Tra il 2018 e il 2023 il costo della Tari è salito mediamente di quasi il 10% (9,69%) ma con andamenti molto differenziati tra aree geografiche. Il costo a carico dei cittadini per la raccolta dei rifiuti è spesso maggiore dove il servizio funziona peggio. Paradossale ma non una novità. I dati sono contenuti nel consueto studio realizzato dalla Uil. Una famiglia di quattro persone, residente in un’abitazione di 80 mq e con reddito Isee pari a 25mila euro, ha pagato in media lo scorso anno 331 euro, rispetto ai 302 euro versati nel 2018. “Questo aumento, si legge nella ricerca, è stato più evidente nelle regioni meridionali, dove la spesa media è salita a 395 euro, rispetto ai 363 euro del 2018. Nel Nord Est, invece, l’importo medio è passato da 248 euro nel 2018 a 272 euro nel 2023″. Nel Nord Ovest la media è di 287 euro, in calo dell’1,23%. Al Centro, la media è di 347 euro, con un aumento del 3,2%.

In assoluto le città dove la Tari è più pesanti sono Pisa (545 euro in media all’anno), Brindisi (518 euro), Genova (508 euro), Latina (495 euro) e Napoli (495 euro). I cittadini che godono della tariffa più bassa abitano invece a Belluno (178 euro), Novara (183 euro), Pordenone (185), Brescia (187 euro) e Ascoli (187 euro). Nelle altre grandi città Bari è sopra la media con 401 euro così come Cagliari (394 euro). In linea Torino e Firenze (334 euro), leggermente al di sotto Palermo (323 euro) e in modo più marcato Roma (313 euro), Milano (305 euro) e Bologna con appena 228 euro. Nel solo ultimo anno la Tari è aumentata in media dell’1,6%. Ma anche in questo caso con marcate differenze. La tassa è salita moltissimo a Rovigo (+ 61%), Latina (+ 29%). Rincari consistenti anche a Firenze (+ 14,7%) e Napoli (+ 11,8%). È scesa invece del 24% a Imperia, del 15,6% a Mantova e del 9,5% a Milano.

Interessate il dato che rapporta l’incidenza della Tari sul reddito familiare medio. Se nel Nord Est si ferma allo 0,64% e nel Nord Ovest allo 0,74%, nelle regioni centrale si sale allo 0,9% e nel Mezzogiorno all’1,34%. “È evidente, ha sottolineato la segretaria confederale della Uil Vera Buonomo, che il sistema attuale non solo fallisce nel garantire equità e giustizia sociale, ma acuisce le diseguaglianze, creando disparità tra le diverse aree geografiche del Paese. Un aumento non giustificato soprattutto per la carenza dei servizi resi, che in alcune grandi città risultano spesso inefficienti a causa delle limitate risorse disponibili”. Peraltro, la Tari è destinata ad aumentare in modo maggiormente significativo, ha precisato la segretaria confederale, nei Comuni che, nel 2023, non hanno operato una revisione del piano tariffario.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

I sindacati scrivono alla commissaria Ue Vestager: “Sull’operazione Ita-Lufthansa ascolti i lavoratori”. Urso: “Sono ottimista”

next