Televisione

Alfonso Signorini: “Al Grande Fratello si presentano tantissimi gay in cerca di legittimazione dopo il silenzio coatto di questi anni”. Ma com’è rappresentato il mondo Lgbtqi+ in tv?

“Sono un gay privilegiato, ma anch’io ho sofferto le discriminazioni sulla mia pelle anche se non amo parlarne”, racconto di sé il conduttore del GF. Basta sfogliare un minimo di rassegna stampa per rievocare il “frocetto” con cui Mario Adinolfi bollò Signorini, via social, nel 2011. Dal frocetto alla “frociaggine” che ha spiazzato i Vescovi, il passo non è breve ma...

di Francesco Canino
Alfonso Signorini: “Al Grande Fratello si presentano tantissimi gay in cerca di legittimazione dopo il silenzio coatto di questi anni”. Ma com’è rappresentato il mondo Lgbtqi+ in tv?

Mentre il Papa dice basta all’eccesso di “frociaggine” nei seminari, la prossima edizione del Grande Fratello rischia di fare il pieno di concorrenti dichiaratamente omosessuali. Si sgonfiano le liste dei possibili sacerdoti, si ingrossano quelle degli aspiranti famosi. Il parallelismo ardito serve solo a ragionare sui mala tempora currunt. Dall’alto delle riflessioni sulla vita della Chiesa al basso delle più prosaiche cose di tv, il passo non è breve. Si corre filati verso la diciottesima edizione e il conduttore Alfonso Signorini svela che in una manciata di giorni sono già arrivati ventimila filmati di presentazione. Ventimila, un numero oggettivamente enorme per un programma che ha perso da tempo smalto e allure. “Una quantità impressionante”, scrive Signorini nel suo ultimo editoriale su Chi. Dove traccia l’identikit dell’aspirante gieffino (tra i neologismi dell’ultima decade, uno dei più brutti in assoluto, diciamolo!): l’età va dai venti ai settant’anni, tutti smaniosi di farsi un giro sulla giostra della tv e staccare il biglietto per la celebrità. Quanto poi sia destinato a durare quel giro, un minuto un mese o un anno, è solo un piccolo dettaglio. Ma quali sono i motivi che spingono a candidarsi al Gf? L’unica vera risposta ammissibile sarebbe “i soldi”, ma, signora mia, parlare di denaro è pur sempre un tabù. E allora via con le risposte stereotipate, dal “mi piacerebbe entrare nella Casa del Grande fratello per ritrovare me stesso” al “voglio partecipare perché voglio farmi conoscere e perché sarebbe una rivincita”. Signorini li bacchetta, e fa bene, perché dopo un ventennio di reality mania almeno un briciolo di inventiva sarebbe gradita quando ci si presenta ad un casting. “Ci fosse uno che vuole partecipare per staccare la spina dai guai di tutti i giorni: scappare dalle urla dei figli, del capufficio, dai semafori rossi o dai bilanci che non tornano. Qualcuno che voglia prendersi semplicemente un po’ di mesi di vacanza per coccolarsi un po’ e per divertirsi assieme a una gabbia di matti”, osserva il conduttore.

Che poi si fa serio e ammette di essere rimasto colpito da due cose. La prima è “la quantità di figli che mi parlano della separazione dei loro genitori. Non ce n’è uno che non abbia sofferto per questa situazione”. E poi ancora dai “tantissimi omosessuali (ancora pochissime le donne), quasi che anni e anni di silenzio coatto abbiano portato alla voglia di condivisione e di giusta legittimazione”. Insomma, mentre Vannacci tuona da mesi slogan elettorali sulla non normalità dei gay solleticando quella parte della pancia del paese ossessionata da ciò che accade nei letti altri e mentre Papa Bergoglio chiude le porte dei seminari ai candidati al sacerdozio omosessuali (ma come li riconosceranno? Facendo partire Pedro di Raffaella Carrà? Interrogandoli sulla biografia di Cher? Chiedendo una dissertazione sul Rosso Valentino?), quelle del Grande Fratello restando saldamente spalancate alla comunità Lgbtqi+.

Del resto, nella casa di Cinecittà, la quota “frociaggine” non è mai mancata, sia in versione vip che nip. Da Silvia Burgio, prima concorrente transessuale della storia del reality di Canale 5: era il 2008 quando la truccatrice di Gallarate entrò nel gioco, conduceva Alessia Marcuzzi e Signorini debuttava come opinionista. L’anno dopo toccò a Maicol Berti, primo gieffino dichiaratamente gay, accusato da una parte della comunità – come riportano gli articoli dell’epoca – di non rappresentare il mondo omosessuale. Ma la lista è lunga e variegata e arriva fino a Cristiano Malgioglio, Licia Nunez Tommaso Zorzi, passando per Gabriel Garko, che al Gf fece coming out (pur non essendo concorrente, ma in veste di ex pseudo fidanzato di Adua Del Vesco).

Che la Casa sia inclusiva, certamente più dei seminari, è un dato di fatto. Che la presenza di concorrenti gay abbia puntualmente innescato critiche, isterie, polemiche anche. Spesso generate dal contrasto tra stereotipi e (presunta) normalità. Come se esistesse un modo univoco per essere gay, lesbiche o transessuali. Che cosa direbbero oggi gli ipocriti censori di Paolo Poli en travesti in un iconico numero sul cabaret, in Milleluci andato in onda nel 1974? Ma questo, in fondo, è lo specchio della rappresentatività del mondo Lgbtqi+ in tv e sono, traslandole alla vita vera, le stesse polemiche sul “come si va vestiti al Pride”.

Ma nelle parole di Signorini, nello spiegare che molti omosessuali bussano alla porta del Grande Fratello cercando la “giusta legittimazione” dopo anni di “silenzio coatto”, c’è tutto. C’è la voglia di uscire dall’angolo, di fare rumore (Carrà docet), di raccontarsi scavallando cliché, pregiudizi e discriminazioni. Le stesse che ha subito anche Signorini, come raccontò lui stesso: “Sono un gay privilegiato, ma anch’io ho sofferto le discriminazioni sulla mia pelle anche se non amo parlarne”. Basta sfogliare un minimo di rassegna stampa per rievocare il “frocetto” con cui Mario Adinolfi bollò Signorini, via social, nel 2011. Dal frocetto alla “frociaggine” che ha spiazzato i Vescovi, il passo non è breve ma ci ricorda quanto sterminato possa essere lessico denigratorio dell’omofobia, dall’offesa alla denigrazione andata e ritorno. Tutto si tiene? Forse sì, forse no.

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