Dopo la stangata decisa dall’amministrazione americana ai danni delle auto elettriche importate dalla Cina, la Repubblica Popolare prova a salvare il salvabile in Europa: il target di Pechino è intavolare delle trattative con la Commissione europea ed evitare l’istituzione di dazi sull’importazione delle EV cinesi da parte di Bruxelles o, quantomeno, limitarne l’impatto per l’industria cinese.
I nuovi dazi europei potrebbero costare ai costruttori cinesi un miliardo di euro l’anno, cifra che potrebbe lievitare col crescere delle attività nel vecchio continente dei car makers del Dragone. Gli stessi che, al contempo, necessitano dello sbocco commerciale europeo per sopperire ai problemi di sovracapacità di cui soffrono. Così, se da un lato Pechino minaccia, come ritorsione agli eventuali dazi europei, di aumentare le sue tariffe doganali al 25%, dall’altro, secondo Reuters, sarebbe pronta a ridurli dall’attuale 15% al 10% pur di imbonire l’UE.
L’Europa, dal canto suo, non può permettersi di guastare i rapporti commerciali con la Cina, primo mercato automobilistico del mondo, piazza strategica fondamentale per molto costruttori tedeschi (che hanno già espresso la loro contrarietà all’istituzione di misure protezionistiche) e fornitore insostituibile di tecnologie e componentistica per auto elettriche.
Tuttavia, secondo quanto riportato dalla testata tedesca Spiegel, la Commissione europea avrebbe deciso di posticipare l’annuncio delle suddette tariffe doganali provvisorie – che arriverebbero in scia all’indagine anti-dumping avviata a ottobre scorso e sarebbero ratificate entro fine 2024 – a dopo le elezioni europee, al fine di non aggiungere carne al fuoco di una campagna elettorale ormai giunta agli sgoccioli.