Scontro acceso a Tagadà (La7) tra il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ed Eugenio Albamonte, pm della Procura di Roma, sulla separazione delle carriere varata dal Consiglio dei ministri.
L’ex presidente dell’Anm è estremamente critico con la riforma Nordio della giustizia: “Io non voglio fare il pm nel nuovo regime. Da quando sono entrato in magistratura, ho sempre fatto il pm e non voglio farlo più, perché non voglio essere né quello che passa al giudice le veline della polizia, né voglio andare a finire sotto il controllo dell’esecutivo. In tutti i paesi in cui c’è la separazione delle carriere – spiega – cioè in Portogallo, in Francia, in Spagna, il pm prima o dopo è finito sotto il controllo dell’esecutivo. Non esiste un pm separato e autonomo. Quindi, se questo non avviene adesso, succederà dopo. È inevitabile, perché i sistemi costituzionali funzionano in un certo modo e Sisto può dire tutto quello che vuole, ma non può inventarsi un suo sistema costituzionale”.
Sisto gesticola e smentisce, ma il magistrato rincara: “Questa riforma viene intestata a Berlusconi, ma Berlusconi era per caso il paladino dell’efficienza e dell’efficacia dell’effettività dell’azione penale? Non mi sembra, mi pare che tutta la sua storia sia legata al tentativo di sottrarsi ai processi e alle indagini – aggiunge – Una riforma concepita e glorificata in quel côté da un governo che elimina l’abuso d’ufficio, che vuole cancellare il traffico d’influenze, che vuole togliere le intercettazioni per la corruzione, vuole rafforzare il giudice o vuole minare l’autonomia del pm? Mi pare ovvia la risposta”.
“Ma non è vero – ripete più volte Sisto – L’abbiamo pure scritto che non intendiamo toccare l’autonomia e l’indipendenza del pm. Non si può dire che quello che è scritto non è vero se noi l’abbiamo scritto. La verità è che secondo voi le riforme costituzionali non si devono fare. Purtroppo per voi sono previste”.
“Quelle sbagliate no“, commenta Albamonte.
“Non siete voi a dirlo – ribatte il parlamentare di Forza Italia – Voi potete criticarle ma c’è un Parlamento che scrive le leggi”.
“Finché abbiamo la libertà di parola lo possiamo dire oppure non possiamo più esprimerci?”, chiede sarcasticamente il magistrato.
“Certo – risponde Sisto – Ma voler imporre al Parlamento delle scelte non è consentito a nessuno”.
“Veramente non è nelle nostre possibilità imporre niente a nessuno”, controbatte Albamonte.
“La rappresentanza del popolo italiano non è della magistratura ma del Parlamento – rilancia Sisto – Voi applicate le leggi e nessuno vi deve disturbare nell’applicare le leggi”.
Albamonte sorride e commenta: “Questo non è vero”.
“Le leggi – continua Sisto – le scrive il Parlamento su mandato dei cittadini italiani. Questo voglio che sia chiaro”.