Usare la condanna come arma elettorale. La strategia di Donald Trump in vista della decisione del giudice del tribunale di Manhattan, che lo ha giudicato colpevole per dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels utili a comprare il suo silenzio sulla loro relazione, era già pronta e aveva un solo obiettivo: apparire agli occhi dei propri elettori come vittima di un sistema giudiziario corrotto e mosso dai vertici del Partito Democratico. Una strategia che ha pagato, a guardare almeno la reazione dei suoi sostenitori: il sito di raccolta fondi della sua campagna è andato in tilt a causa dei troppi accessi e in 24 ore sono stati raccolti 34,8 milioni di dollari.
BIDEN: “NESSUNO È AL DI SOPRA DELLA LEGGE” – Sulla questione è intervenuto anche il presidente Usa Joe Biden, che ha usato parole molto dure nei confronti del suo avversario alle presidenziali di novembre: “Quello che è successo ieri a New York dimostra che nessuno è al di sopra della legge – ha detto – Trump è stato trovato colpevole per tuti i 34 capi d’imputazione e adesso può fare appello come tutti gli altri. Dire che un processo è truccato – ha continuato – quando non ci piace il verdetto è pericoloso”.
IL DISCORSO DALLA TRUMP TOWER – Subito dopo il verdetto, infatti, il tycoon è tornato alla sua residenza di New York, all’interno della Trump Tower, ma per capire quale sarà la sua strategia da ora fino al termine della campagna elettorale si è dovuto attendere il discorso pronunciato qualche ora dopo. Trump si è messo alla testa di chi vuol combattere un fantomatico “sistema corrotto” manovrato dai Democratici: “Se fanno questo a me lo possono fare a tutti“, ha proseguito dicendo di essere stato sottoposto a un ordine bavaglio che gli impedisce di commentare il processo mentre è candidato per la Casa Bianca. “Vogliono distruggere il nostro Paese”, ma lui, sostiene, si posizionerà in prima linea per la difesa della Costituzione.
Il candidato repubblicano alla presidenza è poi passato a spiegare perché, a suo dire, quello che lo ha visto colpevole è stato un “processo truccato”: “Volevamo un cambiamento di sede, dove avremmo potuto avere un processo equo. Non l’abbiamo ottenuto. Volevamo un cambio di giudice, volevamo un giudice che non fosse in conflitto di interessi. Nessuno ha mai visto nulla di simile”. E proprio il giudice Juan Merchan che ha presieduto il processo è finito poi nel mirino di The Donald: “Sembra un angelo, ma è un vero diavolo – ha continuato – Non c’è mai stato un giudice più in un conflitto di interessi di lui” perché è in “totale collegamento con la Casa Bianca e il Dipartimento di Giustizia”. “Adesso – ha aggiunto – sono sottoposto a un ordine di bavaglio, a nessuno è mai stato imposto, a nessun candidato presidenziale prima. Un orrendo ordine di bavaglio in base al quale ho dovuto pagare migliaia di dollari in multe e sono stato minacciato di finire in prigione”.
Dietro alla sentenza, dietro all’operato del giudice, però, ci sarebbe il suo avversario alle prossime elezioni presidenziali, Joe Biden: “Sono il candidato principale. Sono in vantaggio su Biden di molto. Per farvi capire che tutto questo è stato fatto da Biden e dai suoi collaboratori, forse dai suoi collaboratori, ma soprattutto, non so se Biden ne sa qualcosa, perché non so se sa qualcosa in generale, ma è comunque il presidente, quindi dobbiamo usare il suo nome e questo è stato fatto da Washington e nessuno ha mai visto niente di simile”.
A chi gli chiede perché si è rifiutato di testimoniare a processo, il tycoon risponde: “Avrei voluto testimoniare, volevo farlo ma la teoria dice che se dici qualcosa di leggermente sbagliato ti denunciano per falso. A me non importava ma c’era questa cosa. Mi sarebbe piaciuto tanto testimoniare in aula, ma si rischiava. Tipo, se avessi detto è una giornata bellissima e invece pioveva”.
SOSTENITORI DONANO 34,8 MILIONI IN 24 ORE – Così Trump incassa il colpo e rilancia e i suoi sostenitori gli vanno dietro. L’idea di usare a fini elettorali la condanna nel processo contro la pornostar Stormy Daniels, stimolando la pancia dei sostenitori più complottisti, sembra già portare i suoi frutti. Il sito utilizzato dalla sua campagna per le donazioni, Winred, poche ore dopo la sentenza è andato in tilt per l’eccessivo afflusso di utenti che hanno deciso di destinare al tycoon soldi per portare avanti la sua corsa elettorale in vista delle Presidenziali di novembre: in 24 ore sono stati raccolti 34,8 milioni di dollari.
Dietro questa corsa alla donazione c’è ovviamente la mossa dell’ex presidente che aveva già annusato l’opportunità e pochi minuti dopo la lettura del verdetto di colpevolezza ha fatto inserire sul suo sito ufficiale il link che reindirizza alla pagina di raccolta fondi in cui si definisce Trump “prigioniero politico“: “Sono stato appena condannato in un processo politico truccato, da caccia alle streghe. Non ho fatto niente di sbagliato! Hanno fatto irruzione in casa mia, mi hanno arrestato, mi hanno fatto la foto segnaletica e ora mi hanno appena condannato”, si legge. Fra chi ha fatto sentire la propria vicinanza c’è anche, dall’altra parte dell’oceano, Matteo Salvini che ha sostenuto la tesi del ‘processo politico’: “Osservo con rispetto e non giudico, ma mi pare un processo politico come tanti in Italia, come quelli che hanno inseguito Berlusconi per decenni. Sceglieranno gli americani, ma io spero che vinca Trump perché ogni presidenza democratica è coincisa negli anni con guerre e caos planetari. Con Trump si avrà una presidenza più equilibrata dell’attuale gestione”.
Dopo le falsità diffuse sul giudice Juan Merchan dai sostenitori di Trump, che hanno fatto circolare la notizia secondo la quale il magistrato avrebbe “detto ai giurati che non avevano bisogno dell’unanimità per ottenere un verdetto di condanna”, è il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, a commentare la decisione della Corte: “Siamo arrivati a questo verdetto seguendo i fatti e le leggi, senza paura o trattamenti di favore, anche se in questo caso la persona giudicata non era come tutte le altre”. Cauto anche l’avvocato del tycoon: “La giuria è stata molto seria, è sempre stata puntuale in tribunale e ha preso in considerazione tutte le prove. Tuttavia lo avrebbero dovuto giudicare innocente. Quei documenti non provano la sua colpevolezza”. E annuncia: “Ricorreremo in appello appena possibile”.