La Regione Lombardia, dopo le proteste di piazza e il ricorso al Tar da parte di alcune associazioni, fa un parziale dietrofront sui tagli ai contributi economici mensili destinati ai caregiver famigliari per l’assistenza domiciliare delle persone con gravissima disabilità (misura B1). Ma tutte le altre criticità che hanno portato alle mobilitazioni di questi mesi non sono ancora risolte. Il mondo associativo si spacca tra coloro che esprimono “soddisfazione per il confronto istituzionale costruttivo e il risultato raggiunto” e altri che evidenziano che si tratta “solo di un contentino, a fronte di un necessario cambio radicale di visione perché sono ancora molti i problemi rimasti irrisolti”.
Il Pirellone il 29 maggio in una nota ha comunicato che “stanzierà nei primi giorni di giugno ulteriori 2 milioni di euro – che si aggiungeranno ai 30,5 (di cui 13 provenienti dal Fondo Sanitario Regionale) già messi a disposizione lo scorso 18 marzo – e disporrà la proroga al 1° agosto (anziché dal 1° giugno, ndr) dell’avvio della rimodulazione del buono mensile riconosciuto alle persone con disabilità gravissima e anziani non autosufficienti ad alto bisogno assistenziale assistite dal solo caregiver familiare”. Inoltre la maggioranza governata dal presidente leghista Attilio Fontana “con l’assestamento di bilancio di luglio stanzierà ulteriori 8,5 milioni di euro così da evitare liste di attesa” per i nuovi aventi diritto per la misura B1. Liste di attesa ritenute “inaccettabili e discriminatorie” da tutte le associazioni e previste finora da due delibere approvate negli ultimi mesi. La decisione di stanziare più risorse arriva dopo l’incontro tra Fontana e le grandi organizzazioni che siedono ai tavoli istituzionali con l’obiettivo di tutelare i diritti di donne e uomini in condizione di estrema fragilità. Tra i presenti c’erano Alessandro Manfredi (Ledha), Angelo Achilli (Fand Lombardia), Valeria Negrini (Forum del Terzo settore – in video collegamento), Emilio Rota e Salvatore Semeraro (Anffas Lombardia) e Emilio Agosti (Anmic). “Si tratta del primo step di un percorso che continuerà anche nei prossimi mesi con la convocazione del Tavolo per il Fondo non autosufficienza (Fna)”, si legge nella nota.
“Siamo soddisfatti per questo risultato, in particolare per aver scongiurato la formazione delle liste d’attesa per la Misura B1, che avrebbe avuto un esito tragico per molte famiglie”, commentano Manfredi e Achilli. “Un risultato – aggiungono – che è il frutto del lavoro svolto ai tavoli istituzionali e delle iniziative promosse da tutto il mondo associativo, culminate con la manifestazione del 16 aprile”. “Regione Lombardia ha assunto l’impegno di aprire un confronto in vista del 2025, con l’obiettivo di individuare soluzioni di lunga durata che evitino di ritrovarci il prossimo anno a dover affrontare le stesse criticità del 2024”, dichiara il presidente di Ledha. Diverse valutazioni arrivano invece da Lisa Noja, consigliera regionale di Italia Viva e che ha seguito direttamente tutta la vicenda. “Non possiamo che rallegrarci dell’annuncio”, dice a ilfattoquotidiano.it Noja, “è ciò che chiediamo da gennaio, quando è iniziata la querelle sulle delibere con cui la Giunta aveva disposto tali inaccettabili tagli”. Noja sottolinea che si tratta di “una soddisfazione a metà, perché la Giunta avrebbe potuto evitare alle persone con disabilità lombarde e alle loro famiglie cinque mesi di angoscia e preoccupazione, di mobilitazione in piazza e proteste, se solo avesse ascoltato la loro voce già nei primi giorni di gennaio, riconoscendo, come fa oggi, di aver sbagliato. Continueremo a vigilare sul mantenimento di quanto promesso, ma il mio auspicio più grande è che ci sia da ora in avanti una maggiore consapevolezza delle fatiche che le persone con disabilità e le loro famiglie vivono ogni giorno e che segua la necessaria sensibilità e capacità di ascolto”.
Su posizioni ancora più critiche sui diversi problemi ancora da risolvere è il Comitato Caregiver Familiari #b1b2affondante che ha fatto ricorso al Tar per “discriminazione” e che continuerà la sua battaglia legale. “Esattamente 4 giorni dopo la notifica del ricorso al TAR e 10 giorni prima di una tornata elettorale, Regione Lombardia fa una retromarcia sull’introduzione dei tagli. Il miracolo in cui sperava Fontana si è forse avverato? Noi non crediamo, il tempismo è quantomeno sospetto”, denunciano al Fatto.it le associazioni del Comitato. Non sono del tutto soddisfatte delle poche novità positive, dato che permangono ancora questioni fondamentali da sistemare. “Nella nota non si accenna minimamente a cosa accadrà alle oltre 10mila famiglie che sono tutt’ora coinvolte dai tagli del 75% della misura B2 (disabilità grave), non si fa riferimento a come e quando saranno implementati i servizi di assistenza domiciliare (forma diretta, ndr), non si menziona la sottrazione del Fondo caregiver e soprattutto rimane una misura emergenziale e non strutturale”. La preoccupazione è che l’anno prossimo si ripresenteranno le medesime criticità. “Nel 2025 ci ritroveremo nella stessa situazione, se non peggiore, perché stando cosi le cose i tagli saranno ancora più consistenti e gli interventi di assistenza sempre più inadeguati”.
Il Comitato da una parte valuta come una sua “vittoria” il parziale passo indietro del Pirellone, dall’altra però insiste nella sua lotta per vedere garantiti contributi economici e servizi domiciliari a tutti gli aventi diritto in maniera strutturale. “Per questo motivo”, conclude, “proseguiremo sulla strada del ricorso al Tar ancora più decisi ed anzi, invitiamo tutte le famiglie ad aderire alla nostra campagna di raccolta fondi per sostenere le spese legali con una cifra simbolica e far sentire la propria voce contro questa ulteriore presa in giro”.