A vincere la guerra delle tasse aeroportuali alla fine è Enrico Marchi, presidente di Save, la società che gestisce lo scalo “Marco Polo” di Venezia. Il sindaco Luigi Brugnaro deve incassare uno smacco sulla base di una sentenza del Consiglio di Stato che riforma una precedente decisione del Tar del Veneto e cancella l’addizionale di 2,50 euro per ogni passeggero in partenza da Tessera. Riguardava non solo i turisti che avevano fatto visita alla città turistica veneta, ma tutti i viaggiatori. La misura nasceva dall’esigenza di far fronte alle spese che il turismo di massa provoca a Venezia, ma i giudici amministrativi in sede di appello non hanno ritenute sufficienti le motivazioni. La tassa aeroportuale cucita su misura aveva provocato le reazioni degli operatori low cost ritenendola un aggravio sui biglietti a carico dei viaggiatori. Ryanair ha già tolto un collegamento aereo e ha minacciato altre deviazioni di rotta.

Le motivazioni del Consiglio di Stato sono contenute in una sentenza di 49 pagine che censura esplicitamente le “carenza di motivazione” contenute nella delibera (risaliva al dicembre 2022) che aveva introdotto la tassa dall’1 aprile 2023, anche perché la tassa non porta alcun beneficio a chi la paga, ma serve solo a sanare i conti comunali e a sostenere i costi di manutenzione della città. Save aveva sostenuto che il provvedimento, pur reso possibile da una norma prevista per le città metropolitane, avrebbe avuto effetti sul traffico aereo, causando addirittura una perdita di prodotto interno lordo dell’intera regione, quantificato, in base ad alcuni studi, in 25 milioni di euro.

I giudici, riferendosi alla mancanza di motivazioni, sostengono che il risanamento del bilancio avrebbe potuto prevedere altre misure che non sono state considerate. Nel mirino anche la decisione della giunta Brugnaro di avviare il costoso progetto del Bosco dello sport a Tessera (con un nuovo palazzetto) che in un primo tempo rientrava negli interventi finanziati con il Pnrr, ma poi è stato bocciato dall’Europa. Così la giunta ha fatto ricorso all’autofinanziamento e all’accensione di un mutuo. I giudici sottolineano come non tutti i passeggeri in partenza abbiano soggiornato a Venezia e quindi non possano essere chiamati a pagare di più per spese pubbliche che non hanno contribuito a causare.

Marchi, presidente Save, ha commentato: “Oggi abbiamo una bella notizia. Ha perso il Comune che si trasforma in gabelliere. La tassa era un atto che non aveva senso, sbagliato nel metodo perché non ne è stata motivata l’introduzione, e nel merito, perché colpisce soggetti che non avevano alcuna connessione con la tassa stessa”. Marchi, memore delle battaglie sostenute con Brugnaro, ha rincarato: “Il Comune si indebita per fare una palestra e lo stadio e poi chiede soldi ai passeggeri. Sembra di ricordare Maria Antonietta che ai cittadini che non avevano pane suggeriva di mangiare brioche”.

Soddisfatto anche Alfonso Celotto, presidente di Aeroporti 2030: “I giudici hanno ritenuto fondate le censure del gestore che ha contestato il difetto di motivazione e di istruttoria rispetto ad un significativo incremento dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco, aumento che ha rischiato di pregiudicare la competitività dello scalo. Gli aeroporti sono un asset strategico per l’economia dei territori e per l’intero Paese”.

Al Comune di Venezia non è rimasto che “prendere atto della sentenza” e aggiungere: “Erano risorse di spesa corrente che non entreranno più nel bilancio del Comune e che sarebbero servite a pagare i servizi più prossimi ai cittadini. Rigettiamo la richiesta fatta dalla parte ricorrente, e riportata in sentenza, per la quale ‘l’opportunità di incrementare l’addizionale comunale all’Irpef sarebbe stata probabilmente più coerente’. Non è nostra intenzione far pagare ai cittadini ulteriori oneri rispetto a quelli attuali, perché rifiutiamo l’idea che siano solo i residenti a farsi carico degli extra costi di una città complessa come Venezia”.

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