Deloitte ha condiviso i risultati della ricerca durante la XIII edizione dell'indagine "2024 Gen Z and Millennial Survey, Living and working with purpose in a transforming world"
Giovani e ambiente: il nuovo sondaggio
Gen Z e Millennial, soprattutto italiani, nell’ambiente ci credono davvero: tanto da rinunciare al fast fashion o al posto di lavoro. Sono i risultati della XIII edizione dell’indagine “2024 Gen Z and Millennial Survey, Living and working with purpose in a transforming world”, di recente pubblicazione. Giovani green, secondo la nuova ricerca, condotta dall’azienda di consulenza Deloitte, che ha coinvolto circa 23.000 persone, di cui 8373 Millennial e 14.468 Generazione Z nati, come definito dalla ricerca, rispettivamente tra gennaio 1983 e dicembre 1994 e tra gennaio 1995 e dicembre 2005. I ricercatori hanno spaziato tra varie tematiche: questioni economiche e finanziarie, che comprensibilmente si sono posizionate in cima alle preoccupazioni; intelligenza artificiale, indagata per la prima volta dall’istituto; ambiente, con tutti i suoi possibili risvolti. Su quest’ultimo tema i giovani mostrano una posizione decisa che merita di essere esaminata.
Ansia e preoccupazione
La protezione ambientale accomuna entrambe le generazioni esaminate. I giovani ritengono che vada affrontata sotto tutti i punti di vista, come una lotta senza quartiere, nella quale chiedono l’intervento anche di governi e aziende. Di fatto, il 62% della Gen Z e il 59% dei Millennial si sono dichiarati preoccupati o in ansia per il cambiamento climatico; percentuale che per l’Italia sale al 68% nella Gen Z e al 74% nei Millennial. Come spiega Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia. “I giovani italiani continuano a dimostrarsi più sensibili della media globale rispetto all’urgenza della sfida climatica. Molti degli intervistati si dicono disposti a cambiare abitudini di consumo e dichiarano di scegliere prodotti e servizi in funzione del loro impatto ambientale”.
Acquisti eco-compatibili
A livello globale, i giovani non stanno con le mani in mano. Il 30% della Gen Z e il 29% dei Millennial indaga sulle politiche ambientali e sull’impatto ecologico dell’azienda di cui intendono comprare servizi o prodotti, dichiarandosi disponibili a pagare di più per un’effettiva sostenibilità ambientale. È un messaggio chiaro all’imprenditoria. “Le aziende devono sintonizzarsi con questa nuova sensibilità, che di anno in anno si è consolidata e ci mostra la profondità del cambiamento culturale avvenuto sul tema della sostenibilità ambientale e sociale”, afferma Pompei.
Mobilità e dieta
Pure il modo di mangiare e di spostarsi conta se si vuole rispettare l’ambiente. Così i giovani della Gen Z riducono o eliminano i voli aerei per il 30%, preferiscono l’auto elettrica per il 18%, optano per una dieta vegetariana o vegana per il 26%. Non sono da meno i Millennial – rispettivamente con il 32%, il 19% e il 28%. E chi non lo ha ancora fatto lo farà; ad esempio passerà all’auto elettrica il 40% della Gen Z e il 39% dei Millennial. Numeri che già incidono, e che in futuro potrebbero avere un impatto ancora maggiore.
Moda sostenibile
La moda usa e getta non fa per i giovani, che la rifiutano per il suo elevato impatto ambientale. È fin troppo facile farsi attrarre dai prezzi ridicoli, che assecondano il desiderio di cambiare assortimento fin troppo spesso: dietro al fast fashion ci sono depauperamento delle risorse e delle materie prime, aumento dei rifiuti, inquinamento, sfruttamento sul lavoro. Perciò già la rifiuta il 35% della Gen Z e il 39% dei Millennial (contro rispettivamente il 37% e il 42% dei giovani nostri connazionali); a questi si aggiungano quanti vi rinunceranno: un quarto degli uni e un quarto degli altri.
Lavoro eco-compatibile
Il 70% degli intervistati tiene d’occhio perfino l’impegno ambientale dell’azienda, e due giovani su 10 della Gen Z e dei Millennial sono talmente coerenti con i propri principi da aver scelto il climate quitting – hanno cioè lasciato il lavoro per motivi ambientali. Quando si fa sul serio! Ovviamente non tutti possono permettersi di farlo, così altri provano diversamente. Il 54% del campione (in crescita rispetto al 49% dell’edizione 2022 del sondaggio) cerca di convincere il datore di lavoro ad agire concretamente per il clima. Pur ritenendo che vada ancora fatta molta strada, la maggioranza concorda sul fatto che i loro datori di lavoro stiano andando nella direzione giusta per formare il personale e favorire la transizione verso un’economia low-carbon.
Una rivoluzione generale
Per i giovani, la protezione dell’ambiente rappresenta una sfida di tutta la società, una sfida che loro raccolgono nella quotidianità quando si tratta di scegliere un impiego, un mezzo di trasporto, un prodotto o una dieta. Ma l’interesse ecologico non è esclusivo, come spiega Paolo Galletti, direttore delle risorse Deloitte: “Tra le evidenze dell’ultima edizione della nostra survey vi è il consolidamento di alcuni trend già emersi nelle ultime edizioni: per Gen Z e Millennial il work-life balance, la salute mentale e la possibilità di lavorare da remoto sono ormai considerati priorità quando si sceglie un datore di lavoro. Grande importanza è attribuita anche al ‘purpose’, ovvero all’insieme di valori che caratterizzano l’azienda di cui si fa parte e che danno al professionista ‘un senso’ che va al di là della retribuzione economica. Per i giovani il ‘purpose’ ha un valore e un ruolo molto più significativo di quello che veniva attribuito dalle generazioni precedenti”. Così, da questa fotografia dei giovani emergono atteggiamenti positivi capaci davvero di cambiare il mondo in meglio.