Tra polemiche e inverecondi scontri verbali, sta andando avanti al Senato l’approvazione del disegno di legge sul cosiddetto “premierato”, presentato dalla presidente del Consiglio dei ministri Senatrice Giorgia Meloni e dal ministro senza portafoglio per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati sul cosiddetto “premierato”. Quello che, tuttavia, più sorprende è il fatto che nessuno dei senatori si accorge che stanno discutendo di un disegno di legge assolutamente privo di “consistenza giuridica”, e come tale “improponibile”, “improcedibile” e, in fin dei conti, assolutamente “inammissibile”, in quanto contrario, oltre che a un insanabile errore procedurale, anche all’invalicabile principio della “verità”, cui devono attenersi soprattutto i parlamentari e il governo, come si evince dagli articoli 3, e 54 della Costituzione, nonché dalla XVIII disposizione transitoria e finale della Costituzione stessa.

E non è fuor di luogo porre subito evidenza, che se, per assurdo, questo disegno potesse essere validamente trasformato in una reale modifica della Carta costituzionale, esso cambierebbe i “principi fondamentali” della nostra Costituzione, spoglierebbe i cittadini dei loro fondamentali diritti civili e politici, trasformerebbe il nostro “Stato comunità” in uno Stato “autocratico” e, in ultima analisi, travolgerebbe definitivamente la nostra democrazia.

Mi limito, comunque a indicare, tra i moltissimi motivi di “inammissibilità”, che impongono, ripeto, l’immediato “ritiro” di questo disegno dalla bagarre parlamentare in corso, soltanto due, che riporto di seguito.

Innanzitutto è da porre in somma evidenza che questo disegno “ignora” che, ai fini della sua approvazione, non è possibile utilizzare, come invece è stato fatto, il procedimento di “revisione costituzionale” previsto dall’art. 138, Cost. Lo afferma una costante giurisprudenza costituzionale, secondo la quale, per cambiare i “principi fondamentali” della Costituzione, occorre un diverso orientamento del “Potere costituente”, una “nuova Assemblea costituente”, e quindi una “diversa” Costituzione.

In secondo luogo è da far capire agli illustri senatori che stanno discutendo di una atroce “menzogna”: quella di far credere agli elettori in un “aumento” del “peso e del valore” del loro voto, con il quale designano il Presidente del Consiglio dei Ministri, là dove si tratta dello “svuotamento” del contenuto del “diritto di voto”. In effetti, con questo disegno di legge costituzionale si impone ai compilatori della “legge elettorale” di prevedere un “premio” che attribuisca la maggioranza dei seggi a quel partito o a quella coalizione collegato al candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che sia arrivato primo alle elezioni, indipendentemente dal numero di voti ottenuto. Dunque, non più un “premio di maggioranza” a quel partito o a quella coalizione che abbia raggiunto la “soglia” prevista dalla legge elettorale per essere considerato (in modo ovviamente fittizio) “la maggioranza” degli elettori, ma, un “premio di governabilità”, meglio si direbbe un “premio elettorale”.

Ripeto: è sufficiente arrivare primi, al resto pensa la legge Meloni-Casellati. E ciò comporta, anche la gravissima conseguenza secondo la quale il “programma di governo” non sarà più il frutto di una “dialettica parlamentare”, e sarà quello presentato prima e fuori del Parlamento da quella lista o coalizione collegato al candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, risultato “primo” alle elezioni stesse. Insomma, il Popolo non “concorre” più alla “determinazione della politica nazionale”, mentre le “elezioni” divengono un vero e proprio “ludo cartaceo”.

Non occorre dire altro per indurre gli Organi responsabili (presentatori e governo) a “ritirare” questo insano disegno, che, a parte tutto, risuona come una offesa alla dignità del Popolo sovrano.

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