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Ucraina, Biden autorizza Kiev a usare armi Usa a corto raggio per colpire in Russia. E Zelensky rilancia: “Ci serve attaccare in profondità”

La notizia è trapelata nella serata di ieri sul media statunitensi: Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina a colpire in territorio russo con armi fornite dagli Stati Uniti ma solo nell’area vicino a Kharkiv. “Il presidente ha di recente ordinato al suo team di garantire che l’Ucraina sia in grado di utilizzare le armi statunitensi a Kharkiv a scopo di controffensiva”, ha detto a Politico.com un funzionario americano, parlando di un’importante inversione di rotta che aiuterà Kiev a difendersi meglio. La richiesta di far cadere le limitazioni all’utilizzo degli armamenti era arrivata dopo l’inizio dell’offensiva russa su Kharkiv: i russi bombardano l’area dal loro territorio e noi non possiamo colpire le batterie dalle quali partono i loro attacchi, era la posizione di Kiev, supportata a più riprese dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nel chiedere questo cambio nelle regole di ingaggio.

L’esercito ucraino può quindi ora utilizzare armi fornite dagli americani, come razzi e lanciarazzi, per abbattere i missili o i bombardieri di Mosca o per colpire truppe ammassate appena oltre la frontiera e attive nei bombardamenti sulla città dell’Ucraina centro-settentrionale, regione confinante con la Russia. “Questo rafforzerà in modo significativo la nostra capacità di contrastare i tentativi di massa russi su entrambi i lati del confine”, ha dichiarato Sergei Nykyforov, portavoce della presidenza ucraina. Kiev tuttavia non potrà usare queste stesse armi per colpire infrastrutture civili o lanciare missili a lungo raggio.

Poche ore dopo la notizia, Mosca ha affermato che armamenti statunitensi sono stati già utilizzati dall’esercito ucraino per colpire il territorio russo. “Sappiamo che stanno già provando a effettuare attacchi sul territorio russo con armi di fabbricazione americana”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un briefing rispondendo a una domanda della Tass. E sottolineando che “si tratta di una prova del coinvolgimento americano nel conflitto”. Qualche ora prima il ministro della Difesa Andrei Belousov aveva affermato che Mosca ha fermato ieri sera un attacco ucraino utilizzando missili di fabbricazione americana in Crimea. Belousov ha detto che il “massiccio” bombardamento di Kiev ha utilizzato otto Atacms per prendere di mira il ponte di Kerch, ma i sistemi di difesa aerea hanno abbattuto i missili e otto droni.

Incassato l’ok di Washington, Volodymyr Zelensky ha immediatamente rilanciato. Kiev deve essere in grado di usare armi “potenti” a lungo raggio capaci di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo, ha detto il presidente ucraino in un’intervista esclusiva al Guardian. “Credeteci, dobbiamo rispondere. Non capiscono altro che la forza. Non siamo il primo né l’ultimo obiettivo” della Russia, ha affermato il capo di Stato ucraino. Tornando, quindi, a rivolgersi a Washington: gli Stati Uniti devono “credere di più in noi” perché senza il loro via libera, ha aggiunto, anche altri alleati come il Regno Unito potrebbero non permettere a Kiev di usare le loro armi a lungo raggio.

Parlando nel suo quartier generale a Kiev, Zelensky ha chiarito di voler utilizzare armi a lungo raggio come i missili Storm Shadow, prodotti in Gran Bretagna. E ha precisato che Londra, contrariamente a quanto ripotato dai media, non ha dato “il permesso al 100%” per farlo. Zelensky ha inoltre sottolineato che il ritardo con cui Biden ha autorizzato l’uso di armi occidentali contro obiettivi in Russia ha fatto sì che le forze di Mosca abbiano deriso l’Ucraina ed abbiano “dato la caccia” alla sua gente. Un ritardo che è costato vite umane, ha aggiunto, esortando il capo della Casa Bianca a superare le sue perenni preoccupazioni su una possibile “escalation” nucleare con il Cremlino. Sul tema, tuttavia, almeno per il momento la posizione degli Stati Uniti è netta. Un funzionario americano ha spiegato al Wall Street Journal che Washington ha posto un limite sul tipo di armi vietando l’utilizzo di Atacms o missili a lungo raggio. La decisione, spiegano le fonti, deriva dal tentativo del presidente di aiutare l’Ucraina a difendersi meglio, ma allo stesso tempo evitare l’escalation.

Se era stato Stoltenberg fin dal 25 maggio a caldeggiare la fine delle restrizioni imposte dagli Usa, pian piano diversi altri Stati dell’Alleanza hanno seguito il segretario generale. La Francia ha aperto la strada, quindi Canada, Polonia, Svezia e Danimarca l’hanno seguita. Oggi, dopo il no iniziale e le caute aperture dei giorni scorsi, è arrivato anche l’ok di Berlino: “Nelle ultime settimane, la Russia ha preparato, coordinato ed eseguito attacchi da posizioni nell’area di Kharkiv”, si legge in una nota di Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere Scholz. “Insieme, siamo convinti che l’Ucraina abbia il diritto, secondo il diritto internazionale, di difendersi da questi attacchi. E per questo può anche utilizzare le armi fornite in conformità con i suoi obblighi legali internazionali, comprese quelle fornite da noi”. L’Italia, invece, al momento resta contraria. “Per noi è impossibile usare le nostre armi fuori dall’Ucraina”, ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “La Costituzione lo vieta”, ha aggiunto il titolare della Difesa Guido Crosetto.

Immediata è arrivata la reazione di Mosca. Su Telegram il “falco” Dmitri Medvedev, l’ex premier russo ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza, è tornato a evocare l’uso di armi atomiche: “Qualche anno fa dicevano che la Russia non sarebbe arrivata a un conflitto militare aperto con il regime ucraino per non litigare con l’Occidente. Hanno sbagliato i calcoli. La guerra c’è. Potrebbero anche sbagliare i calcoli sull’uso delle armi nucleari tattiche. Anche se sarebbe un errore fatale”, scrive. “La minaccia nucleare russa nei confronti dell’Ucraina non è un bluff o un’intimidazione”, ha sottolineato.

“I Paesi occidentali (…) dovrebbero comprendere chiaramente quanto segue – prosegue Medvedev nel post -: 1) Tutti i loro equipaggiamenti militari e i loro specialisti che combattono contro di noi saranno distrutti sia sul territorio dell’Ucraina b. (banderiana, ndr) sia sul territorio di altri Paesi, se da questi vengono lanciati attacchi contro il territorio della Russia. 2) La Russia presume che tutti i mezzi di sconfitta a lungo raggio utilizzati dall’Ucraina b. siano già oggi direttamente controllati dal personale militare della Nato. Questa non è ‘assistenza militare’, ma partecipazione alla guerra contro di noi. E le loro azioni potrebbero diventare casus belli“.

Ieri, giovedì, era stato Sergei Lavrov a tornare sul concetto di “deterrenza nucleare“. “L’attuazione da parte degli americani dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione – aveva spiegato il ministro degli Esteri russo in un’intervista all’agenzia statale Ria Novosti -, non escludiamo ulteriori passi nel campo della deterrenza nucleare”.

La decisione di Biden arriva mentre i ministri degli Esteri della Nato si ritrovano per il secondo della due giorni di Praga per fare il punto in vista sul summit di Washington, in programma a luglio. “Abbiamo discusso il percorso dell’Ucraina verso l’adesione alla Nato – ha detto Stoltenberg -. Gli alleati convengono che il futuro dell’Ucraina è nell’Alleanza Atlantica: siamo determinati a fare progressi nell’individuare questo percorso”. “L’adesione sarà la massima garanzia di sicurezza per l’Ucraina – ha aggiunto – assicurerà una pace duratura e fornirà la stabilità necessaria per la ricostruzione” del Paese dopo la guerra.

Per il futuro, ha proseguito il segretario generale della Nato, “ho proposto che gli alleati si impegnino a sottoscrivere un impegno finanziario pluriennale per l’Ucraina dall’invasione su vasta scala della Russia nel 2022. Gli alleati hanno fornito all’Ucraina un sostegno militare del valore di circa 40 miliardi di euro ogni anno“. “Dobbiamo mantenere almeno questo livello di sostegno ogni anno, finché sarà necessario. Ho anche proposto che gli alleati condividano attivamente questo onere. Ciò migliorerà la responsabilità e darà all’Ucraina la prevedibilità di cui ha bisogno per pianificare a lungo termine”, ha concluso.