Invitava a casa i bambini che frequentavano l’oratorio e poi, con la scusa di “giocare alla playstation insieme“, secondo l’accusa abusava sessualmente di loro. Don Emanuele Tempesta, 32 anni, ex parroco vicario di Busto Garolfo (Milano) è stato condannato a sei anni e sei mesi per abusi sessuali su minori. La condanna di mercoledì scorso è stata decisa dal tribunale di Busto Arsizio (Varese) e chiude una vicenda durata tre anni.

L’arresto risale al 15 luglio 2021. Il prete, allora 29enne, era stato accusato di violenze su minori commesse nel periodo di febbraio 2020-maggio 2021: in particolare l’accusa gli ha contestato abusi sessuali su almeno sette bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni. Accuse che Tempesta aveva negato: “Infamanti, sono scioccato e provato da quello che sta accadendo”, aveva dichiarato nell’interrogatorio di garanzia del 19 luglio 2021.

Secondo quanto riporta Il Giorno, gli inviti a casa del sacerdote a molti sembravano sospetti. Approfittando della fiducia dei genitori, don Tempesta invitava i bambini a casa: sono stati proprio loro, ascoltati in forma protetta dalla procura di Busto Arsizio con la formula dell’incidente probatorio, a raccontare quanto avveniva in casa, mentre giocavano con i videogiochi. Tante le incertezze attorno alla figura del prete: secondo il quotidiano milanese, infatti, in seminario il parroco aveva ricevuto giudizio negativo dell’ex rettore, il monsignor Luigi Panighetti che riteneva Tempesta non idoneo per la professione.

Per il religioso oggi è arrivato il verdetto di primo grado. Tra le pene accessorie stabilite dal tribunale, presieduto da Giuseppe Fazio (Cristina Ceffa e Rossella Ferrazzi a latere), anche il divieto di avvicinarsi a scuole o luoghi frequentati da minori. Il pubblico ministero, Susanna Melita, aveva chiesto una condanna a 11 anni al termine della sua requisitoria, il collegio ha però assolto il religioso da due degli episodi contestati. Oltre 20 le parti civili che si erano costituite in giudizio, tra minori e loro familiari. Tra due mesi (circa) saranno depositate le motivazioni della sentenza e l’avvocato del prete ha detto di essere pronto a fare ricorso in appello.

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