José Mourinho a Istanbul: il Bosforo rischia lo tsunami. Mourinho alla guida del Fenerbahce per due stagioni – nel contratto c’è una clausola di uscita in caso di chiamata della nazionale portoghese – apre una finestra sul campionato turco: si annunciano giorni di fuoco nella parte asiatica della capitale. Il Fenerbahce è riuscito nell’impresa di non vincere l’ultimo campionato, pur avendo totalizzato 99 punti e incassato una sola sconfitta: ha chiuso alle spalle dell’eterno nemico, il Galatasaray, approdato a quota 102. Il Fener ha un seguito impressionante in patria – il 35% dei tifosi -, una buona base di fan in Azerbaigian e a Cipro Nord, il record di campionati turchi (28) in bacheca, ma è a secco dal 2014. Nell’ultimo decennio ha conquistato solo una Coppa nazionale (2022-2023). Dieci anni di amarezze.
Mourinho è chiamato a Istanbul per fare quello che gli è riuscito bene nei primi dieci anni da protagonista assoluto del calcio mondiale, un po’ meno bene nel decennio successivo (e in questo ricorda il percorso del suo ex nemico Arsène Wenger): vincere. Mourinho ha sollevato la Conference con la Roma nel 2022 e la direzione arbitrale discutibile di Taylor gli ha probabilmente negato l’Europa League nel 2023. E’ stato licenziato a gennaio, con la Roma al nono posto, nel tentativo di scuotere la squadra con il suo esonero e di approdare in Champions. Scommessa persa: la Roma si è classificata sesta, come già accaduto con Mou nel 2022 e nel 2023.
Il Fenerbahce vuole vincere e Mourinho, al decimo club da allenatore, vuole tornare protagonista. Il passaggio in Turchia fa uscire per la prima volta dal 2004 l’allenatore portoghese dal circuito dei cinque campionati top europei. In quel 2004, arruolato dal Chelsea, si presentò come Special One. Lo sbarco al Fenerbahce certifica il ritorno a una dimensione più umana: Normal One. I grandi club a caccia di allenatori hanno compiuto altre scelte. E’ naufragato il tentativo di tornare al Chelsea per il tris. Il Bayern Monaco ha deciso di scommettere su Kompany. Il Liverpool si è assicurato l’olandese Slot, ex Feyenoord. Il Manchester United ha altre idee. In Spagna la situazione è ingessata e l’unica big dove è cambiata la guida, il Barcellona, ha virato sul tedesco Flick. Barcellona, in ogni caso, è vietata a Mou per i trascorsi con il Real. In Italia poteva spuntare il Napoli, ma da quelle parti hanno individuato in Conte l’uomo giusto per ripartire. La Francia è PSG, dove regna Luis Enrique.
Mou ha preso atto e ora, carico di stipendio super e di gloria, si prepara all’avventura turca. Da quelle parti ci vuole poco per scaldare l’ambiente: chiedere a Terim, avvistato in tribuna a Wembley a godersi la finale Champions. La Turchia è un ridimensionamento e Mou è consapevole della situazione, ma riuscirà, con la sua formidabile dialettica, a rovesciare la prospettiva. Farà passare il messaggio di una grande città – e su questo non ci sono dubbi -, di un calcio in ascesa – e qui invece si può discutere -, di una nuova missione da compiere – e questo è l’aspetto più affascinante della questione -. Mourinho ha compiuto 61 anni a gennaio. Il tempo che passa ha allentato il muro che proteggeva e nascondeva le sue emozioni. Nella notte di Wembley, l’abbraccio all’allenatore sconfitto, Eden Terzic, è stata una delle immagini più umane. In quel gesto, c’è tutta la comprensione di chi è stato un gigante della panchina, un serial winner, ma è stato costretto dagli eventi a misurarsi con il peso della sconfitta.
Mou nella Turchia di Erdogan sta già accendendo la passione. E’ una botta di adrenalina in un ambiente vulcanico da sempre. Comunque vada, una storia da seguire. Mancava questo alla sua storia: José sultan. The Sultan One. Erdogan dovrà farsene una ragione.