John Elkann a reti unificate. Il presidente di Stellantis e ad della holding Exor “sceglie Avvenire“, come si legge nell’intervista firmata dal vicedirettore Marco Ferrando, ex Sole 24 Ore, per “intervenire sul futuro dell’industria, dell’automotive e in particolare sull’impegno della sua famiglia per l’auto in Italia”. Ma i giornali di famiglia, Repubblica e Stampa, non hanno perso l’occasione di pubblicare lo stesso giorno, in contemporanea, pezzi con identici contenuti e titoli ben più tagliati rispetto a quello ecumenico del giornale dei vescovi (“Elkann: “Costruiamo un futuro più forte”. Il segnale al governo”). Entrambi si concentrano su quattro righe della penultima risposta, quelle in cui Elkann accusa la madre Margherita Agnelli, di “violenze fisiche e psicologiche” su lui stesso e i fratelli da piccoli. Non secondario il fatto che tra le due parti sia in corso una cruciale battaglia legale aperta da Margherita per rivendicare l’eredità della madre Marella: causa da cui è scaturito il fascicolo che vede John, Lapo e Ginevra Elkann indagati per irregolarità fiscali e presunta truffa sulle tasse di successione. E a breve John, come rivelato dal Fatto, dovrà sedersi davanti a un giudice civile di Torino e dire ciò che sa sulla vera eredità di sua nonna e su tutte le società offshore e tutti i conti esteri intestati alla vedova dell’Avvocato.

Violenze da mia madre. Io, Lapo e Ginevra protetti dai nonni”, titola quindi il quotidiano torinese, mentre quello di Largo Fochetti dedica una riga a Stellantis che “dialoga con il governo” e la successiva all’accusa di violenze: “I nonni mi hanno difeso da mia madre”. Il virgolettato, testuale, recita: “Insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Questo ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni”. Un attacco sferrato subito dopo aver accusato la madre di essersi “chiamata fuori” quando nel 2004, nel pieno della crisi del gruppo Fiat, “tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata portando avanti le volontà di mio nonno” consegnando a lui il controllo dell’impero. Mentre Margherita, che all’epoca firmò un accordo con cui rinunciava alle quote azionarie del padre e alla futura eredità della madre in cambio di circa 1,3 miliardi di euro ma in seguito si è convinta che una parte del patrimonio le sia stata nascosta, “invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore”.

Quanto a Stellantis, Elkann sostiene che non è vero che sia a trazione francese e che l’Italia ci abbia perso: per farlo tira in ballo la Olivetti, dicendo che l’ex Fiat ha evitato di avere lo stesso destino e che in Italia “abbiamo investito negli ultimi 5 anni 14 miliardi, creando prodotti competitivi sui mercati mondiali”. Quanto al ruolo di Parigi, cambia discorso parlando delle attività ormai estese in tutto il mondo e delle tante nazionalità diverse dei manager. Sorvolando sul fatto che nel prospetto di quotazione consegnato ai mercati si legge come quella tra Fca e Psa non sia stata una fusione ma l’acquisizione di Fca da parte del gruppo francese.

Non lo smuovono le parole dell‘arcivescovo di Torino che, gli ricorda Ferrando, il vista del Primo maggio ha inchiodato Stellantis affermando che “Se la scelta di abbandonare il nostro territorio può essere compresa quando è necessaria per la sopravvivenza dell’azienda, non mi pare possa essere accettabile quando risponde alla logica di moltiplicare in modo esasperato i profitti“: si limita a replicare che “nella vita delle comunità la Chiesa ha un ruolo fondamentale e ogni richiamo è uno stimolo a fare meglio”.

Prospettive per Mirafiori, su cui secondo i sindacati sono arrivate promesse troppo a lungo termine che lasciano molti problemi irrisolti? “Negli ultimi anni ha beneficiato di investimenti che hanno permesso l’avvio di attività addizionali alla produzione di auto: abbiamo inaugurato il centro di ricerca e di test sulle batterie elettriche, la produzione delle trasmissioni elettrificate, il campus di uffici sostenibili e il centro per l’economia circolare”.

Negando le evidenti tensioni con il governo italiano, il presidente del gruppo parla poi di “massimo rispetto” e disponibilità al confronto “per condividere le nostre prospettive e quelle dei paesi dove siamo presenti”.

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Licenziata per avere pubblicato, sulla testata da lei guidata, che il direttore editoriale Pietro Colucci era coinvolto nell’inchiesta su Toti

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