Lo hanno definito il Salone dei record, ma lo è stato anche per l’area riservata agli autori indie. Qualche numero? 7 realtà di piattaforme self o aziende al servizio degli autori, tutte con proprio stand per una superficie complessiva di 312 mq; 600 autori hanno partecipato alla selezione, 303 sono stati scelti e di questi 235 erano presenti in fiera a turno; 382 titoli in libreria per un totale di 7639 volumi, ne sono stati venduti 1500; 850 persone hanno seguito i 15 incontri professionali organizzati per gli autori self.

Inoltre, pare che lentamente si stia sgretolando il muro del pregiudizio: le riviste blasonate iniziano a parlare degli indie, il prossimo passo dovrebbe essere pubblicare le recensioni dei loro romanzi. Speriamo che accada.

Indubbiamente l’area ha funzionato, però tutto si può migliorare, ne è convinta perfino Sara Speciani, ideatrice dell’Area Self. In primo luogo le modalità di selezione: c’erano copertine appena sufficienti con testi davvero notevoli, e testi non brillanti ma con copertine stupende. Si è dovuto mediare, però la qualità è migliorata, lo dimostrano anche le vendite aumentate del 50% rispetto allo scorso anno.

Speciani evidenzia altre aree di miglioramento. Per esempio, una migliore gestione degli autori con la creazione attorno alla libreria di stand che presentino progetti specifici di self, editor e grafici. Insomma, in quell’area si potrebbe costruire una piccola comunità che si ritrova e si confronta, mentre lo spazio per il pubblico è alleggerito dalla presenza degli autori.

Ma non è tutto. Si potrebbe iniziare prima del Salone, organizzando gruppi che lavorano insieme e si organizzano, imparando a conoscere le opere dei diversi autori, in modo da essere in grado di accogliere il pubblico e dare informazioni, evitando di competere per ottenere l’attenzione dei lettori.

Altre proposte sono emerse a Torino all’incontro “Il Salone che vorrei” organizzato da Sara Speciani, cui hanno partecipato Daniela Barisone, autrice con esperienza editoriale e Liliana Marchesi, scrittrice e self-publishing assistant. Entrambe hanno sottolineato i notevoli miglioramenti rispetto all’edizione del 2023, quali la collocazione centrale, la facilità nel trovare i libri e la scelta di tenere aperta l’Area durante i cinque giorni del Salone, ma hanno anche evidenziato cosa a loro avviso non ha funzionato e si può migliorare.

Daniela Barisone ha trovato estremamente scomoda e dispersiva la disposizione dei tavolini e ha suggerito di prendere ispirazione dalla self area di Lucca Comics & Games o dal Festival del Romance Italiano, in termini sia di disposizione sia di costi. Un’altra nota dolente riguarda le vendite. Secondo Barisone il Salone non può affidare questo compito agli autori, se ne devono occupare i commessi come negli stand dei grandi editori. Gli autori non sono venditori e la maggior parte di loro non solo non sa promuoversi, ma ha difficoltà a presentarsi in pubblico. Inoltre, in uno spazio piccolo, la situazione diventa caotica e può intimorire il lettore casuale che si avvicina per chiedere informazioni.

Per quanto riguarda la scelta dei libri, Barisone ritiene che il Salone sia ben lontano dall’aver raggiunto i criteri adatti ed è necessario intervenire sulle modalità di selezione.

Anche Liliana Marchesi ha posto l’accento sullo spazio espositivo e sulla gestione degli autori. Ad esempio, gli organizzatori non sono riusciti a coordinare in modo ordinato le turnazioni e la presenza degli autori nell’area e questo ha creato confusione penalizzando i visitatori. Secondo Marchesi, per la prossima edizione sarebbe opportuno inserire in ogni postazione una figura neutrale preparata sui titoli esposti, in grado di gestire in modo professionale il primo approccio con i lettori e, soprattutto, capace di “dirigere” gli autori presenti.

Insomma, l’Area Self sta funzionando, ma c’è ancora molto lavoro da fare.

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