Niente più indagini dei pm per accertare eventuali reati commessi da operatori di polizia “relativi all’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica” mentre sono in servizio: gli “accertamenti relativi alla legittimità dell’azione degli operatori e in particolare al rispetto dei protocolli operativi” deve essere svolta dall’Avvocatura dello Stato. È quanto prevede l’emendamento presentato dai deputati della Lega, Igor Iezzi e Laura Ravetto, che introdurrebbe un vero e proprio “regime speciale” per le forze dell’ordine e i militari, sottraendo ai magistrati gli accertamenti sulle notizie di reato.

Modifica al Codice di procedura penale – L’emendamento è stato depositato da Iezzi e Ravetto nelle commissioni riunione I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) e II (Giustizia) al disegno di legge, di iniziativa del governo, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”. La proposta dei leghisti andrebbe ad aggiungere un articolo (il 335 bis) al Codice di procedura penale che verrebbe denominato “Fatti commessi in servizio da agenti o ufficiali di pubblica sicurezza, agenti o ufficiali di polizia giudiziaria o da militari relativi all’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica”.

Dal pm al procuratore generale – L’emendamento prevede che “qualora il pubblico ministero riceva notizia di fatti commessi in servizio da agenti o ufficiali di pubblica sicurezza, agenti o ufficiali di polizia giudiziaria o da militari in servizio di pubblica sicurezza relativi all’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica” deve informare “nello stesso giorno il procuratore generale presso la Corte d’appello“. Il pm potrebbe solamente compiere “frattanto esclusivamente gli atti urgenti, relativi alla prova di reato dei quali non è possibile rinvio“, si legge nella proposta. Da quel momento il procuratore generale è tenuto a informare “il comando del corpo o il capo dell’ufficio da cui dipendono i soggetti” per dare immediata notizia alle persone indagate e all’Avvocatura dello Stato, e aprire un fascicolo.

Gli accertamenti dell’Avvocatura – A questo punto gli accertamenti passerebbero nelle mani proprio all’Avvocatura dello Stato, cioè quell’organo della pubblica amministrazione che ha compiti di consulenza giuridica e di tutela e rappresentanza dello Stato e delle pubbliche amministrazioni italiane. Come si legge nell’emendamento, infatti, “l’Avvocatura dello Stato procede immediatamente agli accertamenti relativi alla legittimità dell’azione degli operatori e in particolare al rispetto dei protocolli operativi concernenti l’uso della forza, avvalendosi, laddove necessario, dell’opera di consulenti tecnici ed informando, senza ritardo, il procuratore generale dell’esito dell’attività“.

La decisione del procuratore generale – Sulla base di quanto accertato dall’Avvocatura, “il procuratore generale qualora reputi che il fatto non sussiste o che l’imputato non l’ha commesso o che la legge non lo preveda come reato ovvero che sussiste una delle cause di esclusione della pena, provvede all’immediata chiusura del procedimento“. Altrimenti il procuratore generale “esercita l’azione penale“, chiedendo quindi il rinvio a giudizio. Una decisione che, pertanto, si dovrebbe basare (secondo la proposta dei deputati della Lega) esclusivamente su quanto riscontrato dall’Avvocatura dello Stato.

Avs: “Gli agenti diventerebbero cittadini speciali con protezioni speciali” – “Siamo alla follia“, commenta il deputato Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Affari costituzionali: “L’emendamento leghista introdurrebbe un regime speciale nel quale addirittura l ’Avvocatura dello Stato avrebbe il potere di accertare la legittimità dell’azione contestata”. Come sottolinea Zaratti, infatti, “questo potere, secondo la nostra Costituzione, spetta solo alla magistratura“. In questo modo “gli agenti diventerebbero cittadini speciali con protezioni speciali“. Per il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra questo emendamento rappresenta “lo scardinamento dei principi democratici di divisione dei poteri e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.

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