Per anni hanno lottato per tre obiettivi: verità, giustizia e sicurezza. “Le prime due le abbiamo in qualche modo raggiunte. Adesso è il momento di impegnarsi sulla sicurezza, in ogni luogo di lavoro, non solo in ferrovia”. A parlare è Daniela Rombi, prima presidentessa de Il mondo che vorrei, l’associazione dei parenti delle vittime della strage di Viareggio. La loro battaglia, ma non solo, viene raccontata nella serie podcast “Il tramonto a mezzanotte” (clicca qui per ascoltarla), una produzione Audio Tales di Paolo Buzzone e Giovanni Savarese, disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme podcast a partire da mercoledì 29 maggio 2024. Esattamente un mese dopo, il 29 giugno prossimo, saranno passati 15 anni dal disastro ferroviario.
Poco prima della mezzanotte di quel 29 giugno 2009 un treno merci carico di GPL deragliò dai binari della stazione di Viareggio. La fuoriuscita di gas provocò una serie di esplosioni che trasformarono le vicine abitazioni in un inferno. Morirono in tutto 32 persone. Una strage dimenticata, che quasi in solitudine Il Fatto Quotidiano ha continuato a raccontare fino all’ultima sentenza dello scorso gennaio: la Cassazione ha confermato tutte le condanne, anche quelle dei manager che all’epoca erano al vertice delle società di Stato. Il podcast “Il tramonto a mezzanotte”, con la voce narrante del giornalista Giovanni Savarese, ricostruisce l’intera vicenda attraverso le voci di chi è sopravvissuto, di chi ha perso persone care, di giornalisti, magistrati e testimoni oculari. Ma ripercorre anche la vicenda giudiziaria, alla ricerca di “verità e giustizia”, insieme all’associazione dei parenti delle vittime Il mondo che vorrei, gettando appunto anche uno sguardo sui temi della sicurezza ferroviaria.
“Abbiamo cercato di capire cosa significa davvero ritrovarsi ad affrontare una tragedia come quella di Viareggio”, spiega Paolo Buzzone, uno dei due autori del podcast. “I protagonisti di questa storia dipingono un quadro emotivo complesso, che passa anche da un lungo percorso processuale per niente scontato e ancora non del tutto concluso. Se da una parte la verità è stata accertata, dall’altra l’assenza dello Stato lascia una sensazione di grande vuoto in questa vicenda”.
L’ultima sentenza della Cassazione infatti ha previsto un ritorno in Corte di Appello per una nuova determinazione delle pene per alcuni imputati. Ma anche stabilito definitivamente le responsabilità per la strage di Viareggio. Per questo Marco Piagentini, che nella strage ha perso la moglie e due dei suoi tre figli, ha deciso che è il momento di andare avanti: “Dopo 15 anni di battaglia legale e 9 di presidenza, è venuto il momento di lasciare il carico a qualcun altro. Sono stati 9 anni logoranti, sotto tutti i punti di vista: fisico, mentale, di impegno, anche della mia famiglia. Ora ho bisogno di recuperare quel tempo”, ha raccontato nel podcast. Il suo posto verrà ripreso appunto da Daniela Rombi, madre di una delle vittime: Emanuela Menichetti, morta a 25 anni. “L’ultima sentenza, in Cassazione bis, ha scritto nero su bianco che i vertici di tutte le aziende incriminate sono colpevoli e, in primis, le nostre Ferrovie”, sottolinea nel podcast. L’associazione Il mondo che vorrei però “ha ancora molto da fare“. E il primo obiettivo è diventato appunto la sicurezza: “Tutti i giorni contiamo morti sul lavoro e per noi non è accettabile. Metteremo il nostro impegno in questa direzione”.