“Non sono un jukebox”. La riposta di Elly Schlein, evocata da Giorgia Meloni nel suo comizio di Roma è arrivata durante l’intervista a “In mezz’ora” su Rai3. La presidente del Consiglio solo ieri, intervenendo davanti ai suoi sostenitori, aveva ricordato le parole del candidato socialista Nicolas Schmit che l’ha definita anti-democratica. “Chiedo pubblicamente alla segretaria del Pd di dire cosa ne pensa”, ha detto. E la replica è arrivata quasi 24 ore dopo: “La premier inventerebbe qualunque scusa ogni giorno per distogliere l’attenzione degli italiani dalla questione salariale, dai tagli alla sanità”, ha detto Schlein. “Non sono un jukebox che parla al comando, è lei che deve dare risposte”.

Quindi la dem ha rilanciato: “Faccia qualcosa per la sanità pubblica, approvi la legge che porta la mia firma, sennò ci sarà una sanità solo per chi se la può permettere”, ha detto. “Ogni giorno ne inventa una, agli italiani che fanno fatica ad arrivare a fine mese delle sue ripicche personali non importa nulla“. Schlein ha anche parlato delle manovre in Ue per la prossima maggioranza: “Noi ci teniamo a vincere elezioni e con il PsI sosterremo il nostro candidato alla presidenza”. Se non sarà “possibile valuteremo dopo il voto. Ma una cosa è certa: non saremo disposti ad accordi a con la destra nazionalista. Né con Meloni, né Le Pen-Salvini”. Ed è “grave che von der Leyen voglia” governare e cerca “anche i loro voti”.

Schlein ha infine attaccato le riforme della maggioranza, dal premierato all’autonomia differenziata: “Oggi è impossibile parlare di Costituzione e Repubblica”, ha detto, “senza parlare della nostra contrarietà alla pericolosa riforma del premierato che indebolisce il Parlamento e il Presidente della Repubblica, come siamo contrari all’autonomia differenziata, che spacca il Paese”. Quindi ha chiuso: “La linea rossa è l’elezione diretta del presidente del consiglio, che non esiste da nessun’altra parte nel mondo. Scardina l’equilibrio fra i poteri. La democrazia è la possibilità dei cittadini lungo i 5 anni di incidere sulle decisioni di chi è le rappresenta, col Parlamento” ma col premierato il Parlamento “è schiavo del capo del Governo”.

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