È falso che la separazione delle carriere sia indispensabile per l’Italia. Si può certamente essere a favore, però se guardiamo i numeri vediamo che i problemi della giustizia sono altri“. Così , a Tagadà (La7) Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e condirettore del Fatto Quotidiano, si esprime sulla riforma Nordio della giustizia, ieri varata dal Consiglio dei ministri, e sul via libera alla separazione delle carriere di pm e giudici.

Gomez spiega: “Ci sono due numeri su tutti. Innanzitutto, ogni anno, dopo le ultime riforme, su 9mila magistrati 48 passano da una funzione all’altra, quindi parliamo dello 0,5%. Qualcuno sostiene che, essendo pm e giudice appartenenti allo stesso ordine giudiziario, una volta che il primo ha deciso, il secondo prende la sua posizione adeguandosi. Ma in realtà – prosegue – i numeri dicono che il 44% degli imputati viene assolto nonostante le richieste dell’accusa. Ora, se l’obiettivo della riforma della giustizia far assolvere l’80% degli imputati, è giustissimo. Se l’obiettivo è rendere i processi più veloci, auspicio di chi è a favore e di chi è contrario alla separazione delle carriere, con questa riforma non cambia tecnicamente una cippa”.

E sottolinea: “Quindi, se i processi non vengono resi più veloci, se a oggi solo lo 0,5% dei magistrati passa da una funzione all’altra, se viene assolto il 44% degli imputati (numero singolare che indica che c’è qualcosa che non funziona nella giustizia, perché vuol dire che mediamente o sbagliano i pm o sbagliano quelli della giudicante), allora la domanda che è legittimo farsi è questa: qual è il reale scopo di tutto questo? – conclude – La mia risposta è: a questo giro separano le carriere, poi se vincono le prossime elezioni sottopongono il pm all’esecutivo. Per la gioia dei tre grandi proponenti di questa riforma, che nella storia italiana si chiamano: il pregiudicato Licio Gelli, il pregiudicato Bettino Craxi e il pregiudicato Silvio Berlusconi“.

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