Un’espulsione che potrebbe costare molto cara. TernanaBari fa ancora discutere, questa volta per motivi extra calcistici. La Procura federale della Figc, infatti, ha aperto un fascicolo di indagine sul cartellino rosso preso da Nicola Bellomo nel match di ritorno valido per i playout di Serie B che, come raccontato da Il Fatto Quotidiano di oggi (leggi l’articolo di Lorenzo Vendemiale), ha generato un flusso anomalo di scommesse nel capoluogo pugliese.

L’espulsione del numero 10 barese è avvenuta al 33′ del secondo tempo del match giocato il 23 maggio scorso e vinto dai biancorossi. Bellomo non era in campo in quel match ed è stato espulso dal direttore di gara direttamente dalla panchina dopo un litigio con un raccattapalle. Il procuratore federale Giuseppe Chinè indagherà con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli per accertare compiutamente i fatti.

Come detto, l’espulsione del calciatore di Bari Vecchia sin da subito era apparsa abbastanza anomala: nei minuti finali, con il match già archiviato sullo 0-3, dalla panchina. Un comportamento, il suo, per certi versi inspiegabile. Ora sarà la Procura federale a cercare di capire cosa sia effettivamente successo nella serata che ha garantito la permanenza del Bari in Serie B.

Una quota 24 volte superiore
Secondo quanto raccolto da Il Fatto Quotidiano, l’evento era inizialmente sfuggito alla vigilanza. I motivi? Il movimento di denaro, relativo alle spese delle schedine, era rimasto circoscritto dato che non aveva superato la soglia di sensibilità tale da insospettire le istituzioni. L’aspetto più importante si collega con la mancata riscossione della vincita da parte degli scommettitori: la regola, infatti, è chiara. Vengono considerati soltanto i cartellini ricevuti dai giocatori in campo, escludendo quelli in panchina: dunque, il bookmaker in questione non si era nemmeno posto il problema limitandosi solamente a rimborsare ai clienti l’importo puntato. Ovviamente, rispetto ai casi Fagioli e Tonali si tratterebbe di qualcosa di diverso dato che i due centrocampisti avevano scommesso su siti illegali (nonostante il divieto imposto ai giocatori professionisti) ma senza alterare direttamente l’esito delle partite o del proprio rendimento in campo.

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