaniavo certo per andare avanti. Quando stai perdendo 5 a 0, forse conviene fingersi infortunato e uscire. Restare in campo è stato faticoso. Avevo accettato il programma perché avevo voglia di tornare a giocare in tv: mai avrei immaginato tutti quegli attacchi frontali. Era il mio primo flop in 40 anni di carriera, in una fascia dove era impossibile fare meglio”, racconta in un’intervista oggi su La Stampa.

L’ex volto della Premiata Ditta torna sul suo rapporto con Meloni: “Rifarei tutto. Perché devo rinnegare un’amicizia? Tra l’altro non c’è un uomo più democristiano di me. Quando aprii la prima Accademia d’Arte gratuita ringraziando l’allora presidente della Regione Lazio Francesco Storace, nessuno disse nulla. Appoggiai anche Renato Nicolini a Roma, che era di Rifondazione comunista, ma non mi importava: era bravo, diede vita all’Estate romana. Sono amico pure di Rutelli e Walter Veltroni. Poi però vado dalla Meloni e casca il mondo”.

“Ho appoggiato Giorgia Meloni, come singola persona, perché so chi è e approvo quello che fa. Poi se qualcuno del suo partito sbaglia qualcosa, sono problemi suoi: non è che io appoggio tutti quanti. Ho solo scelto una persona, che peraltro poi è stata eletta. Eppure si è parlato meno della Ferragni che di me, e senza che io facessi nulla di grave. Il Presidente della Repubblica Napolitano mi nominò anche commendatore della Repubblica per meriti sociali”, aggiunge Insegno accennando ai suoi impegni nel mondo della beneficenza.

Dopo “Reazione a Catena“, sono in arrivo nuovi impegni: “E presto per parlarne. Però, dopo tanti quiz, mi piacerebbe cimentarmi con un varietà. Si ripete sempre che è morto, in realtà basta avere l’idea giusta. Ecco, io l’avrei”. A Tv Sorrisi e Canzoni aveva aggiunto: “C’è un progetto per una prima serata televisiva, che non farò da solo, ma di cui non posso dire ancora nulla altrimenti mi ammazzano”.