“L’Unione europea? Oggi vive soltanto di compromessi. Il compromesso è fondamentale, ma per le nuove generazioni non basta più, difficile infiammarle e portarle a votare. Nonostante l’Ucraina, l’emozione della pace non c’è, perché è considerata come garantita. E allora serve un grande atto politico, decisioni forti e radicali”. Queste le parole di Romano Prodi, nel corso della presentazione a Roma del libro “Nelle vene di Bruxelles“, scritto da Paolo Valentino, a lungo inviato e corrispondente del Corriere della Sera in Europa.
“Questo libro (edito da Solferino, ndr) è il ritratto di una città diventata simbolo e metafora della costruzione europea, entrata nel nostro immaginario, ma del cui funzionamento sappiamo poco o nulla. Ho cercato di sviscerare le dinamiche interne, con le testimonianze di donne e uomini della politica e della diplomazia, di eurocrati, lobbisti, faccendieri e famiglie transnazionali, per definire un quadro che ci consenta di entrare dentro questa bolla. Sembra lontana, ma è una grande fucina, dove si lavora a un compromesso eterno, continuo. Esistono 27 interessi nazionali che devono convergere in un interesse superiore europeo. Trovo tutto questo importantissimo, se si pensa che questi Paesi che danno luogo ogni giorno a questa rappresentazione pacifica per secoli si sono fatti la guerra“, ha spiegato Valentino.
Per Prodi, ospite della presentazione, l’arte del compromesso però ora non basta più, servono scelte radicali: “Dobbiamo togliere subito il diritto di veto, portare avanti un esercito e una politica estera comune, passare a un’Europa a più velocità. Lo abbiamo già fatto con l’euro. O scuotiamo con la politica, oppure con il compromesso si può andare avanti per qualche altro anno, ma per poco ancora”, ha continuato l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissione Ue.
Alla vigilia delle elezioni Europee, ora, il rischio è che lo scenario post voto sia quello di uno stallo, una impasse, tra veti incrociati: “Si confrontano due visioni dell’Ue. La prima chiede più integrazione, come fatto con la reazione unitaria alla pandemia, il Pnrr, un’Europa che deve dare risposte alla transizione climatica, alla sfida energetica e a quelle tecnologiche. A questa visione si contrappone quella delle forze sovraniste, che puntano a una ripresa del controllo da parte degli Stati nazionali. Queste forze sono destinate a rafforzarsi nel prossimo Parlamento Ue, ma non credo siano in grado di rovesciare la maggioranza attuale“, spiega Valentino.
Anche Prodi condivide: “Numeri alla mano, non si potrà fare alcun Parlamento futuro senza un’alleanza tra socialisti e democristiani. Questo è il punto fermo. Giorgia Meloni? Ha flirtato con la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, poi è andata da Vox, si è tenuta ogni porta aperta. Bisognerà vedere se e in quale direzione il suo voto sarà determinante. S&D hanno detto ‘nessun accordo’ se prevarranno le destre, ecco toccherà capire dove ‘classificherà’ Fratelli d’Italia in questa complicata articolazione delle destre, che si sono ulteriormente divise”.
“Meloni può portare i suoi delegati a sostegno di Von der Leyen, ammesso che sia lei alla fine la nominata da parte del Consiglio europeo. Ma rischia di rompere l’unità del Gruppo dei Conservatori e Riformisti. Per questo si sta lasciando aperte tutte le opzioni”, ha concluso Valentino.
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