L’accordo tra i tre partiti che in Italia compongono l’attuale maggioranza politica che governa il paese può essere visto in tanti modi, ma le profonde diversità ideologiche che dividono i tre partiti – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – sono talmente evidenti che è impossibile non notarlo per chi segue con almeno un po’ d’attenzione le cose politiche italiane.
Forza Italia: è ancora sbalordita e in lutto per la dipartita del suo inimitabile leader. Tajani ha esperienze politiche e diplomatiche di ottimo livello; può essere un ottimo Ministro degli Esteri, ma non ha la stoffa per contrastare adeguatamente il presenzialismo e l’autoritarismo di certe sfide politiche avviate da Meloni. Lui stava bene con Berlusconi. L’avventurismo dinamico di Giorgia è troppo rapido per lui.
Lega: Salvini ha già indovinato anni fa la combinazione vincente per compiacere lavoratori autonomi ed elusori fiscali (facendo diventare le due categorie sinonimo l’una dell’altra). Ora che è tornato al governo cerca di recuperare gli stimoli del passato ma ha trovato in Meloni una concorrente per lui insuperabile. Prova ogni volta a competere, ma è sempre lei a prevalere. Si arrabbia, ma non vuole finire come coi “giallo-verdi”, così decide sempre di mentire dicendo che tra loro va tutto bene e che la loro alleanza è solidissima! Non gli converrebbe invece mandare tutto all’aria subito? Solo se cade lei, lui può sperare di risalire.
Fratelli d’Italia: a sorpresa Meloni ha sbaragliato tutti nelle elezioni di legislatura di quasi due anni fa, risultando ampiamente il partito di maggioranza relativa, con il diritto quindi di ambire alla guida della maggioranza parlamentare. Lei invece ha preteso subito anche la guida del governo. Io non avrei dato a lei l’incarico: troppo incompetente in tutte quelle materie top-level da gestire. Lei invece assale tutto e tutti con una decisionalità fulminante che ammanta anche leader molto esperti, inclusi i dittatori.
Nei loro incontri per decidere hanno perciò attivato insieme una “tabella di marcia” per la realizzazione dei loro progetti politici che … forse conoscevano solo loro e gli amici intimi dei loro partiti. Tabella che però, oltre a essere, come è normale, formata a seconda delle evenienze politiche esterne e interne al nostro paese, finisce però sempre per essere “controllata” a suo vantaggio da Meloni.
Raramente i tre “soci dell’accomandita per governare” sono tutti contenti allo stesso modo di come procedono le cose. In certe occasioni appare plateale l’insoddisfazione, specialmente di Salvini, di come avanza la loro coalizione. Il patto per ora regge ma l’insofferenza, specialmente di Salvini, sale! E allora non si capisce davvero cosa ci stia a fare in quella coalizione che già ora vede insoddisfatti i suoi “leghisti” vecchi e nuovi (per non dire degli elettori). Crede davvero che i suoi elettori tornino a lui solo grazie all’autonomia differenziata? Forse un piccolo recupero potrebbe ottenerlo nel Nord-Est e in Lombardia, ma nel Piemonte, al Centro e al Sud, quanto si illude di recuperare con quella forsennata che arriva sempre e dovunque prima e meglio di lui?
Insomma, si capisce bene che questa volta non si tratta di una semplice “coalizione di governo”. Salvini e Tajani si sforzano di continuare a crederci sperando di rialzarsi nel risultato elettorale europeo ma, secondo me, si illudono entrambi. Specialmente Salvini, che non ha tv e giornali ad aiutarlo, farà un tuffo carpiato triplo e sparirà nei flutti di un risultato che, anche se vincessero le “destre”, per lui sarebbe una sentenza di prepensionamento senza appello.
Da quando lei ha preso possesso di Palazzo Chigi, dai notiziari Rai sono pressoché spariti i migranti africani. Ci sono ancor più di prima, sia chiaro, ma appena pronti i Centri di permanenza per rimpatri in Albania non saranno più un problema. La nostra premier, che tra un paio d’anni, grazie alla riforma sul premierato avrà ancor più potere di adesso, sa come risolvere i problemi, ottenendo insieme anche la crescita del consenso.
Non si vede già fin d’ora che, con Meloni al vertice del paese, quella coalizione potrebbe facilmente diventare un vero e proprio “Fascio” in attesa di consacrazione? Già ora comanda lei, facendo solo il minimo indispensabile per tenere uniti gli alleati. Dopo la passeggiata europea e il premierato potrebbe non esserci più spazio per nessuno che non sia lei a Roma. Lei deride apertamente chi avanza questi dubbi e assicura che, anche se nel suo partito qualche nostalgico vivacchia ancora, di vere analogie non ce ne sono. Qualcuno può forse affermare che tra lei e lui ci sia qualche affinità?
Rispondo io: Non molte, ma qualcuna sì! (basta rileggere questo post!).