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Nuovo governatore, vecchia predica. Panetta: “Italia riduca il debito, tagli le spese e rilanci la produttività”. E poi: “Servono più immigrati”

Appuntamento istituzionale a Bankitalia dove, come ogni anno, il governatore presenta le sue considerazioni finali, in cui fa il punto sulla situazione dell’economia, dei mercati finanziari e del sistema bancario. Le prime per il nuovo governatore Fabio Panetta che lo scorso novembre ha preso il posto di Ignazio Visco. In attesa della riunione della Banca centrale europea di giovedì prossimo in cui, con ogni probabilità, verrà decisa la prima riduzione dei tassi dopo quasi tre anni, Fabio Panetta (che è anche membro del board Bce) sottolinea come per l’area euro “si profila un allentamento delle condizioni monetarie (ossia riduzione dei tassi, ndr)”, nel quale “bisognerà considerare che un’azione tempestiva e graduale permetterà di contenere la volatilità macroeconomica rispetto a un’azione tardiva e precipitosa”. Il dato dell’inflazione nell’eurozona (2,6% a maggio, ndr) “è in linea con le nostre previsioni e le aspettative dei mercati”, nota Panetta.

Mondo ed Europa – Secondo Panetta, “l’avanzamento dell’integrazione europea è la risposta ai mutati equilibri geopolitici e al rischio di irrilevanza cui i singoli Stati membri sarebbero altrimenti condannati dalla cruda aritmetica dei numeri”. I paesi Ue, dice il governatore, devono dare “una risposta comune” sui grandi temi quali la difesa, l’immigrazione, l’ambiente, la formazione e rafforzare “la capacità di azione” per evitare di andare in ordine sparso con “duplicazioni di spesa”. Solo così si potrà “superare l’attuale fase di appannamento” dell’Unione.
Anche per questo occorre “un bilancio europeo” centrale, un mercato dei capitali integrato e il completamento dell’Unione bancaria completando così l’architettura economica europea.

Politiche comuni “sono necessarie nel campo ambientale, della difesa, dell’immigrazione, della formazione”. Come ricorda Panetta, “l’impegno finanziario sarà ingente: per le sole transizioni climatica e digitale e per aumentare la spesa militare al 2% del Pil, la Commissione europea stima un fabbisogno di investimenti pubblici e privati di oltre 800 miliardi ogni anno fino al 2034. “L’Italia ha concorso a fondare l’Unione europea: ora può e deve concorrere al suo progresso. È con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro. L’agenda è chiara, e può essere realizzata. E va realizzata per tornare a crescere e per contare in Europa, e con l’Europa contare nel mondo”.

Economia italiana tra pericoli ed opportunità – Concentrandosi sull’Italia, Panetta afferma che “Non siamo condannati alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area”. Il governatore avverte però anche che “non dobbiamo farci illusioni: la nostra economia soffre ancora di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione” e cita in primis il ritardo economico del Sud e l’elevato debito pubblico, “questioni ineludibili per la politica economica”.

Secondo Panetta il debito pubblico è una “zavorra” che “ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo” e va affrontata con “un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività, e nel contempo a realizzare un graduale e costante miglioramento dei conti pubblici. Tale piano dovrà collocare il debito in rapporto al prodotto su una traiettoria stabilmente discendente. Quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo. Sono necessarie scelte attente soprattutto dal lato della spesa, al fine di riorientarne la composizione in favore dello sviluppo e di eliminare le inefficienze. Un contributo dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale”.

Il governatore dimentica forse, come tutti i suoi predecessori, quanto della spesa pubblica serva per sostenere i profitti di un sistema economico che fatica a produrne a sufficienza e quanto di questa spesa serva a farsi carico dei fallimenti del sistema industriale italiano. Ma chi se l’è mai ricordato? Altro mantra è “aumentare la concorrenza in Italia, rimuovendo i vincoli che “in molti settori creano rendite di posizione”, è una delle “questioni ineludibili” al pari del debito pubblico e del ritardo economico del Mezzogiorno.

Altra condizione individuata nella relazione per rafforzare la crescita sarà la capacità di “affrontare le conseguenze del calo e dell’invecchiamento della popolazione“, e dall’altro “imprimere una decisa accelerazione alla produttività”. Panetta si è soffermato sulla ripresa “superiore alle previsioni” dopo la crisi pandemica grazie alla forte espansione degli investimenti “sostenuta anche da incentivi fiscali” specie nell’edilizia (il superbonus, ndr). L’economia italiana – ha detto – “ha certo beneficiato a lungo di politiche monetarie e di bilancio espansive. Ma ha tratto vantaggio anche de processo di ristrutturazione del tessuto produttivo”.

Allarme demografico – Ancora sulla demografia Panetta ricorda come “Secondo l’Istat, da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170mila persone all’anno. Questa contrazione si tradurrebbe in un calo del PIL del 13%, del 9%”. Tuttavia decisi aumenti dei tassi di occupazione “potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati. È inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat”, C’è poi il tema giovani: “molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero”, 525mila tra il 2008 e il 2022, e “l’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese”. Eppure, nota il governatore, “anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati”.

C’è poi il jolly Pnrr che però deve essere ben giocato. Come rimarcato nelle considerazioni finali “Utilizzare al meglio le ingenti somme in tempi contenuti è arduo per le Amministrazioni. Ma è cruciale per risollevare la crescita potenziale dell’economia. La piena attuazione degli investimenti e delle riforme previste dal PNRR – oltre a innalzare il prodotto di oltre di 2 punti percentuali nel breve termine – avrebbe effetti duraturi sulla crescita dovuti a incrementi di produttività stimabili tra 3 e 6 punti percentuali in un decennio”.

Il sistema bancario – Panetta ribadisce il suo appello alle banche a “non abbassare la guardia”. Rileva che “non possiamo farci cogliere impreparati da tensioni che potrebbero emergere in futuro” ricordando come la vigilanza, ad aprile, abbia chiesto alle banche di costituire una riserva di capitale macroprudenziale. Panetta esorta poi le banche a “riconoscere le perdite attese” sui crediti che saliranno nel prossimo biennio e a tenere sotto controllo la liquidità visto anche “il rialzo del costo della raccolta”. L’aumento delle riserve, secondo Panetta, avrà un “impatto trascurabile sull’offerta di prestiti”.

Le banche italiane sono ancora indietro negli investimenti sula tecnologia rispetto “alle concorrenti europee” che devono essere “incrementati” perché “sarebbe un grave errore accumulare ritardi su questo fronte”. È l’esortazione del governatore secondo cui le “banche con maggiore capacità di operare online mostrano in media una maggiore redditività” e i “clienti beneficiano di un calo dei costi di servizi del 60% per le spese sui conti online rispetto a quelli tradizionali”.

Reazioni – Quella nelle considerazioni finali del governatore di Banca d’Italia è “una grande visione internazionale con le criticità e le potenzialità, una forte propulsione europea per lo sviluppo sia delle istituzioni che dell’economia”, commenta Antonio Patuelli, appena rieletto presidente dell’Abi. Parole di apprezzamento anche dal neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini: “Abbiamo molto apprezzato la relazione del governatore di Banca d’Italia. Condividiamo tre punti chiave che il governatore ha inserito nella propria relazione. Uno sicuramente è la parte sul cambio di passo dell’Europa. Serve anche qui mettere al centro l’industria e non ci può essere un’Europa anti-industriale”.

“L’Italia ce la può fare” anche perché “le aziende hanno imparato la lezione degli scorsi anni” e hanno investito “su capitale umano e innovazione raccogliendo i frutti”, dice il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro. Secondo il presidente di Unicredit, ed ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan è stata “Una relazione molto importante dal punto di vista dello stimolo e dell’incoraggiamento al Paese”. Quella del governatore è stata “una relazione molto concreta soprattutto chiara su quello che il nostro Paese e l’Ue devono fare. Soprattutto il governatore ha voluto dare uno stimolo a noi imprenditori di avere l’ambizione di puntare sull’innovazione e investire sulle tecnologie avanzate” dice il presidente di Stellantis e numero uno della finanziaria olandese Exor John Elkann.