Senza mezzi termini il critico spiega cosa si cela dietro le recensioni della Michelin, punta il dito contro certi giornalisti eccessivamente benevoli e food blogger "repellenti"
Il critico gastronomico Edoardo Raspelli non le manda certo a dire e ne ha per tutti. “La parola stellata, inventata dalla Michelin, è ovunque (…) – ha affermato a MowMag – La Michelin non è un Vangelo, per cui mi sono detto che al di là della pubblicità dei ristoranti promossi, bisognasse parlare anche di quelli bocciati, cosa dalla quale la Michelin se ne guardava bene. Sui giornali non si poteva parlare di ristoranti perché si trattava di pubblicità; quindi, se ne poteva parlare soltanto bene ed era una piaggeria e un leccaculismo istituzionale (…) sono stato il primo in Italia e il terzo al mondo a fare la critica ai ristoranti dando dei voti negativi”.
Dalla critica gastronomica alla televisione. “Rimprovero a Masterchef gli insulti con cui questi chef si rivolgono ai ragazzi, – ha affermato – trovo repellente il fatto che trattino male i concorrenti. Detto ciò, sarebbe ora che a fianco ai cuochi ci fosse la figura di un critico gastronomico. Anche se c’è un giornalismo lecchino che continua a esaltare certi format. Non c’è più la critica, ci sono solo applausi e oramai anche sui social vediamo gente che se ne esce con frasi del tipo: ti raccontiamo il miglior ristorante di Milano”.
Il riferimento è ai food blogger: “Prima di tutto trovo orrendo vedere questi primi piani delle persone che raccontano un ristorante o un piatto con la bocca ancora piena. È repellente quest’immagine. Certo se è una bella ragazza che mette in bocca qualche cosa ci può essere il divertissment di chi fa riferimenti e allusioni ad altre cose, per cui sottotraccia c’è un occhiolino strizzato alla sensualità. Quindi non mi disturba solo la mancanza di estetica, ma il fatto che oramai tutti parlano di cibo. È vero che tutti quanti noi abbiamo un paio di occhi, anche io posso vedere un quadro, ma non sarò mai in grado di descriverlo come Vittorio Sgarbi. Manca la professionalità, oramai su TikTok e su Instagram è concesso tutto”.