“La sera mi chiedeva di andare nel suo letto e mi toccava il seno e il sedere. Prima del match mi ha tenuta imprigionata nell’hotel per due giorni. Ero in campo e non riuscivo a respirare”. La tennista Giulia Pairone, ora, può tirare un sospiro di sollievo. Dopo aver denunciato i fatti, nella giornata odierna – giovedì 30 maggio – l’allenatore di tennis Ivano Rolando (52 anni) è stato condannato, dal tribunale di Ivrea (dal collegio presieduto dalla giudice Stefania Cugge), a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti dell’atleta. L’accusa rappresentata dalla pm Elena Parato aveva inizialmente chiesto la condanna a 6 anni e 4 mesi.

Inoltre, Rolando è stato condannato al pagamento di una provvisionale di circa 20mila euro, oltre che essere stato interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e per sempre da ogni incarico nelle scuole di ogni ordine e grado dove possa entrare in contatto con minori.

I fatti denunciati
I casi contestati dalla procura di Ivrea sono stati commessi tra il 2011 e il 2013, quando Pairone non era ancora maggiorenne. Episodi avvenuti durante gli allenamenti a Borgaro Torinese e anche durante i tornei. La sentenza relativa alla condanna, però, si è concentrata sugli episodi (del 2012) in occasione dei tornei in Turchia (Antalya), a Salsomaggiore Terme, a Milano, a Berlino e agli Us Open di New York. Il loro rapporto professionale era cominciato tre anni prima, quando nel 2009 una giovanissima Pairone cominciò ad allenarsi con Rolando: “Mi convinse di esser stato 350 nella classifica Atp. Scoprii dopo anni che non era vero. Fin da subito iniziò a telefonarmi tutte le sere“. La giovane ha deciso di denunciare gli episodi solamente nel 2019. “Non può essere una vittoria perché dispiace che questi fatti siano accaduti” ha commentato la legale di Pairone, Annalisa Baratto.

La difesa dei legali di Rolando
Gli avvocati di Rolando, Stefano Coppo ed Elisa Costanzo, hanno annunciato il ricorso in appello: “Non siamo soddisfatti della sentenza anche se il collegio ha ascoltato la nostra difesa considerando che la condanna riguarda solo alcuni casi”.

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