“Giù le armi su i salari”, uno slogan antico e attualissimo, sarà alla testa della manifestazione del 1° giugno a Roma, convocata da oltre 60 movimenti e organizzazioni politiche e sindacali, la prima direttamente ed esplicitamente rivolta contro il Governo Meloni.
Questo servilismo ha schierato l’Italia nella guerra contro la Russia, in una marcia verso la terza guerra mondiale che ora fa un passo decisivo con la volontà della Nato di bombardare il territorio russo. Le armi e l’escalation verso la guerra totale non sono una scelta solo di Meloni, ma della tecnocrazia liberale, dei politici raccolti attorno a Mario Draghi e anche del Pd. Per questo la manifestazione del 1° giugno sarà quella di una vera opposizione al governo Meloni, a differenza di quella di Schlein e compagnia. Perché se si è d’accordo con Giorgia Meloni sulle armi, sulla Nato, sulla guerra, allora tutti gli altri dissensi non contano.
In Italia c’è un partito unico della guerra che è anche il partito unico degli affari e delle imprese. Il Governo Meloni è un puro continuatore delle politiche economiche di Mario Draghi, che oggi diventano economia di guerra, come già aveva annunciato e come proclama oggi l’ex presidente della Bce.
Draghi ha benedetto Meloni e questa l’ha ricambiato sottoscrivendo il nuovo Patto di Stabilità della Ue, che per il nostro paese significa la più brutale austerità, privatizzazioni, distruzione ulteriore dei diritti sociali. Il governo Meloni ha poi aggiunto la sua politica reazionaria, con l’eliminazione del reddito di cittadinanza e il rifiuto del salario minimo, con la libertà d’impresa e di sfruttamento come principio fondante. Ma resta il fatto che l’aumento delle spese militari e i tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi sociali, l’assenza di una politica per la casa sono frutto diretto dell’austerità Ue e del militarismo Nato; ed è poco credibile l’opposizione alla ferocia sociale del governo Meloni, se non si coinvolge la sua legittimazione da parte del liberismo guerrafondaio euroatlantico.
Dove il Governo Meloni manifesta tutta la sua anima peggiore è nell’attacco al diritto all’aborto, che è un punto costituente di tutti i partiti neofascisti e governi occidentali, da Vox in Spagna alla destra polacca, dai seguaci di Trump a Milei in Argentina. Il crescente autoritarismo e la violenza poliziesca contro i manifestanti, il regime di apartheid verso i migranti, la riscrittura revisionista della storia sono tutte espressioni dell’anima neofascista del Governo Meloni. Anima che trova la sua espressione istituzionale nelle tre controriforme con cui il governo vuole cancellare ciò che resta della Costituzione antifascista: il premierato, erede del presidenzialismo autoritario rivendicato da Giorgio Almirante e dalla Loggia P2 di Licio Gelli; l’autonomia differenziata, figlia diretta del secessionismo padano della Lega; la distruzione dell’indipendenza della magistratura, cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi.
Il governo Meloni intende unire e realizzare tutti i peggiori disegni di tutte le destre italiane, in una grande riforma istituzionale che stabilirebbe un regime autoritario in politica e liberista in economia. Guerra, economia di guerra, autoritarismo e neofascismo: c’è una pericolosa spinta all’assuefazione a tutto questo, e questa spinta sostiene il governo Meloni.
Noi, assieme agli studenti e ai giovani che si mobilitano per la Palestina, assieme ai pacifisti, assieme a chi si ribella contro sfruttamento e ingiustizia, rifiutiamo ogni assuefazione a questo governo e a tutto ciò che rappresenta. Sappiamo che il governo Meloni esiste perché da più di trent’anni in Italia tutti i principali schieramenti politici hanno operato per smantellare i diritti e i principi della Costituzione. Sappiamo che gli eredi del nazifascista Giorgio Almirante possono governare oggi il paese per i tanti cedimenti e complicità del centrosinistra e di chi doveva opporsi.
Per questo la manifestazione del 1° giugno vuole essere l’impulso alla costruzione e di una nuova, di una vera, opposizione al liberal-fascismo del governo Meloni. E dopo le europee, le terribili scadenze della guerra Nato e dell’austerità Ue costringeranno tanti a scegliere se assuefarsi o opporsi davvero.