Il saggio di Lilli Gruber sul mondo dell’hard: non ne condivido l’approccio generico
Il recentissimo saggio di Lilli Gruber (Non farti fottere, Rizzoli, 2024) potrebbe intitolarsi, per parafrasare Mordecai Richler, “la versione di Gruber” sul mondo dell’hard. Un libro che denuncia, sin dal titolo, come l’autrice affronti il tema della pornografia.
Anche l’epigrafe iniziale rafforza il concetto di un documento a tesi, ovvero una apocalittica frase estrapolata da un racconto di Myths of the Near Future dello scrittore inglese J.G. Ballard: “Un diffuso apprezzamento per la pornografia è il modo che la natura usa per avvertirci che siamo a rischio di estinzione”. Ballard raccontava un mondo distopico, fatto di città disastrate, “modernità deformate e sesso feticizzato” che, ci auguriamo, restino almeno per ora sulle pagine dei suoi racconti.
Una tesi, quella di Gruber, distruttiva e preconfezionata che analizza alcuni aspetti del fenomeno, ma che finisce per risvegliare i lati più superficiali e colpevolizzanti in chi ne usufruisce, ovvero circa 300 milioni di utenti quotidiani che non credo siano tutti violenti maniaci sessuali e potenziali stupratori, finendo per avallare una strumentalizzazione portata avanti dai più intransigenti ideologi del “pensiero forte” come, ad esempio, i movimenti religiosi americani (“Nessuna esibizione del proprio corpo, nessuna pornografia o altre aberrazioni che possono contaminare la mente e lo spirito”, La Stella, agosto 1974, 337) o dell’integralismo islamico (che peraltro, sotto al tavolo ufficiale, consuma gran quantità di materiale pornografico).
Ciò premesso, al di là di questo malefico venticello indiretto, il saggio di Gruber, dal punto di vista puramente giornalistico, è assai interessante e ricco di dati che sono enumerati con grande attenzione. Da professionista qual è, Gruber analizza anche i recenti casi di cronaca violenta; la persistenza della nostra società matriarcale, causa prima di un concetto oggettificato della donna (per rendersene conto basta bere un caffè in un qualunque bar sport e ascoltare i discorsi di certi avventori “sulle femmine”…); le straordinarie movimentazioni economiche dell’industria dell’hard; e, soprattutto il ruolo del porno dopo l’avvento del digitale e i rischi oggettivi che i minori possono correre in rete senza la possibilità di una scelta matura rispetto a quanto quell’universo variegato propone loro (chi grida di oscurare i siti porno o di obbligare i minori a registrare un documento vive sulla Luna. Avendo una minima conoscenza della Rete, e non parliamo neppure di Dark Web o Deep Web, si sa che simili proposte sono destinate al fallimento, che sono solo spot elettorali. La soluzione? Maggiore cultura, in una scuola degna di questo nome).
Tutto ciò ha interessato molto anche me, che di aspetti sociali e storici della pornografia mi occupo e scrivo da più di trent’anni. Gruber cita anche film hardcore rappresentativi e ormai storici (per esempio Gola profonda, scarso filmetto pseudo-comico la cui importanza risiede nell’essere stato il primo); disamina i finanziamenti mafiosi dei primi porno; auspica una seria politica di educazione sessuale nelle scuole (ne sento parlare da quando sono ragazzo…), sempre osteggiata (soprattutto) dalle destre (e spesso, ahimè, anche dalle mamme meno mentalmente aperte di molti bambini e adolescenti, le stesse che rifiutano maestre e professoresse trans pur se dotate di doppie lauree). Riguardo a tutto questo sono in pieno accordo con Gruber.
Non condivido affatto, invece, l’approccio generico e globalizzante al porno da parte della giornalista. Per raccontare analiticamente la pornografia, bisognerebbe utilizzare un metodo più storicistico e culturale, si dovrebbe poter studiare l’esegesi del porno e come esso abbia influito nel sociale, evolvendo i costumi della società visto che esiste, sia pur riservato a cerchie ristrette e benestanti, sin dai tempi dei fratelli Lumière. Anche se il libro manca colpevolmente di una bibliografia, sia pur essenziale, se vogliamo limitarci all’Italia, esistono, fra i vari, testi fondamentali come Il porno di massa di Pietro Adamo (Raffaello Cortina, Editore, 2004), docente di Storia delle Dottrine Politica all’Università di Torino. La pornografia è, infatti, qualcosa di assai complesso da affrontare scatenando spesso una sorta di “panico culturale” come lo definisce la psicoterapeuta psicosessuale britannica SilvaNeves.
Anche eminenti studiosi americani come Edward Donnerstein, psicologo della Florida University o Neil Malamuth, membro dell’American Psychological Association, pur ammettendo che una prolungata esposizione al porno possa abbassare negli uomini i livelli di inibizione, non hanno mai affermato che esista scientificamente una relazione causa-effetto fra porno e propensione allo stupro. Il fenomeno degli stupri nasce invece da un distorto concetto di mascolinità che porta all’assoggettamento della donna e da profondi deficit e retaggi culturali. Il solo, fra i vari intervistati da Gruber (fra i quali il pentito Siffredi) a rispondere sensatamente è San Roberto D’Agostino, come lo definisce Claudia Ska recensendo il libro su Rolling Stone. Afferma D’Agostino: “La vera perversione è la routine, l’abbrutimento nel lavoro quotidiano” e cita il poeta della Beat Generation John Giorno: “Nessun cazzo è più duro della vita”.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Roma, 14 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Più servizi per far vivere ai turisti italiani e stranieri delle giornate indimenticabili con attrazioni, tanto divertimento e spettacoli unici. E' questo l’obiettivo del rinnovato accordo tra Mirabilandia, il più grande parco divertimenti d’Italia, e Club family hotel, la catena alberghiera leader nell’area della Romagna. I turisti che per l’estate 2025 sceglieranno una delle loro 14 strutture ricettive tra Milano Marittima, Riccione, Rimini, Cesenatico o Cervia avranno la possibilità di avere l’ingresso gratuito al parco divertimenti di Mirabilandia con oltre 35 attrazioni, 6 aree tematiche, show e spettacoli a tema, e all’adiacente parco acquatico Mirabeach che offre sabbia bianchissima, palme, una laguna cristallina, emozionanti scivoli ed esclusive aree vip. L’accordo, siglato nei giorni scorsi, consente a due fra le più importanti realtà della riviera romagnola di unire le forze con l’obiettivo di valorizzare al massimo l’offerta turistica. Una partnership strategica che ruota attorno agli investimenti di due realtà leader nei rispettivi settori e che amplifica notevolmente l’offerta turistica del territorio.
“Il 2025 - sottolinea Francesco Bertozzi direttore sales & marketing di Mirabilandia - sarà per noi una stagione molto speciale perché apriremo la nuova area Nickelodeon Land, dedicata proprio alle famiglie con bambini e giovani adulti. Un investimento importante che ancora una volta testimonia la grande attenzione che il Parco ha per la promozione del territorio, che passa anche attraverso un’offerta di divertimento sempre nuova e innovativa. Con Club family hotel rinnoviamo una partnership che in tre anni ha dato ottimi risultati e che ci ha permesso di intercettare nuovi visitatori. Siamo sicuri che anche quest’anno registreremo grandi soddisfazioni “.
“Abbiamo confermato un grande accordo, di cui personalmente vado molto fiero - dichiara Andrea Falzaresi, titolare di Club family hotel - il nostro gruppo cerca sempre di regalare delle vacanze da sogno alle famiglie che ci scelgono. Per raggiungere questo obiettivo l’unico modo è offrire una qualità elevata di servizi, puntando all’eccellenza in ogni aspetto della nostra proposta di vacanza. Con Mirabilandia avevamo già degli ottimi rapporti e la firma del nuovo accordo ci consente di rafforzare ulteriormente un legame in cui crediamo molto, perché sia noi che loro abbiamo come obiettivo quello di regalare esperienze indimenticabili a coloro che ci scelgono. Avere un compagno di viaggio come Mirabilandia e Mirabeach è importante e strategico perché entrambe le realtà hanno ogni stagione milioni di contatti, ai quali possiamo comunicare delle proposte di vacanze veramente indimenticabili”. La nuova sfida sul territorio del mercato delle vacanze per le famiglie con bambini e ragazzi parte, dunque, da questa rinnovata partnership che consente di proporre pacchetti vacanza davvero esclusivi, con la formula all inclusive.
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Giorgia Meloni è fortissima nel racconto mediatico. Del resto lei è ossessionata dal controllo della comunicazione: pensate che ci sono dei giornalisti che non mi invitano più in trasmissione da quando ho osato criticare la Premier. Un esempio? Nicola Porro". Lo scrive Matteo Renzi nella sua ultima enews.
Il leader di Iv, tra l'altro, parla dell'uscita de 'L'influecener': "Nel libro racconto ciò che larga parte dei media non ha il coraggio di scrivere e che una parte dell’opposizione non ha la forza di dire. In un sistema in cui tanti hanno paura della verità, ci vorrà pur qualcuno che non ha paura di far sentire la propria voce".
"Loro controllano la narrazione del Paese e impongono gli argomenti sulla base delle loro priorità. Ecco perché durante la conferenza stampa un giornalista la cui agenzia lavora e riceve soldi da Palazzo Chigi ha domandato alla Premier se lei 'calpesta le formiche' e nessuno ha chiesto nulla di pensioni, liste d’attesa, stipendi e salari", prosegue Renzi che tra l'altro aggiunge: "Viviamo in un Paese anestetizzato dal racconto di Palazzo Chigi. Serve qualcuno che suoni la sveglia".
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Depositiamo la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sul ritorno al nucleare, che ha avuto il 50% in più firme necessarie, 73mila circa. Moltissime vengono dai giovani". Lo annunciato Carlo Calenda alla Camera.
"Non c'è una discussione scientifica sul nucleare ma ideologica, se non facciamo qualcosa, per un Paese manufatturiero come l'Italia, se non lavoriamo sul costo dell'energia e sulla sicurezza degli approvvigionamenti, ci troveremo senza manifattura -ha spiegato il leader di Azione-. Non c'è tempo da perdere, ma il governo che fa? Non si capisce, dicono tutto e il contrario di tutto".
"Noi pensiamo -ha proseguito Calenda- che il governo debba prendere 6 mesi, come fece il governo di Forza Italia, per far partire subito gli investimenti nel nucleare. Non si può lasciare tutto alla discussione politica sul sesso degli angeli, se il governo non prende questa strada non avremo più una industria manufatturiera. Serve la forza politica per decidere".
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Come succederà sulla separazione delle carriere, votiamo i provvedimenti giusti, cosa che prevale su chi li presenta". Lo ha detto Carlo Calenda, nel corso di un incontro sul nucleare alla Camera.
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Non possiamo continuare a non concludere niente perchè si discute in una forza di maggioranza. La rosa proposta è formata da persone preparatissime, concludiamo. Anche se secondo me è molto difficile, perchè stanno ancora discutendo del sesso degli angeli e rischiamo una figuraccia. A meno che non si riesca a chiudere nei prossimi minuti, voglio essere ottimista". Lo ha detto Carlo Calenda a proposito del voto del Parlamento sui quattro giudici della Consulta.
Roma, 14 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Slovacca, Peter Pellegrini, è giunto a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopo gli onori militari, avrà inizio il colloquio con la premier.
Caltanissetta, 14 gen. (Adnkronos) - E' iniziato davanti al Tribunale di Caltanissetta il processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per la Procura, rappresentata in aula dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali, oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l'accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni, difeso dall’avvocato Basilio Milio, e l’82enne Pellegrini, difeso dall'avvocata Oriana Limuti, hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
L'udienza è iniziata ed è subito stata sospesa per una breve camera di consiglio, perché ci sono state delle eccezioni presentate dalla difesa dei due imputati. I legali dei due imputati hanno detto che quando i due generali sono stati sentiti per la prima volta dagli inquirenti, avrebbero dovuto essere sentito "in veste di indagati". Quindi, i verbali avrebbero dovuto essere interrotti. Ma il pm Pacifico non si è detto d'accordo. Il Presidente del Tribunale Francesco D'Arrigo, dopo una breve sospensione per la Camera di consiglio, ha ripreso l'udienza respingendo le eccezioni dei legali. I due generali sono presenti in aula. Assente Peluso.
Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese.
Michele Giordano
Giornalista e scrittore
Libri e Arte - 30 Maggio 2024
Il saggio di Lilli Gruber sul mondo dell’hard: non ne condivido l’approccio generico
Il recentissimo saggio di Lilli Gruber (Non farti fottere, Rizzoli, 2024) potrebbe intitolarsi, per parafrasare Mordecai Richler, “la versione di Gruber” sul mondo dell’hard. Un libro che denuncia, sin dal titolo, come l’autrice affronti il tema della pornografia.
Anche l’epigrafe iniziale rafforza il concetto di un documento a tesi, ovvero una apocalittica frase estrapolata da un racconto di Myths of the Near Future dello scrittore inglese J.G. Ballard: “Un diffuso apprezzamento per la pornografia è il modo che la natura usa per avvertirci che siamo a rischio di estinzione”. Ballard raccontava un mondo distopico, fatto di città disastrate, “modernità deformate e sesso feticizzato” che, ci auguriamo, restino almeno per ora sulle pagine dei suoi racconti.
Una tesi, quella di Gruber, distruttiva e preconfezionata che analizza alcuni aspetti del fenomeno, ma che finisce per risvegliare i lati più superficiali e colpevolizzanti in chi ne usufruisce, ovvero circa 300 milioni di utenti quotidiani che non credo siano tutti violenti maniaci sessuali e potenziali stupratori, finendo per avallare una strumentalizzazione portata avanti dai più intransigenti ideologi del “pensiero forte” come, ad esempio, i movimenti religiosi americani (“Nessuna esibizione del proprio corpo, nessuna pornografia o altre aberrazioni che possono contaminare la mente e lo spirito”, La Stella, agosto 1974, 337) o dell’integralismo islamico (che peraltro, sotto al tavolo ufficiale, consuma gran quantità di materiale pornografico).
Ciò premesso, al di là di questo malefico venticello indiretto, il saggio di Gruber, dal punto di vista puramente giornalistico, è assai interessante e ricco di dati che sono enumerati con grande attenzione. Da professionista qual è, Gruber analizza anche i recenti casi di cronaca violenta; la persistenza della nostra società matriarcale, causa prima di un concetto oggettificato della donna (per rendersene conto basta bere un caffè in un qualunque bar sport e ascoltare i discorsi di certi avventori “sulle femmine”…); le straordinarie movimentazioni economiche dell’industria dell’hard; e, soprattutto il ruolo del porno dopo l’avvento del digitale e i rischi oggettivi che i minori possono correre in rete senza la possibilità di una scelta matura rispetto a quanto quell’universo variegato propone loro (chi grida di oscurare i siti porno o di obbligare i minori a registrare un documento vive sulla Luna. Avendo una minima conoscenza della Rete, e non parliamo neppure di Dark Web o Deep Web, si sa che simili proposte sono destinate al fallimento, che sono solo spot elettorali. La soluzione? Maggiore cultura, in una scuola degna di questo nome).
Tutto ciò ha interessato molto anche me, che di aspetti sociali e storici della pornografia mi occupo e scrivo da più di trent’anni. Gruber cita anche film hardcore rappresentativi e ormai storici (per esempio Gola profonda, scarso filmetto pseudo-comico la cui importanza risiede nell’essere stato il primo); disamina i finanziamenti mafiosi dei primi porno; auspica una seria politica di educazione sessuale nelle scuole (ne sento parlare da quando sono ragazzo…), sempre osteggiata (soprattutto) dalle destre (e spesso, ahimè, anche dalle mamme meno mentalmente aperte di molti bambini e adolescenti, le stesse che rifiutano maestre e professoresse trans pur se dotate di doppie lauree). Riguardo a tutto questo sono in pieno accordo con Gruber.
Non condivido affatto, invece, l’approccio generico e globalizzante al porno da parte della giornalista. Per raccontare analiticamente la pornografia, bisognerebbe utilizzare un metodo più storicistico e culturale, si dovrebbe poter studiare l’esegesi del porno e come esso abbia influito nel sociale, evolvendo i costumi della società visto che esiste, sia pur riservato a cerchie ristrette e benestanti, sin dai tempi dei fratelli Lumière. Anche se il libro manca colpevolmente di una bibliografia, sia pur essenziale, se vogliamo limitarci all’Italia, esistono, fra i vari, testi fondamentali come Il porno di massa di Pietro Adamo (Raffaello Cortina, Editore, 2004), docente di Storia delle Dottrine Politica all’Università di Torino. La pornografia è, infatti, qualcosa di assai complesso da affrontare scatenando spesso una sorta di “panico culturale” come lo definisce la psicoterapeuta psicosessuale britannica Silva Neves.
Anche eminenti studiosi americani come Edward Donnerstein, psicologo della Florida University o Neil Malamuth, membro dell’American Psychological Association, pur ammettendo che una prolungata esposizione al porno possa abbassare negli uomini i livelli di inibizione, non hanno mai affermato che esista scientificamente una relazione causa-effetto fra porno e propensione allo stupro. Il fenomeno degli stupri nasce invece da un distorto concetto di mascolinità che porta all’assoggettamento della donna e da profondi deficit e retaggi culturali. Il solo, fra i vari intervistati da Gruber (fra i quali il pentito Siffredi) a rispondere sensatamente è San Roberto D’Agostino, come lo definisce Claudia Ska recensendo il libro su Rolling Stone. Afferma D’Agostino: “La vera perversione è la routine, l’abbrutimento nel lavoro quotidiano” e cita il poeta della Beat Generation John Giorno: “Nessun cazzo è più duro della vita”.
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“Mazza ha cassato il mio nome dalla fiera del libro di Francoforte. Risultato? I tedeschi mi hanno invitato, ottimo lavoro”: lo sfogo di Saviano
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Roma, 14 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Più servizi per far vivere ai turisti italiani e stranieri delle giornate indimenticabili con attrazioni, tanto divertimento e spettacoli unici. E' questo l’obiettivo del rinnovato accordo tra Mirabilandia, il più grande parco divertimenti d’Italia, e Club family hotel, la catena alberghiera leader nell’area della Romagna. I turisti che per l’estate 2025 sceglieranno una delle loro 14 strutture ricettive tra Milano Marittima, Riccione, Rimini, Cesenatico o Cervia avranno la possibilità di avere l’ingresso gratuito al parco divertimenti di Mirabilandia con oltre 35 attrazioni, 6 aree tematiche, show e spettacoli a tema, e all’adiacente parco acquatico Mirabeach che offre sabbia bianchissima, palme, una laguna cristallina, emozionanti scivoli ed esclusive aree vip. L’accordo, siglato nei giorni scorsi, consente a due fra le più importanti realtà della riviera romagnola di unire le forze con l’obiettivo di valorizzare al massimo l’offerta turistica. Una partnership strategica che ruota attorno agli investimenti di due realtà leader nei rispettivi settori e che amplifica notevolmente l’offerta turistica del territorio.
“Il 2025 - sottolinea Francesco Bertozzi direttore sales & marketing di Mirabilandia - sarà per noi una stagione molto speciale perché apriremo la nuova area Nickelodeon Land, dedicata proprio alle famiglie con bambini e giovani adulti. Un investimento importante che ancora una volta testimonia la grande attenzione che il Parco ha per la promozione del territorio, che passa anche attraverso un’offerta di divertimento sempre nuova e innovativa. Con Club family hotel rinnoviamo una partnership che in tre anni ha dato ottimi risultati e che ci ha permesso di intercettare nuovi visitatori. Siamo sicuri che anche quest’anno registreremo grandi soddisfazioni “.
“Abbiamo confermato un grande accordo, di cui personalmente vado molto fiero - dichiara Andrea Falzaresi, titolare di Club family hotel - il nostro gruppo cerca sempre di regalare delle vacanze da sogno alle famiglie che ci scelgono. Per raggiungere questo obiettivo l’unico modo è offrire una qualità elevata di servizi, puntando all’eccellenza in ogni aspetto della nostra proposta di vacanza. Con Mirabilandia avevamo già degli ottimi rapporti e la firma del nuovo accordo ci consente di rafforzare ulteriormente un legame in cui crediamo molto, perché sia noi che loro abbiamo come obiettivo quello di regalare esperienze indimenticabili a coloro che ci scelgono. Avere un compagno di viaggio come Mirabilandia e Mirabeach è importante e strategico perché entrambe le realtà hanno ogni stagione milioni di contatti, ai quali possiamo comunicare delle proposte di vacanze veramente indimenticabili”. La nuova sfida sul territorio del mercato delle vacanze per le famiglie con bambini e ragazzi parte, dunque, da questa rinnovata partnership che consente di proporre pacchetti vacanza davvero esclusivi, con la formula all inclusive.
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Giorgia Meloni è fortissima nel racconto mediatico. Del resto lei è ossessionata dal controllo della comunicazione: pensate che ci sono dei giornalisti che non mi invitano più in trasmissione da quando ho osato criticare la Premier. Un esempio? Nicola Porro". Lo scrive Matteo Renzi nella sua ultima enews.
Il leader di Iv, tra l'altro, parla dell'uscita de 'L'influecener': "Nel libro racconto ciò che larga parte dei media non ha il coraggio di scrivere e che una parte dell’opposizione non ha la forza di dire. In un sistema in cui tanti hanno paura della verità, ci vorrà pur qualcuno che non ha paura di far sentire la propria voce".
"Loro controllano la narrazione del Paese e impongono gli argomenti sulla base delle loro priorità. Ecco perché durante la conferenza stampa un giornalista la cui agenzia lavora e riceve soldi da Palazzo Chigi ha domandato alla Premier se lei 'calpesta le formiche' e nessuno ha chiesto nulla di pensioni, liste d’attesa, stipendi e salari", prosegue Renzi che tra l'altro aggiunge: "Viviamo in un Paese anestetizzato dal racconto di Palazzo Chigi. Serve qualcuno che suoni la sveglia".
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Depositiamo la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sul ritorno al nucleare, che ha avuto il 50% in più firme necessarie, 73mila circa. Moltissime vengono dai giovani". Lo annunciato Carlo Calenda alla Camera.
"Non c'è una discussione scientifica sul nucleare ma ideologica, se non facciamo qualcosa, per un Paese manufatturiero come l'Italia, se non lavoriamo sul costo dell'energia e sulla sicurezza degli approvvigionamenti, ci troveremo senza manifattura -ha spiegato il leader di Azione-. Non c'è tempo da perdere, ma il governo che fa? Non si capisce, dicono tutto e il contrario di tutto".
"Noi pensiamo -ha proseguito Calenda- che il governo debba prendere 6 mesi, come fece il governo di Forza Italia, per far partire subito gli investimenti nel nucleare. Non si può lasciare tutto alla discussione politica sul sesso degli angeli, se il governo non prende questa strada non avremo più una industria manufatturiera. Serve la forza politica per decidere".
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Come succederà sulla separazione delle carriere, votiamo i provvedimenti giusti, cosa che prevale su chi li presenta". Lo ha detto Carlo Calenda, nel corso di un incontro sul nucleare alla Camera.
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "Non possiamo continuare a non concludere niente perchè si discute in una forza di maggioranza. La rosa proposta è formata da persone preparatissime, concludiamo. Anche se secondo me è molto difficile, perchè stanno ancora discutendo del sesso degli angeli e rischiamo una figuraccia. A meno che non si riesca a chiudere nei prossimi minuti, voglio essere ottimista". Lo ha detto Carlo Calenda a proposito del voto del Parlamento sui quattro giudici della Consulta.
Roma, 14 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Slovacca, Peter Pellegrini, è giunto a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopo gli onori militari, avrà inizio il colloquio con la premier.
Caltanissetta, 14 gen. (Adnkronos) - E' iniziato davanti al Tribunale di Caltanissetta il processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per la Procura, rappresentata in aula dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali, oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l'accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni, difeso dall’avvocato Basilio Milio, e l’82enne Pellegrini, difeso dall'avvocata Oriana Limuti, hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
L'udienza è iniziata ed è subito stata sospesa per una breve camera di consiglio, perché ci sono state delle eccezioni presentate dalla difesa dei due imputati. I legali dei due imputati hanno detto che quando i due generali sono stati sentiti per la prima volta dagli inquirenti, avrebbero dovuto essere sentito "in veste di indagati". Quindi, i verbali avrebbero dovuto essere interrotti. Ma il pm Pacifico non si è detto d'accordo. Il Presidente del Tribunale Francesco D'Arrigo, dopo una breve sospensione per la Camera di consiglio, ha ripreso l'udienza respingendo le eccezioni dei legali. I due generali sono presenti in aula. Assente Peluso.
Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese.