Si è concluso il processo contro Donald Trump per appropriazione indebita di fondi elettorali, soldi usati dal suo ex fixer, l’avvocato Micheal Cohen, per comprare il silenzio della porno star Stormy Daniels. Un evento da Guinness dei primati, dal momento che Trump è il primo presidente degli Stati Uniti eletto ad essere condannato per un reato. Un evento eccezionale anche per la storia elettorale del paese. Nessuno, infatti, sa come reagirà l’elettorato, punirà Trump oppure lo seguirà nella crociata contro l’establishment?

Una cosa sola è certa: la costituzione non vieta che un condannato venga eletto presidente. In un solo caso l’accesso alla Casa Bianca è vietato, quando il reato commesso è contro la costituzione, ma quel processo contro Trump per i fatti del 6 gennaio non è ancora iniziato. Secondo gli opinion polls una fetta dei cosiddetti elettori incerti, i swing voters, coloro che cambiano idea da una legislatura all’altra, deciderà di non votarlo a causa della condanna; anche una piccola percentuale dei repubblicani dovrebbe rifiutarsi di farlo, ma tutti sanno che gli opinion polls spesso sbagliano perché la gente non dice la verità.

In ogni caso, Trump farà leva sulla natura politica del processo e continuerà a sostenere che la condanna è una manovra per impedirgli di tornare alla Casa Bianca e molti ci crederanno.

C’è da domandarsi come sia possibile, dal momento che le prove presentate al processo sono schiaccianti. Bisogna però tenere in considerazione i personaggi che le costituiscono: Cohen è un ex pregiudicato; la Daniels è una porno diva che non ha esitato a fare sesso con il miliardario Trump; Dylan Howard era il direttore del National Enquirer, giornale scandalistico. In altre parole, ad accusarlo non è Madre Teresa ma personaggi di dubbia reputazione. Trump cercherà di usare tutti questi fattori a suo favore, cercherà di fare leva sulla psicologia dell’elettorato e di apparire la vittima di una cospirazione.

C’è poi la questione politica che non va sottovalutata. Il reato di cui è stato riconosciuto colpevole, la falsificazione di documenti, non rientra tra quelli seri. Negli Stati Uniti, e in particolare a New York, questo tipo di reato da parte di un individuo con la fedina penale pulita senza episodi di violenza alle spalle generalmente non comporta una condanna penale, ma una multa. Bisognerà aspettare l’11 luglio per sapere se Trump finirà in carcere (la pena prevede un massimo di 4 anni), certo la tentazione di applicare il massimo della pena è forte ma date le circostanze potrebbe rivelarsi un boomerang e avallare la tesi di Trump che il processo è politico.

E come potrebbe non esserlo nell’immaginario collettivo degli americani? L’accusato, ora diventato il condannato, è il candidato repubblicano per le prossime elezioni! La legge è uguale per tutti, ma Trump non è un uomo comune, è un ex presidente, ha rappresentato la popolazione e le istituzioni del paese, difficile scorporare il suo status politico per chi è coinvolto nel processo, dall’accusa alla giuria; e ancora più difficile è farlo per gli elettori. Berlusconi docet nuovamente.

Il processo è politico, anche e soprattutto perché la sentenza verrà emessa alle urne, quando a novembre gli americani decideranno chi li guiderà per i prossimi quattro anni. E per la maggior parte del paese la decisione di votare o non votare Trump non dipenderà dall’essere o meno condannato per uso improprio di fondi elettorali, ma per motivi più personali, legati alle condizioni di vita dei singoli individui. In altre parole, se si stava meglio quando c’era Trump o quando governava Biden.

L’economia continuerà ad essere il motore principale delle scelte elettorali. Secondo gli opinion polls l’inflazione è la buccia di banana di Biden, e infatti grazie a lei Trump ha un margine di 14 punti su Biden. Biden ha anche difficoltà a mantenere l’appoggio della popolazione di colore, dei vecchi e giovani latini che affermano di essere stati meglio sotto Trump.

Morale: non sottovalutiamo il fascino che il politico anti-establishment, l’uomo alfa, il miliardario, il donnaiolo e anche il corruttore esercita dentro o fuori le sbarre nell’immaginario collettivo di chi vive nel mondo delle fake news, dei social, delle illusioni. Mentre queste realtà corrodono la verità, l’inflazione si mangia il benessere come una tarma sorniona. E la gente si monta contro chi la governa e vuole cambiare.

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