Ora è ufficiale. Bayern Monaco e Chelsea ripartono rispettivamente da Vincent Kompany ed Enzo Maresca per riscattare la modestia degli ultimi campionati e inaugurare dei nuovi cicli calcistici. Due profili giovani e freschi, che oltre all’età condividono altro. Per esempio da tecnici hanno entrambi vinto la Championship, la seconda divisione inglese: il primo con il Burnley nel 22/23, con l’incredibile cifra di 101 punti. Il secondo con il Leicester City nella stagione appena conclusa. Ma, cosa più importante, sono alunni dell’istituto Josep Guardiola che da oltre un decennio attraversa vari paesi insegnando le fondamenta del calcio totale e formando le menti di coloro che decidono di intraprendere la carriera da allenatore. Questa scuola si sta prendendo piano piano le panchine dei grandi club europei: Xavi, Mikel Arteta e Xabi Alonso sono i primi promossi a pieni voti in circolazione da tempo. Ora, con Kompany e Maresca, il team dei “figli di Pep” si arricchisce di due nuovi discepoli.
Un belga a Monaco – Questa è una scelta che stupisce. Dopo la conquista della Championship Kompany è rimasto alla guida del Burnley per solcare le acque mosse della Premier League, senza però riuscire a restare a galla. La squadra del Lancashire è retrocessa piazzandosi al penultimo posto con 24 punti e un magro bottino di 5 vittorie, 9 pareggi e 24 sconfitte. Numeri che non hanno scoraggiato il Bayern Monaco, reduce da una stagione con zero trofei come non succedeva da 12 anni, dall’ingaggiarlo. Ma cosa hanno visto i bavaresi che noi non abbiamo colto? Kompany non era la prima opzione per sostituire l’uscente Thomas Tuchel, ma se c’è qualcosa che li ha convinti è la sua idea di gioco basata sui principi di Guardiola. L’ex difensore infatti ha passato tre degli ultimi quattro anni di carriera al Manchester City sotto le direttive del rivoluzionario spagnolo ed è stato proprio lui il fattore decisivo per diventare allenatore: “Mi ha sicuramente spinto a voler diventare un manager, ha significato tantissimo per la mia carriera da calciatore. È stato importante per aiutarmi a vedere il gioco in maniera diversa“, ha detto in un’intervista alla BBC nel 2022. Ecco così che, al netto dei risultati, il Burnley del belga ha mostrato in campo una certa visione di calcio fatta di possesso palla (12esimo dato su 20 squadre), passaggi palla a terra (12esimo), costruzione dal basso e pochi cross (19esimo). La speranza del Bayern quindi è che il suo nuovo tecnico, entrando in un club con mezzi e giocatori elitari, possa trovare il posto giusto per far prosperare i suoi metodi.
Londra tricolore – Enzo Maresca è diventato il settimo allenatore italiano nella storia del Chelsea. I Blues hanno deciso di puntare su di lui in virtù della (prima e unica) stagione al Leicester City in cui ha conquistato la promozione diretta in Premier da capolista. Un successo arrivato attraverso la ricerca di un gioco dominante dal punto di vista tattico, tecnico e mentale e dietro cui si nasconde, ancora una volta, lo zampino di Guardiola. I due si sono conosciuti quando Maresca è sbarcato a Manchester nel 2020 per allenare l’Under 23, con cui ha centrato subito la Premier di categoria. L’azzurrò è andato poi al Parma con la benedizione dello spagnolo (“Siamo felicissimi del lavoro fatto. Ha dimostrato come diventerà un allenatore straordinario in futuro”), salvo poi far ritorno nel 2022 nelle vesti di collaboratore tecnico della prima squadra. Le esperienze a tu per tu con il guardiolismo, come per Kompany, sono state cruciali per plasmare le sue idee da allenatore: “Sono stato fortunato perché ho lavorato con Ancelotti, Lippi, ma in termini di comprensione del gioco Pep ha avuto al 100% un impatto su di me. Incontrandolo la prima volta ho realizzato come con lui accadesse qualcosa di diverso. La curiosità mi ha spinto ad analizzarlo”, ha spiegato a Sky Sports lo scorso anno. Dal blu di Leicester a quello di Londra, il Chelsea ha ritenuto l’allievo pronto per il salto su una grande panchina.
I pionieri – Le due nuove matricole sono soltanto le ultime di questa nuova generazione di tecnici ispirata a Guardiola, perché a tramandare gli insegnamenti del maestro ci pensano da tempo altri interpreti. Il primo è stato Xavi, che da giocatore ha condiviso con Pep quei quattro anni dal 2008 al 2012 in cui il Barcellona ha incantato il mondo intero. Come tutti gli altri Xavi ha parlato abbondantemente dell’influenza subìta dalla filosofia dell’allenatore, riproposta solo in parte nell’avventura sulla panchina dei blaugrana da poco conclusasi con l’esonero. Poi è stato il turno di Mikel Arteta, ora alle redini di un Arsenal che si è imposto come il principale rivale del City. Per tre anni, fino al 2019, Arteta è stato fianco a fianco di Guardiola come vice assistente e insieme hanno scritto un pezzo di storia del campionato. Quando è arrivato il momento di separarsi, il 42enne ha esportato il sapere rubato a Londra e rialzato una società che da troppo tempo non lottava per traguardi importanti. A proposito di questo non si può dimenticare la doppietta Bundesliga-Coppa di Germania conquistata dal Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, agli ordini dello spagnolo fra il 2014 e il 2016 al Bayern Monaco e destinatario di tante lusinghe: “Tornerà da allenatore e sarà bravissimo”, ha detto Pep al suo ritiro nel 2017. Insomma, ex calciatori o ex assistenti che siano, l’istituto Guardiola è in rapida espansione.