Nata nel 1973 ha fatto scuola con una serie di fumetti “Le Avventure di Toro Farcito” e uno spot tv. Il drastico cambiamento riguarderà anche altre due merendine Buondì e Yo-Yo
I ricordi dell’infanzia sono legati ai giochi, ai primi amici, alla scuola ma anche a quel “sacro” momento della merendina. Una pausa golosa irrinunciabile. Uno dei dolci che ha fatto – letteralmente – scuola dal 1973, quando è stata messa in commercio, è stata la Girella Motta. La confezione rossa, la scritta del logo inconfondibile, quel girotondo i pan di spagna con il cioccolato in mezzo. Un vero e proprio marchio di fabbrica. Negli anni la Girella è anche cambiata, molti consumatori hanno fatto notare che le dimensioni si sono notevolmente ridotte, eppure è sempre rimasta lì, con quel colore rosso della confezione e sempre presente nei distributori, nei supermercati e nei bar.
Poi il fulmine a ciel sereno. Da qualche giorno circola una comunicazione di marketing che ha scosso diversi consumatori. La Girella, così come il Buondì e lo Yo-Yo (altre due merendine storiche italiane) cambieranno look e diventeranno lilla con il logo della Bauli. Sconcerto, sorpresa e perplessità. Sui social in molti si sono stupiti e qualcuno ha anche protestato. È la fine di un’era storica e della memoria collettiva.
Eppure era inevitabile e, in qualche modo, nell’aria. Forse non tutti sanno che nel 2013 Bauli è diventata produttrice e titolare della Girella. Tanto che nel mercato estero Girella, così come il Buondì, è già presente con il marchio Bauli. Quindi era inevitabile che si arrivasse anche in Italia ad un cambiamento delle confezioni e dei colori.
Anche dal punto di vista del marketing Girella ha segnato un’epoca a cavallo degli anni 70 e 80 con una serie di fumetti a tema “Le Avventure di Toro Farcito”, pubblicati sui giornali per ragazzi. Dai fumetti all’animazione, grazie al disegnatore Guido Manuli la serie di fumetti diventò anche un vero e proprio spot televisivo. Insomma si chiude un’era, anche se poi alla fine il prodotto dolciario rimarrà sempre lo stesso.
Ma in molti, forse, non erano ancora pronti a dare l’addio ad una parte della propria infanzia.