Abbandono della moratoria unilaterale sui missili e medio e corto raggio e misure di “deterrenza nucleare“. La Russia risponde al passo in avanti di cui le potenze occidentali stanno discutendo nella strategia da adottare nel conflitto ucraino. Mentre è sul tavolo del presidente degli Stati Uniti Joe Biden l’ipotesi di revocare i limiti all’uso da parte dell’esercito di Kiev delle armi “a corto raggio” statunitensi per attaccare all’interno del territorio russo, arriva la dura replica di Sergei Lavrov.
“L’attuazione da parte degli americani dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione – ha spiegato il ministro degli Esteri russo in un’intervista all’agenzia statale Ria Novosti -, non escludiamo ulteriori passi nel campo della deterrenza nucleare”. Secondo il capo della diplomazia di Mosca, l’eventuale dispiegamento “creerà una seria sfida alla sicurezza per la Russia” ma tali azioni “diventeranno un problema non solo per Mosca”. L’agenzia di stampa statale russa lega le parole di Lavrov alla dichiarazione fatta ad aprile dal generale americano Charles Flynn, secondo cui l’esercito degli Stati Uniti punta a schierare nella regione dell’Asia-Pacifico, entro la fine di quest’anno, un nuovo lanciamissili a medio raggio che potrebbe fungere da deterrente contro la Cina. Di qui il riferimento alla “moratoria unilaterale”. Di cosa si tratta?
Nell’agosto 2019 gli Stati Uniti guidati da Donald Trump si erano ritirati formalmente – dopo averlo annunciato a febbraio – dal Trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces) con la Russia, siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov per mettere al bando i missili balistici e da crociera a corto e medio raggio, accusando la Russia di non averlo rispettato. In quell’occasione Mosca aveva proposto e, a suo dire, adottato una moratoria sullo sviluppo di missili nucleari a breve e medio raggio in Europa, il territorio più esposto al venir meno del Trattato, nonostante il venir meno dell’intesa. Ora minaccia di ritirare la moratoria.
“Come riferito dal Ministero degli Esteri russo all’inizio di maggio – riferisce ancora Ria Novosti -, Mosca, in risposta alle azioni di Washington, sta intensificando lo sviluppo e avviando la produzione di sistemi missilistici a medio e corto raggio, e avverte nuovamente gli Stati che se tali sistemi americani compaiono in qualsiasi regione del mondo, la Russia revocherà la moratoria unilaterale sul loro collocamento”.
“Gli Stati Uniti e la Nato sono pienamente coinvolti nel conflitto in Ucraina e non si fermeranno davanti a nulla”, ha aggiunto Lavrov. “Tuttavia, speriamo che le esercitazioni russe e bielorusse in corso sull’uso di armi nucleari non strategiche diano ai nostri avversari una pausa di riflessione, ricordando loro le conseguenze catastrofiche che potrebbero derivare da un’ulteriore escalation nucleare”, ha aggiunto.
Lavrov ha parlato anche di Jens Stoltenberg: “Ha oltrepassato i suoi poteri” parlando dell’uso dei missili forniti dai Paesi Nato per colpire il territorio russo. Argomenti come questo, ha aggiunto il ministro, citato da Ria Novosti, sono discussi “non a livello di segretariato e di segretario generale, ma all’interno dell’alleanza, tra i Paesi membri, e lui mette in atto la loro volontà”. Ma anche il presidente francese Emmanuel Macron si è schierato a favore dell’idea del segretario generale della Nato di autorizzare l’Ucraina ad attaccare “in Russia”. E altre aperture sono arrivate da Canada, Finlandia e Polonia.
Il ministro degli Esteri russo risponde sostenendo che teoricamente sia possibile “accelerare” la soluzione politica in Ucraina, se l’Occidente smette di fornire armi. “In teoria sì”, ha risposto Lavrov alla domanda di Ria Novosti, ma “per fare questo, è necessario che l’Occidente smetta di fornire armi aull’Ucraina e che Kiev interrompa le ostilità. Prima ciò accadrà, prima avrà inizio una soluzione politica”, ha detto il capo della diplomazia russa ribadendo una posizione già espressa in passato da Mosca.
Le parole di Lavrov arrivano a poche ore dalla ministeriale Esteri della Nato in programma oggi, giovedì, a Praga, dove i Paesi più inclini a “fare di più” per Kiev proveranno a convincere i più cauti a “rimuovere le restrizioni” sull’uso delle armi. Sarebbero almeno dieci gli Stati favorevoli: il Regno Unito è stato il primo ad annunciare che l’Ucraina ha il diritto di colpire basi militari su suolo russo con armi britanniche. Lunedì Macron, mappa alla mano, ha chiesto di autorizzare l’Ucraina a colpire “in Russia” le postazioni da cui viene attaccata, mentre si prepara ad annunciare l’invio di “istruttori” in Ucraina, quasi certamente alle celebrazioni del D–Day accanto a Zelensky. Varsavia ha già precisato che “non ci sono restrizioni sulle armi polacche fornite all’Ucraina”, e anche Stoccolma – che ha annunciato aiuti militari per 1,16 miliardi di euro all’Ucraina – non è contraria all’uso delle armi svedesi in Russia. Della stessa idea sono Repubblica Ceca, Olanda e i Baltici. Per ultime, anche la Finlandia e il Canada hanno dato luce verde all’uso delle loro armi su suolo russo.
Questa mattina un articolo del Financial Times lancia un allarme sulle reali capacità che la Nato avrebbe nel difendere il territorio europeo. L’Alleanza Atlantica sarebbe in grado di fornire meno del 5% delle capacità di difesa aerea ritenute necessarie per proteggere i suoi membri in Europa centro-orientale da un attacco su larga scala. Per il quotidiano della City, ciò mette a nudo la portata delle vulnerabilità del continente. Il rafforzamento della difesa europea sarà un dossier centrale al vertice Nato che si terrà a luglio a Washington, del quale il vertice di oggi a Praga è un atto preparatorio.
Per il Ft, il fallimento degli Stati europei della Nato negli ultimi mesi nel fornire ulteriori attrezzature di difesa aerea all’Ucraina ha sottolineato le limitate scorte del continente di questi sistemi costosi e di lenta fabbricazione, ma ha anche stimolato una serie di iniziative per cercare di trovare soluzioni, come lo Sky Shield, promosso da Berlino, e la richiesta di Polonia e Grecia alla Commissione europea di contribuire allo sviluppo di un sistema di difesa aerea europeo. Intanto crescono le preoccupazioni della Nato alimentate dalla proliferazione di droni d’attacco a basso costo e a lungo raggio, come quelli usati dalla Russia contro l’Ucraina.
Un altro allarme viene lanciato dal Guardian. Secondo il quotidiano britannico, i servizi di sicurezza di tutta Europa sono in allerta dopo un’ondata di incendi e attacchi alle infrastrutture nei Paesi Baltici, in Germania e nel Regno Unito. Secondo le intelligence europee, potrebbe trattarsi di un’operazione effettuata dalla Russia tramite suoi agenti. Nel corso di questo mese – riporta il Guardian – è scoppiato un incendio all’Ikea di Vilnius, in Lituania, e il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha suggerito che avrebbe potuto essere opera di un sabotatore straniero. Inoltre un possibile coinvolgimento russo è stato ipotizzato per un incendio doloso nella zona est di Londra, il rogo che ha distrutto il più grande centro commerciale della Polonia, un tentativo di sabotaggio in Baviera in Germania e scritte antisemite a Parigi.