Joe Biden dà l’ok a Kiev a utilizzare le armi Usa in Russia, l’Ucraina accoglie con favore la fine delle restrizioni e l’Italia si affretta a mettere le mani avanti. “Ogni Stato ha le sue leggi, la sua Costituzione – ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo al convegno nazionale dei Giovani imprenditori di Confindustria in corso a Rapallo -. L’applicazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione ci impone dei caveat rispetto all’utilizzo delle armi che diamo all’Ucraina: devono essere necessariamente usate per la difesa dell’Ucraina, che significa anche colpire i russi in Ucraina, ma non possono essere utilizzate nel territorio di un altro Paese. E’ la mia opinione, condivisa dalla premier e dal ministro Tajani, perché parliamo di cose senza precedenti nella nostra storia”.

“Affrontiamo una situazione che fino a qualche anno fa nessuno si aspettava – ha argomentato Crosetto -. Abbiamo, purtroppo o per fortuna, costruito delle regole che non tengono conto dei conflitti che stiamo vivendo. Ne discuteremo con i nostri alleati, l’importante è che vengano date armi all’Ucraina per difendersi. In questi mesi non è mancata la capacità di attacco, ma la possibilità di difesa, perché il calcolo sbagliato è stato quello della capacità occidentale di produzione di sistemi che servissero a Kiev per difendersi, mentre l’economia russa è stata trasformata immediatamente in economia di guerra e ha dimostrato di essere molto più flessibile e produttiva, per cui i russi hanno continuato ad attaccare con lo stessa intensità per due anni”.

Anche Antonio Tajani esclude categoricamente l’ipotesi che le armi italiane possano essere usate in territorio russo, senza tuttavia spiegare su quali fondamenta si basino le sue certezze. “Per noi è impossibile usare le nostre armi fuori dall’Ucraina“, ha assicurato il ministro degli Esteri nel secondo giorno del vertice dei ministri degli Esteri Nato a Praga, ribadendo il no del nostro Paese all’idea di consentire alle forze di Kiev di usare gli armamenti occidentali per colpire in territorio russo, caldeggiata da giorni dal segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg e già accettata da alcuni Stati membri. “Le armi italiane possono essere usate solo all’interno del territorio ucraino per respingere l’avanzata russa e garantire la libertà del Paese. L’Italia ripudia la guerra, non possiamo fornire armi per attaccare la Russia in territorio russo”, ha specificato il capo della Farnesina intervistato a Mattino Cinque. “Un conto è usare queste armi in territorio occupato, un conto è difendere l’Ucraina, un altro è dire che siamo in guerra con la Russia“. Però Tajani dà anche un’altra notizia: “Siamo pronti a inviare altre armi, compresi i Samp-T (i sistemi missilistici antiaerei, ndr) ma è importante usarle dentro l’Ucraina per la difesa, come ad esempio la difesa aerea”.

Matteo Salvini va oltre e si spinge fino a usare il tono tipico delle promesse: “L’Italia non in guerra con la Russia e non è titolata a sparare e uccidere in Russia – ha detto il ministro dei Trasporti e leader della Lega a Radio Anch’Io -. Abbiamo aiutato Kiev ma mai permetterò che un solo missile bombardi in Russia perché non voglio lasciare ai miei figli la terza guerra mondiale”. “Macron è uno dei principali sostenitori del fatto che la guerra deve andare avanti” e “non so per quale interesse” lo faccia, ha aggiunto Salvini. “Penso ci sia qualcuno che per motivi economici o politici voglia che la guerra non finisca, ma questo qualcuno non è al governo in Italia”, ha concluso.

Dopo il no iniziale e l’improvvisa – seppur non chiarissima da un punto di vista comunicativo – inversione a “u” dei giorni scorsi, Berlino ha puntualizzato sulla sua posizione: la Germania autorizza gli ucraini a difendersi “nel rispetto del diritto internazionale” contro gli attacchi che arrivano da immediatamente oltre confine “anche con le armi consegnate”, anche quelle tedesche, ha detto Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere Olaf Scholz. Ma “è sempre stato chiaro che noi, nel mettere a disposizione le armi all’Ucraina, non diventiamo parte del conflitto“.

Anche l’Unione europea concorda sulla fine delle restrizioni: “La competenza in materia è nazionale ma su una cosa siamo chiari: l’Ucraina ha il legittimo diritto all’autodifesa e questo, secondo il diritto internazionale, include attacchi a installazioni militari fuori confine – ha detto il portavoce del Servizio di Azione Esterna Ue Peter Stano nel corso del briefing della Commissione -. L’Alto rappresentante lavora, come sempre, ad una posizione comune anche su questo dossier ma la decisione finale spetta ai Paesi membri”.

Dal vertice di Praga il segretario di Stato Usa Antony Blinken annuncia l’approvazione di un nuovo “pacchetto robusto” di aiuti militari a Kiev: “Prenderemo decisioni per rendere la Nato adatta a fronteggiare le sfide del nostro tempo“, dice. E Stoltenberg esprime soddisfazione per i crescenti consensi intorno alla sua posizione: “Grazie per la leadership che gli Stati Uniti stanno dimostrando ed è bello sapere che anche gli alleati europei e il Canada si stanno facendo avanti. È la Russia che ha dato il via all’escalation, prima invadendo un altro Paese e ora aprendo il nuovo fronte a Kharkiv”, afferma, dicendo però di augurarsi che gli attacchi al di là del confine avvengano “in linea con il diritto internazionale e in modo responsabile”.

Ma allo stesso tempo il premier ungherese Viktor Orbán – membro dell’Alleanza atlantica, ma vicino al presidente russo Vladimir Putin – definisce “preoccupante” il dibattito e afferma che l’Unione europea “è a pochi centimetri dalla distruzione” per la scelta di essere “sempre più coinvolta” nel conflitto in Ucraina. “L’entrata in guerra non avviene in un unico passaggio. Ci sono tre fasi: discussione, preparazione e distruzione. Ora stiamo completando la discussione e siamo nella fase di preparazione. Siamo a pochi centimetri dalla distruzione”, sostiene in un’intervista alla radio di stato ungherese.

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