Con una manovra dell’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, presto i dirigenti scolastici potrebbero assumere la funzione “inquirente” e quella “giudicante”, in tema di responsabilità disciplinare degli insegnanti. La questione è delicata e rischia di passare tra il silenzio della politica e dell’opinione pubblica. Ad oggi i presidi (assumendo già di fatto il ruolo di “pubblico ministero” e “giudice”) possano irrogare al personale docente esclusivamente le sanzioni del richiamo scritto e della censura, mentre quelle di grado superiore (dalla sospensione al licenziamento) sono rimaste in capo all’Ufficio procedimenti disciplinari attivo presso ogni direzione scolastica regionale. Ora l’Aran, determinando una evidente disparità di trattamento dei docenti rispetto a tutto il restante personale della Pubblica Amministrazione dove le infrazioni punibili con la sanzione della sospensione fino a dieci giorni sono di competenza dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari, dunque di un soggetto “terzo”, vorrebbe affidare ai capi d’istituto il totale potere di punire maestri e professori.
La proposta è già sul tavolo degli uffici di via del Corso dove nei giorni scorsi sono stati convocati i sindacati. Il provvedimento trova la totale opposizione delle associazioni di difesa dei lavoratori. A prendere una posizione netta è Giuseppe D’Aprile, segretario nazionale della Uil, che non ha nemmeno firmato l’ultimo contratto: “Resta la nostra totale indisponibilità a definire la materia qualora dovesse permanere il vincolo di Legge, previsto peraltro solo nel comparto scuola, che assegna al dirigente la competenza a irrogare la sanzione della sospensione fino a dieci giorni, mentre in tutti gli altri comparti pubblici l’irrogazione di tale sanzione è affidata a un apposito ufficio per i procedimenti disciplinari. Da tutto ciò – continua – deriva l’inopportunità di definire un codice disciplinare che, in assenza di un’auspicata e opportuna modifica del quadro normativo, non potrebbe tener conto debitamente della particolarità e specificità del lavoro docente, a cui va garantita pienamente la libertà di insegnamento”.
Parole che trovano d’accordo la segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi: “E’ necessario, specie per le sanzioni più gravi, garantire la terzietà del giudizio disciplinare, prevedendo il giusto distanziamento tra l’organo giudicante e il luogo di lavoro in cui opera il dipendente. La norma che va cancellata è, innanzitutto, la Legge Brunetta, poi confermata dalla Legge Madia, in modo da togliere la possibilità ai dirigenti di comminare sanzioni fino a dieci giorni. La proposta che Aran ha presentato sta esattamente su questo solco. Fin quando sopravviverà questa norma, non sarà possibile regolare questa materia per via contrattuale e il sistema sanzionatorio del personale docente potrà solo peggiorare”.
La preoccupazione di Fracassi è soprattutto per la libertà d’insegnamento dei docenti dal momento che un preside, se dovesse passare la proposta dell’Aran, potrebbe intervenire anche su quello: “Nel caso dei docenti – sottolinea Fracassi – si pone l’ulteriore esigenza di tutelare la libertà di insegnamento prevista dalla Costituzione. Si dovrebbe – oltre a cancellare la norma- pertanto prevedere un apposito organismo di garanzia che li tuteli nei confronti di azioni disciplinari che non dovessero limitarsi ad accertare le condotte scorrette ma dovessero interferire anche nell’autonoma attività didattica compromettendo l’esercizio della libertà di insegnamento, come testimoniato anche da diversi casi che hanno assunto rilevanza nazionale”.
A sostenere l’azione di Flc Cgil e Uil è anche l’Anief: “L’attuale assetto – dichiara il segretario generale Marco Giordano – risponde già pienamente all’esigenza di comporre la garanzia della libertà di insegnamento con la necessità di perseguire, ove si verifichino, le violazioni del codice disciplinare da parte del personale docente. È pertanto necessario far sì che sia sempre un organo terzo, e non il dirigente scolastico, a decidere l’eventuale irrogazione dei provvedimenti più gravi, come nel caso della sospensione dal servizio. Tanto più se consideriamo che in questi anni le modifiche normative hanno via via previsto deroghe importanti in favore dei dirigenti che, rispetto al recente passato, sono adesso soggetti a vincoli e termini meno rigidi nello svolgimento dei procedimenti disciplinari e che troppo spesso questi ultimi sono avviati sulla base di segnalazioni di studenti o famiglie senza essere preceduti – come invece dovrebbe accadere – da un’accurata e approfondita istruttoria preliminare”. Laconico, il segretario della Gilda Scuola, Rino Di Meglio: “La proposta Aran sulla materia non può essere accolta. Occorre rivedere le norme in materia ed evitare che un dirigente scolastico concentri in sé la funzione inquirente e giudicante. Nei giudizi disciplinari occorre un minimo di terzietà”.