Oltre 200 feriti e 45 esseri umani bruciati vivi in due giorni: uomini, donne e bambini senza alcuna colpa, per mesi sfuggiti ai bombardamenti a Gaza e poi deliberatamente uccisi in una tendopoli a Rafah, proprio in quella zona che era stato detto loro essere sicura.
Possiamo chiamarlo massacro, annientamento, strage, sterminio, pulizia etnica, genocidio: il risultato non cambia. È umanità cancellata, è una terra cancellata. Sono città, storie, voci cancellate. È speranza cancellata intenzionalmente.

Il modo in cui certamente non possiamo chiamarlo è “tragico incidente”, come sempre fa Netanyahu quando i suoi crimini atroci sollevano la rabbia del mondo. Un crimine di guerra non è mai un incidente. È una scelta deliberata, scellerata, colpevole e terrorista. Già quando lo scorso marzo sono stata al valico di Rafah ho denunciato la palese intenzione di Netanyahu di annientare la popolazione palestinese bombardandola e affamandola attraverso il blocco degli aiuti umanitari al valico.

I camion che dovrebbero portare beni di prima necessità ai civili vengono bloccati dai controlli israeliani. Ce ne sono oltre 1500 fermi al valico perché non hanno ottenuto il via libera per motivi impensabili, dal modo in cui sono inscatolati i prodotti trasportati al fatto che contengono beni proibiti da Israele, ma una lista ufficiale dei divieti non è mai stata diffusa. Così, ad esempio, sono bloccate le merendine al cioccolato e i datteri, perché considerati addirittura beni di lusso.

Tutto ciò crea enormi ritardi nell’ingresso del cibo e delle medicine e intanto la popolazione è stremata e muore anche di fame, di sete e per le epidemie, oltre che per le bombe. A disposizione c’è un bagno ogni 600 persone, non c’è acqua pulita per potersi lavare. Le donne tamponano le mestruazioni con vecchi pezzi di tende che lavano sempre in acqua sporca e partoriscono tra le macerie, nell’impossibilità di proteggere se stesse e i propri figli.

Accanto al valico di Rafah c’è un intero complesso di case di nuova costruzione, un villaggio fantasma nel deserto con intorno un muro, costruito forse con l’obiettivo di deportare in un nuovo carcere a cielo aperto la popolazione palestinese che sopravvive alle bombe, alla fame e alle epidemie. Un piano aberrante.

Ora è sotto gli occhi di tutti come Israele stia perseverando nel suo progetto criminale, in spregio agli ordini della Corte internazionale di giustizia, al diritto internazionale e alla vita umana. Intanto la giustizia internazionale sta finalmente facendo il suo corso e il procuratore della Corte Penale internazionale ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto, oltre che contro i leader di Hamas, anche contro Netanyahu con l’accusa di crimini di guerra, perché nessuno Stato è al di fuori del diritto internazionale. Anche in guerra ci sono delle regole e Israele di giorno in giorno ha spostato sempre più in là l’asticella dell’orrore sentendosi legittimato a farlo. L’Occidente glielo ha permesso e questa è una macchia indelebile sulla nostra storia. “Una bestemmia” contro la democrazia.

Il governo italiano non può più restare con le mani in mano. Tutta la comunità internazionale deve obbligare Israele al cessate il fuoco immediato e definitivo e mettere il criminale di guerra Netanyahu all’angolo ricorrendo a sanzioni, allo stop all’invio delle armi e finalmente al riconoscimento dello stato palestinese. Irlanda, Spagna, Norvegia hanno formalmente riconosciuto lo Stato di Palestina, così come altri 139 Stati delle Nazioni Unite, il 70% dei membri. Cosa sta aspettando l’Italia a fare lo stesso?

La soluzione “due popoli e due Stati” non è realizzabile finché la Palestina non sarà riconosciuta come Stato, fino a quando esisterà l’occupazione illegale di territori altrui da parte di Israele e, soprattutto, fino a quando continuerà il massacro di innocenti. Il popolo palestinese, che da oltre 70 anni è profugo in casa propria, ha diritto a una patria indipendente e sovrana, a vivere con dignità e a essere interlocutore alla pari di tutti gli altri. Questa è l’unica strada possibile per costruire una pace duratura in Medio Oriente.

Come dimostrano anche le sempre più frequenti manifestazioni nelle università e in piazza, nonostante molte informazioni non passino dai media generalisti, i cittadini e le cittadine vogliono sapere, capire bene quanto sta accadendo nella Striscia e far sentire la propria voce a sostegno della popolazione palestinese. 36mila vittime, di cui 15mila bambini uccisi a Gaza, pesano sulle coscienze di tutti. Come si può tollerare questo orrore? Come si fa a dormire sonni tranquilli? Basta silenzi criminali, ritorniamo ad essere umani.

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