di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Assistiamo in questi giorni a una escalation di dichiarazioni sulla guerra tra Ucraina e Russia che stranamente vedono alcuni leader europei scavalcare addirittura l’amministrazione Biden.

Sarebbe utile capire da un lato gli obiettivi europei di questa escalation e dall’altro cosa siamo disposti a rischiare e a mettere sul piatto per raggiungerli. Se l’obiettivo è sconfiggere Putin e ripristinare l’integrità territoriale ucraina, è legittimo chiedersi se i popoli europei siano disposti per questo a rischiare di vedersi coinvolti in una guerra nucleare.

Per essere chiari, e se si è seri, occorre mettere in conto che il rischio diventi realtà e che quindi le prime vittime di questa eventuale guerra sarebbero gli europei; in primo luogo, le popolazioni che si trovano vicine ai siti di bombe nucleari. Quelle Nato in Italia a Ghedi e Aviano e poi nei Paesi Bassi, Turchia, Germania, oltre agli arsenali nazionali di Francia e Inghilterra.

Sorprende l’esibizione muscolare europea nei confronti di Putin, che o sottintende che i muscoli ci siano effettivamente – cosa di cui dubito soprattutto senza l’ombrello Nato – o che si stia pericolosamente bluffando. Ad un attacco nucleare russo, quante bombe nucleari saremmo effettivamente capaci di neutralizzare prima che cadano a Parigi, Londra o Roma? Forse tra qualche anno sì, se faremo l’esercito europeo, se ogni volta che si riuniscono i leader europei non ne risultasse una cacofonia priva di visione, se Germania e Francia la smettessero di voler imporre a tutti la propria linea e se… se e se. Ma ora, in questa fase storica, non credo. In ogni caso probabilmente saremmo comunque in grado di infliggere perdite significative ai russi.

In sintesi, Russia e Europa non sopravviverebbero alle prime 3-4 ore di conflitto atomico. Nel mentre gli Usa, geograficamente più distanti, avrebbero il tempo di organizzarsi e respingere gli attacchi delle residue forze russe. Cosa su cui si allenano da anni. In 24 ore la guerra finirà e forse ci sarà qualche sopravvissuto nella Spagna di Sanchez, lontana dagli arsenali atomici, a poterla raccontare – oltre agli americani e cinesi che comunque vivrebbero in un pianeta devastato dalle radiazioni.

Qualcuno dice che non ci sono alternative, che Putin va fermato e che questa sia l’unica via per evitare che i cosacchi bivacchino sulle rive della Senna o del Tevere. Onestamente, dopo le difficoltà dei russi in Ucraina, mi pare improbabile che tentino ulteriori avventure. Eppure credo che se l’obiettivo fosse la pace l’Europa avrebbe molto da mettere sul piatto di Putin, dell’Ucraina e della Russia e di noi stessi europei. Sia sul piano degli scambi commerciali, sia sul piano delle reciproche garanzie di sicurezza. Forse gli Usa arriccerebbero il naso, però potremmo farcene una ragione.

Si dice anche che in Ucraina difendiamo i valori occidentali e che non sia ammissibile che il macellaio Putin getti bombe su un supermercato. Ma davvero? Spostiamoci di qualche quadrante sulla mappa. Leggo che secondo il Guardian il Mossad, nella persona di Yossi Cohen, abbia minacciato l’allora procuratrice della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, che indagava sui crimini israeliani in Cisgiordania. Leggo che una delle candidate repubblicane alla presidenza degli Usa, Nikki Haley, in visita in Israele abbia scritto con un pennarello sulle bombe inviate dagli Usa “Finish them”, che significa ‘Finiteli tutti’ riferito ai palestinesi, e poi “L’America ama Israele, sempre”. Per la cronaca, Nikki Haley è stata anche ambasciatrice Usa all’Onu.

Leggo che in base all’American Service-Members’ Protection Act nessun paese può mettere sotto processo e in arresto militari Usa, che possono essere giudicati solo dagli Usa stessi.

Perdonatemi, ma se questi sono i valori praticati dall’Occidente, non voglio morire per questi, perché mi paiono troppo simili a quelli di Putin e mi fanno orrore.

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