Calcio

Ancelotti non finisce mai: quinta Champions League. Così ha portato il Real Madrid dal rischio naufragio all’ennesimo trionfo

Carlo V, Carlo VII: nell’ora dell’ennesimo trionfo in panchina di Ancelotti, si palleggia tra le Champions vinte da allenatore e il conto allargato a quelle conquistate da giocatore. Scegliamo la terza via: 29 trofei da manager – agganciato Lobanosovsky al quinto posto della classifica all time -, compreso l’Intertoto con la Juventus. Tradotto: il tecnico italiano più decorato della storia, il migliore del mondo dei tempi moderni con Guardiola, un’eccellenza del nostro calcio e del made in Italy in generale. L’immagine della quindicesima Champions depositata nella bacheca del Real Madrid è el señor Ancelotti.

Un sms di un amico dalla Thailandia riassume in poche parole una qualità fondamentale del Real, emersa in modo lampante nella finale di Wembley contro il Borussia Dortmund: “L’unica squadra che non affonda nelle avversità”. Analisi azzeccata. Nel primo tempo, il Real ha rischiato cinque volte il naufragio: è stato salvato da un palo, da due parate importanti di Courtois, dagli errori di mira della squadra tedesca. Il Real nella bufera ha avuto un merito: non ha mai perso la testa. Ha affrontato la tempesta con intelligenza e lucidità. La calma e l’esperienza di Ancelotti nell’intervallo sono state determinanti. Gli spagnoli sono rientrati in campo senza cambi – nove allenatori su dieci avrebbero ordinato almeno una sostituzione – e con uno spirito diverso. Il calo fisico del Borussia ha fatto il resto. Nella ripresa non c’è stata storia e il Real ha calato un’altra carta che lo distingue dal resto del pianeta calcio: capitalizza le occasioni che crea. Sono arrivati i gol di Carvajal e Vinicius, le parate da urlo di Kobel, i salvataggi della difesa. Il Borussia ha dominato nel primo tempo, ma non ha segnato. Il Real ha condotto le danze nella ripresa e ha trovato due reti. Ecco la differenza.

Il Real ha vinto questa Champions, l’ultima con il format attuale, non perdendo mai: 9 successi e 4 pareggi. Ha eliminato potenze come Manchester City (quarti) e Bayern Monaco (semifinale). Ha riportato sulla terra il magnifico Borussia di Eden Terzic. Ha vinto la “Quindicesima” con le stelle, ma giocando da squadra. Il migliore in campo a Wembley è stato il terzino Carvajal, giocatore straordinario, capace di coprire ottanta metri di campo, veloce, bravissimo a difendere e letale in attacco. La capocciata nella finale che ha trascinato il Real verso il successo finale è stata il gol numero 6 della sua stagione. Il 2-0, grazie a un regalo di Maatsen, proietta Vinicius verso la conquista del Pallone d’Oro: una buona Copa America potrebbe dargli la spinta decisiva. A Wembley sono stati importanti altri protagonisti: Courtois – un mistero la mancata convocazione agli europei del portiere da parte del ct del Belgio -, Camavinga, Rudiger. Kroos ha giocato con l’animo in subbuglio: la notte dell’addio al Real è stata un macigno sulle spalle del tedesco. Bellingham si è visto poco, ma da marzo l’inglese ha combinato poco. Bello però il suo inchino di fronte a Ancelotti: il giusto omaggio a un allenatore che ha fatto diventare l’inglese il miglior calciatore della Liga 2023-2024. “Gli devo molto, in questa stagione con lui sono migliorato sotto tutti i punti di vista. E’ un piacere lavorare con lui”. Un piacere che da luglio sarà condiviso da Mbappé e dal diciassettenne brasiliano Endrick, le nuove stelle che il Real ha già arruolato.

Le parole di Ancelotti sono da titolo: “Questo mio secondo incarico al Real è da sogno. Spero di non svegliarmi mai”. Carlo ha abbracciato e baciato la moglie Mariann. In panchina, aveva stretto forte il figlio Davide. Il calcio a dimensione umana nell’era del business. La capacità di rimettersi in piedi dopo le cadute. A Napoli, licenziato dopo una stagione e mezza, gli avevano dato del bollito. Ripartito dall’Everton, trascinato a un passo dalle coppe europee e con il fiore all’occhiello del derby vinto con il Liverpool, non ci ha pensato un attimo quando il Real, nella primavera del 2021, lo ha richiamato a Madrid. “C’è il Real e c’è il calcio”, disse per spiegare il suo addio rapido all’Everton. C’è Ancelotti e ci sono gli altri allenatori. Cinque Champions sollevate da tecnico: altro da aggiungere?