Da tempo è scattato un allarme sui disturbi alimentari dei giovanissimi. Ed è ormai un dato l’abbassamento dell’età di esordio di anoressia e bulimia. “È un elemento che noi pediatri siamo registrando da qualche tempo: se queste situazioni una volta erano fuori dalla fase pediatrica, adesso coinvolgono sempre di più un’età infantile, con casi a 9-10 anni. Abbiamo addirittura qualche caso a 8-9 anni, mentre per i ragazzi di 12-14 anni abbiamo avuto un aumento molto forte. Solo una quindicina d’anni fa l’età di comparsa di questi disturbi avveniva intorno ai 16-18 anni” spiega all’Adnkronos Salute Giuseppe Banderali, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip), alla vigilia della Giornata mondiale dei disturbi alimentari, in calendario il 2 giugno.
Il cambiamento anagrafico delle persone che soffrono di questi disturbi, circa 3,2 milioni, di cui 3 su 10 con meno di 14 anni, non è da poco su piano dell’assistenza. “Comporta, ad esempio – continua Banderali – che il pediatra debba essere più attento a questi problemi che una volta vedeva solo marginalmente. E, come principale gestore della salute del bambino, possa così fare diagnosi precoci“. Come per le altre patologie, infatti, “prima viene individuato il problema tanto prima il trattamento sarà avviato e, di conseguenza, la possibilità di uscire dal problema sarà percentualmente più alta”. Anche i genitori e la scuola, però, devono poter essere informati correttamente per avere chiari i campanelli d’allarme da segnalare al medico.
“Nell’anoressia nervosa – sottolinea Banderali – ci sono disagi fisici o psichici molto importanti. Ma sicuramente la perdita di peso è un dato abbastanza evidente. Un bambino in genere non cala di peso nel normale sviluppo. Quindi, se un genitore nota un anomalo dimagrimento, può segnalarlo al pediatra. C’è una correlazione anche all’aumento della statura che pure deve essere osservata, così come vanno tenuti sotto controllo eventuali comportamenti scorretti a tavola con selettività eccessive, un rifiuto del cibo”, spiega il pediatra, sottolineando che esistono anche altre patologie legate all’alimentazione – differenti da anoressia e bulimia, perché non legate alla percezione corporea – in bambini molto piccoli. “Si denominano con la sigla Arfid (disturbi evitanti-restrittivi dell’assunzione di cibo). Possono essere presenti anche nei primi anni di vita e comportano un’eccessiva restrizione alimentare, che – anche in questo caso – implica un calo ponderale e dei disagi fisici e psichici importanti. Mai quindi trascurare il peso del bambino“, raccomanda lo specialista.