Inflazione stabile a maggio: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è aumentato dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua, come nel mese precedente, stando alle stime preliminari dell’Istat. Su base annua l’inflazione dunque “si mantiene allo stesso livello di aprile”. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa, rallentano su base tendenziale (da +2,3% a +2%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto restano stabili (a +2,6%). L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo. Secondo Eurostat l’inflazione nell’area dell’euro a maggio è stata invece del 2,6%, in aumento rispetto al 2,4% di aprile. Il dato italiano è il terzo più basso nell’Eurozona dopo quelli di Lettonia (0,2%) e Finlandia (0,5%). In Germania l’inflazione è risalita al 2,8%, rispetto al 2,4% rilevato ad aprile.
La stabilità dell’inflazione maschera però andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: rallentano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +2,5% a +2,1%), dei servizi relativi ai trasporti (da +2,7% a +2,4%) e dei servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%) ma si attenua la flessione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -13,9% a -13,5%) e regolamentati (da -1,3% a una variazione tendenziale nulla). Accelerano lievemente quelli dei beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +2,3%).
“La stabilità dell’inflazione tendenziale è una pessima notizia, perché vuol dire che continua la sua corsa come prima”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Purtroppo la cruda realtà è che i prezzi, nonostante siano ormai alle stelle, in un solo mese aumentano dello 0,2%, il doppio rispetto ad aprile. Come se non bastasse, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche che un mese fa avevano registrato una variazione congiunturale nulla, non solo tornano a crescere ma decollano in appena 30 giorni dello 0,7%”. Assoutenti aggiunge che i dati “evidenziano forti tensioni nel settore dei servizi ricettivi e di ristorazione, un pessimo segnale in vista delle prossime vacanze estive“.