Non solo le organizzazioni che fanno capo agli oppositori di Putin o le ong che denunciano le violazioni dei diritti umani. Il ministero della Giustizia russo ha aggiornato la sua lista di “agenti stranieri” e ha deciso di inserirci perfino il gruppo di smobilitazione The Way Home, nato dalle mogli dei soldati impegnati nella guerra in Ucraina, e l’ex aspirante alla presidenza Yekaterina Duntsova. Il ministero, nel comunicare la notizia, ha affermato che i nuovi membri aggiunti hanno “diffuso informazioni false volte a creare un’immagine negativa della Federazione Russa e del suo esercito”.

Il movimento The Way Home è stato fondato dalle mogli dei soldati inviati a combattere in Ucraina e si batte per la loro smobilitazione. Con l’introduzione nella lista degli “agenti stranieri” è appena diventato un’entità poco gradita dal governo russo. Una svolta che non sembra rappresentare un ostacolo: “L’assurdità del governo sta prendendo slancio, ma non abbiamo intenzione di fermarci. I nostri cari sono ancora in pericolo mortale, sotto il dominio dei patrioti russi e degli amici dello Stato”, ha scritto Novaya Gazeta Europe citando un messaggio su Telegram del gruppo.

Duntsova, invece, è una giornalista e consigliera locale della città di Rzhev, nella regione occidentale di Tver. Ha fatto scalpore quando a novembre scorso ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali di marzo, poi stravinte da Putin, dicendo di voler porre fine all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. La Commissione elettorale centrale però ha rifiutato di registrarne il partito, bloccato la raccolta firme e la campagna elettorale sottolineando degli errori nella candidatura. Duntsova ha dichiarato che l’inserimento del suo nome fra gli agenti stranieri non è altro che un “modo del governo di trattare un politico scomodo“. Sempre secondo Novaya Gazeta Europe, gli individui e le organizzazioni considerati agenti stranieri dal governo russo sono obbligati a identificarsi come tali in tutti i post sui social media e in altre pubblicazioni e sono inoltre soggetti a severi requisiti finanziari. Nella stessa black list è finita anche Maria Litvinovich, attivista per i diritti umani.

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