Se ne va dopo meno di tre mesi il direttore generale dell’Ilva Giuseppe Cavalli, nominato dalla triade di commissari del governo. Anche se la nota diffusa da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria lascia trasparire una mossa concordata e quasi prevista, a Ilfattoquotidiano.it risulta che il divorzio non fosse in programma e nemmeno in ambienti sindacali ci fossero segnali di un cambio nel ruolo più operativo nella gestione degli impianti. Cavalli, già ai vertici del gruppo Alfa Acciai e presidente di Acciaierie di Sicilia, era stato nominato lo scorso 11 marzo.

La sua permanenza è quindi durata appena 80 giorni, quanto è bastato perché l’assetto manageriale per il rilancio della produzione abbia iniziato a perdere pezzi: “Cavalli consegna ai commissari straordinari un’azienda che, pur ai minimi storici, è in vita avendo evitato con il contributo della sua squadra il collasso irreversibile e avendo dato quell’impostazione di partenza che consentirà di avviare una stagione per Acciaierie, caratterizzata dalla necessità di normalizzare i processi produttivi e garantire la continuità aziendale. Questa strada ora dovrà essere percorsa fino in fondo per centrare l’obiettivo del salvataggio”, sostiene l’azienda in una nota.

Negli stessi giorni della scelta del direttore generale, i commissari Gianluca Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli avevano riportato in azienda anche due vecchie conoscenze dell’acciaieria di Taranto, Salvatore De Felice e Ruggero Cola, con un ruolo di consulenza a supporto di Cavalli rispettivamente nella gestione dell’area a caldo e di laminazione e tubifici. Il primo è stato condannato primo grado (l’appello è in corso) nel maxi-processo Ambiente Svenduto a 17 anni di reclusione, mentre il secondo si è visto infliggere una pena a 6 anni di carcere per la morte dell’operaio Alessandro Morricella, bruciato vivo nell’Afo 2.

Ora bisogna capire chi prenderà il posto del manager, mentre l’Ilva rantola in una situazione produttiva che – come confermano gli stessi commissari nella nota – è drammatica. “Le dimissioni di Giuseppe Cavalli non possono e non devono pregiudicare il piano di ripartenza degli impianti di Taranto, Genova e Novi Ligure. Occorre che i commissari provvedano immediatamente alla sostituzione con altro manager con adeguato profilo professionale per vincere la sfida della messa in sicurezza dell’ex Ilva, della sua occupazione e della salvaguardia dell’ambiente”, avvisa Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm.

Al momento il governo Meloni non ha ancora ottenuto il via libera al prestito ponte da 320 milioni di euro da parte dell’Unione Europea. Proprio in queste ore, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha garantito un confronto con la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager. La situazione debitoria di Acciaierie d’Italia è “concreta, vasta e drammatica” e “probabilmente” la sua entità raggiungerà “tre o quattro volte l’idea iniziale di sofferenza”, ha spiegato il commissario Quaranta in audizione davanti alla commissione Industria del Senato pochi giorni fa. La via del rilancio è sempre più stretta e l’addio di Cavalli non fa altro che rallenta una macchina che fa fatica a riprendere un minimo di velocità.

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