Più di un anno fa la Fondazione Arena di Verona e Arena di Verona srl (che si occupa di Extra Lirica) erano state condannate per comportamento discriminatorio nei confronti di spettatori con disabilità a cui non era consentito di godere pienamente degli spettacoli di musica leggera all’interno dell’anfiteatro. Ma adesso stanno emergendo nuove criticità, in parte legate al modo con cui si è data applicazione alla sentenza del giudice civile Massimo Vaccari. Accogliendo il ricorso presentato da Sofia Righetti, assistita dall’Associazione Luca Coscioni, il magistrato aveva imposto che entro la fine del 2023 si creassero alcune piattaforme dove i disabili potessero prendere posto, in una posizione elevata, così da vedere il palco e lo spettacolo. In precedenza la visuale era coperta dagli spettatori che si alzano in piedi accompagnando con il ballo le canzoni.

L’associazione Luca Coscioni ha raccolto proteste e testimonianze di numerosi disabili e familiari che lamentano come sia attuata “una assurda e paradossale esclusione degli accompagnatori dalle pedane allestite a seguito della sentenza”. Praticamente, chi è in carrozzina sta in posizione sopraelevata, ma l’accesso è vietato a chi li accompagna. “In contrasto con quanto stabilito dalla consulenza tecnica disposta dal Tribunale di Verona, che prevede espressamente la presenza sulle pedane sia delle persone con disabilità che dei loro caregiver, Fondazione Arena, Arena di Verona e le società che organizzano i concerti stanno ingiustificatamente costringendo le persone con disabilità ad assistere al concerto da sole” spiega l’associazione. Si crea così una situazione “di vera e propria mancata assistenza” nei casi di chi è affetto da una disabilità grave”. Molte persone non sono a conoscenza della sentenza del Tribunale e finiscono per subire le discriminazioni senza potersi difendere.

“L’Arena di Verona non può continuare ad attuare pratiche discriminatorie nei confronti delle persone con disabilità” dichiara l’avvocato Alessandro Gerardi, legale e consigliere generale della Luca Coscioni. “Le pedane rialzate devono essere fruibili dalle persone con disabilità, ma anche dai loro accompagnatori. Per questo continueremo a monitorare la situazione e ad agire con fermezza per tutelare i loro diritti. Stiamo raccogliendo le segnalazioni che ci stanno pervenendo per valutare una nuova assistenza legale a tutela dei diritti di tutti”.

Dopo “Una Nessuna Centomila”, il concerto del 5 maggio scorso contro la violenza sulle donne, una mamma di Bolzano, Sabine Bertagnolli, aveva denunciato sui social e al Corriere di Verona: “Potrei raccontarvi che è stato bellissimo, ma in realtà sono così stanca di subire umilianti retroscena per poter portare Matteo ai concerti…”. Il figlio di 18 anni è in carrozzina e da tempo sognava di regalare la partecipazione all’evento ad una amica. Quando sono entrati in Arena, la mamma, Matteo e l’amica sono stati divisi. “Ci hanno detto ‘disabili da una parte, normodotati dall’altra’. Ho tentato in ogni modo di insistere per poter assistere al concerto vicino a mio figlio, ma non c’è stato nulla da fare. Lo hanno collocato in una pedana riservata ai disabili, sono solo riuscita a ottenere che almeno la sua amica potesse assistere all’evento vicino a lui, in piedi, all’esterno della pedana, ma almeno a poca distanza. Io invece sono dovuta stare dietro di loro. È stato triste ma soprattutto umiliante”. L’associazione Luca Coscioni sta raccogliendo storie come queste, la dimostrazione di come non basti neppure una sentenza per garantire una vera e piena inclusività.

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