E’ tempo di record e l’India fa quello che può, annuncia un caldo record, oltre i 50 gradi nella sua capitale New Delhi.

Tre anni fa Ella e io fummo obbligati a tornare a Jaipur ai primi di giugno a causa di un evento improvviso. Una delle ragazze della bidonville, che sosteniamo negli studi con Vivere con Lentezza, aveva rifiutato il matrimonio imposto dalla famiglia (l’imposizione è spesso frutto di una vera e propria compravendita da parte del padre della propria figlia) per sposare “il proprio amato” come recita il Cantico dei Cantici.

In questo caso l’amato era un ragazzo del Bihar, uno degli stati più poveri dell’India, e appartenente come lei al mondo dei Dalit, considerato di casta inferiore. Quello era l’anno del precedente record di calura, la temperatura raggiungeva spesso i 50 gradi, il caldo era feroce e umido, ma portammo a termine la nostra missione, andando a trovare la nostra amica in ospedale (le avevano spezzato alcune dita della mano sinistra) e ospitando sposa e sposo per qualche giorno nel nostro alberghetto per un’inaspettata luna di miele.

Già che eravamo là portammo avanti i nostri progetti. I nostri amici indiani ci sconsigliavano di uscire, di chiuderci in casa e di aspettare che il caldo passasse, chi era costretto a lavorare lo faceva di notte quando le temperature un po’ scendevano. Il caldo era reso difficile da sopportare per via dell’umidità che anche in una zona pre desertica come Jaipur (il deserto del Rajasthan) colpisce prima che arrivi il monsone. Durante e dopo, invece, i problemi sono altri a seconda della portata delle piogge, se saranno scarse i raccolti lo saranno altrettanto, se saranno eccessive gli allagamenti e gli smottamenti procureranno morti e gravi danni; tutto previsto, anche l’imprevedibile, nel subcontinente che conta un miliardo e mezzo di abitanti.

In una situazione di scarsità o di sovrabbondanza di piogge il tema del raccolto è vitale, nel vero e proprio senso della parola: in molti casi i contadini ipotecano preventivamente il raccolto, per pagare il debito una volta effettuato. Se come succede, non così raramente, che il raccolto sia insufficiente o nullo, alcuni decidono di togliersi la vita, visto che le banche toglieranno loro il terreno ipotecato. Queste notizie appaiono ancora sulla stampa indiana: le morti da ipoteca. I monsoni non hanno come una trentina di anni fa una cadenza regolare e una portata prevedibile, così l’agricoltura indiana è sempre più dipendente dalle importazioni, mentre le esportazioni di riso e altri beni spesso vengono sospese.

Che quest’anno il record di caldo sia stato registrato nella capitale New Delhi non è certo un caso. Delhi è forse la città più inquinata al mondo assieme a Pechino, l’aria in qualsiasi stagione è mefitica, per il traffico e la cappa che la sovrasta (spesso gli aerei non possono atterrare per via della nebbia, anche in stagioni diverse dall’inverno, mentre il flusso di camion e auto viene bloccato improvvisamente in autostrada), i condizionatori di classe infima vanno a palla, creando un cortocircuito non certo virtuale, e tutto contribuisce a renderla una città, di oltre 20 milioni di abitanti, spesso invivibile. Che avvenga quest’anno non è così strano con un accertato e avanzato cambiamento climatico, una serie di guerre vicine di cui non si conteggia l’effetto sul clima e sul meteo (Dubai è stata allagata) e politiche che non hanno al centro il risparmio energetico.

Molto più semplicemente secondo la religione induista questi record ci starebbero portando verso la conclusione del Kali Yuga, che ci avvicina alla fine dell’umanità per incendi, devastazioni, guerre e una profonda ignoranza spirituale, in attesa del ritorno al Paradiso terrestre. Non ci resta che farci gli auguri e vedere come andranno anche da noi le stagioni o le giornate di scirocco in Sicilia.

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