“Bimbo negroide“. Sono le parole, dal sapore discriminatorio, usate in un post su Facebook dal segretario cittadino della Lega a Mantova, Cristian Pasolini. Pasolini ha pubblicato una foto dell’inaugurazione di una palestra alla presenza del sindaco del Pd, di Mantova, Mattia Palazzi e ha commentato così: “Casualità e comunicazione. Bene l’inaugurazione della palestra ed ennesimo taglio del nastro con foto di rito e tradizionale prima fila con bimbo negroide (bimbo di colore, se non vogliamo usare correttamente i termini scientifici di lingua italiana)”. Insomma, per dare contro al sindaco (che è legittimo), ha additato pubblicamente un bambino.
Il Pd ha attaccato il referente leghista a Mantova. La segretaria regionale Silvia Roggiani parla di “dichiarazioni razziste”. Pierfrancesco Majorino, capogruppo in consiglio regionale della Lombardia, aggiunge: “Tenga giù le mani dai bambini. Difficile immaginare parole più sprezzanti, ingiuriose, razziste, indirizzate contro un bambino. Affermazioni di istigazione all’odio che arrivano da chi ricopre un ruolo di primo piano in un partito, che non si possono che definire orribili“. I dem chiedono al leader nazionale Matteo Salvini “se non sia necessario pretendere le immediate dimissioni di Cristian Pasolini dal suo incarico politico, per rispetto della giovane vittima e di tutta la città di Mantova”. “Usare un bambino per attaccarmi è disgustoso – sottolinea il sindaco Palazzi – Dei quattro bimbi che tagliano il nastro il segretario della Lega si sofferma solo sul bimbo di colore. Il motivo è chiaro quanto indegno. La politica fatta così mi fa schifo, anche umanamente. Al bimbo e alla sua famiglia un abbraccio grande, a nome mio e della comunità mantovana”.
Pasolini è stato bersagliato da numerose critiche anche sotto al suo stesso post. E il rappresentante del Carroccio ha avuto anche lo spirito di tenere il punto: “Ho usato termini corretti della lingua italiana. Caucasoide, negroide, mongoloide, australoide sono termini corretti della nostra lingua e non hanno significato offensivo”. E poi ancora: “È la lingua italiana, quella che ci ha insegnato Dante. Si può ancora dire Dante o si offende qualcuno?”.