L’Unione europea alzerà i dazi sulle importazioni di prodotti agricoli dalla Russia, grano in particolare. La misura punta a “impedire che il grano russo destabilizzi il settore agricolo europeo, limitare le entrate della Russia per finanziare la sua guerra contro l’Ucraina e contrastare le esportazioni illegali russe di grano rubato dall’Ucraina nei mercati dell’Ue”, dice il commissario Ue per il Commercio, Valdis Dombrovskis. Il regolamento adottato dai ministri, riuniti al Consiglio Commercio, aumenta i dazi “fino a un punto tale da bloccare le importazioni” di cereali, semi oleosi e prodotti derivati, nonché pellet di polpa di barbabietola e piselli secchi provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia, finora soggetti a misure doganali basse o nulle. A seconda del prodotto specifico, i dazi imposti saranno di 95 euro per tonnellata o avranno un valore progressivo a salire fino al 50%, in linea con la proposta avanzata dalla Commissione europea il 22 marzo.

I dazi non riguarderanno però il transito dei cereali russi e bielorussi verso i paesi terzi, a tutela della promozione della sicurezza alimentare a livello globale. Russia e Bielorussia non avranno inoltre più accesso alle quote previste dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sui cereali dell’Ue, che offrono un miglior trattamento commerciale per alcuni prodotti. Nel corso del 2023 le importazioni cerealicole dell’Unione europea dalla Russia hanno raggiunto il record complessivo di 4,2 milioni di tonnellate, per un valore di 1,3 miliardi di euro, pari a circa l’1% del mercato Ue. Minsk invece lo scorso anno ha esportato 610mila tonnellate di cereali, semi oleosi e prodotti derivati verso l’Ue per un valore di 246 milioni di euro.

Nelle stime Ue, i dazi porteranno a un taglio delle importazioni di cereali dai due Paesi di quasi 5 milioni di tonnellate all’anno. La carenza di offerta “sarà parzialmente colmata dalla produzione interna dell’Ue, a beneficio degli agricoltori europei” e si prevede il sostegno dei Paesi terzi che tradizionalmente riforniscono il mercato dei Ventisette, come Stati Uniti, Brasile, Ucraina, Serbia o Argentina. Il rischio è comunque che i prezzi possano salire.

“La Russia ha fatto una guerra di aggressione, penso sia un nostro dovere come europei contribuire a un risultato che dimostri che le guerre di aggressione contro i propri vicini sono in violazione del diritto internazionale e non possono avere la meglio”, dice il commissario europeo Paolo Gentiloni, interpellato sul via libera dei ministri Ue ai dazi. Va detto che sinora le sanzioni imposte dai paesi occidentali nei confronti di Mosca non hanno avuto l’effetto sperato, la scelta di insistere su misure che si stanno rivelando poco efficaci è una scommessa con basse probabilità di vittoria. Secondo il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida “Questo provvedimento contribuirà a limitare le entrate della Russia e a contrastare le esportazioni illegali di grano sottratto all’Ucraina”. Plauso di Confagricoltura: “Una misura fortemente sollecitata dalla Confederazione, dopo la proposta ufficiale della Commissione, per evitare la destabilizzazione del mercato europeo e fermare la corsa al ribasso dei prezzi. La Federazione Russa, infatti, è arrivata a controllare il 25% delle esportazioni di cereali a livello globale”.

Bruxelles invia anche a Mosca un segnale sul gas. A fine anno scade infatti l’accordo trilaterale per il transito di gas russo attraverso l’Ucraina. “Abbiamo trovato rotte di approvvigionamento alternative e non c’è necessità da parte nostra di chiedere all’Ucraina di rilanciare qualunque tipo di dialogo con le compagnie” energetiche “russe”, ha assicurato la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. I flussi russi sono stati in gran parte rimpiazzati da spedizioni di gas liquefatto da Stati Uniti e Qatar, che ha però un prezzo superiore. Le quotazioni del gas sono lontane dai picchi stratosferici raggiunti nel 2022 ma rimangono su valori storicamente non bassi. Nel 2023 dall’Ucraina sono passati 14 miliardi di metri cubi, diretti in Slovacchia, Ungheria, Italia (ma è quasi azzerato) e in maggior misura in Austria.

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