Forse potremmo dire addio ai ripetuti interventi per costruire un impianto dentale, mettere a punto una dentiera. Perché dal 2030 per avere una buona dentatura potrebbe essere sufficiente un’iniezione che permetterà di ridare i denti a chi li ha persi o non li ha mai avuti. Lo ha annunciato l’azienda giapponese Toregem Biopharma. È una start-up dell’università di Kyoto, nata 4 anni fa, che sta studiano un farmaco anticorpale descritto come “il primo al mondo per la ricrescita dei denti“. Dal prossimo settembre inizierà a svolgere i test sull’uomo, dopo i risultati positivi ottenuti sugli animali senza effetti collaterali di rilievo.
Ha funzionato sui topi
L’esperimento su cavie animali (topi e furetti) è consistito nel testare un farmaco, un anticorpo monoclonale, diretto contro la proteina Usag-1 che inibisce la crescita dei denti. I risultati sono stati positivi e pubblicati nel 2021 su Science Advances. Come scrivono gli autori dello studio, una singola somministrazione dell’anticorpo si era rivelata sufficiente per stimolare la formazione e la crescita di un intero dente in un topo sano e di favorire la formazione di denti in topi portatori di specifiche mutazioni che causano agenesia dentale.
Le altre fasi per arrivare al nuovo farmaco
La prima fase della sperimentazione clinica sull’uomo durerà da settembre 2024 ad agosto 2025. Nella fase 1 dei test verrà somministrato il farmaco per via endovena a 30 adulti sani di età compresa fra 30 ai 64 anni. Il requisito per accedere a questa cura in via sperimentale è la mancanza di almeno un dente posteriore. Una volta confermata la sicurezza del farmaco, si passerà alla fase successiva con la somministrazione a bambini dai 2 ai 7 anni ai quali mancano almeno 4 denti dalla nascita. Quello della mancanza congenita di denti interessa circa l’1% della popolazione, mentre lo 0,1% soffre di una condizione nota come oligodontia, che consiste nell’assenza di 6 o più denti. La speranza dei ricercatori è riuscire in futuro a “far crescere i denti non solo nelle persone con patologie congenite, ma anche in chi li ha persi a causa di carie o lesioni”.
Il parere dell’esperta
“Finalmente la scienza sembra dare una speranza a chi negli anni ha perso in parte o in toto la propria dentatura, o addirittura a chi alcuni denti non li ha mai avuti per malformazioni congenite”, sottolinea al FattoQuotidiano.it Elisa Travagliati, Odontoiatra di Firenze. “Io, da dentista, sono molto fiduciosa nei confronti dei risultati a cui questa sperimentazione porterà, anche se nutro anche qualche perplessità”.
Quali sono i suoi dubbi?
“Ovviamente spero di sbagliarmi. Fin dagli studi universitari ci viene insegnato che i denti, sia decidui che permanenti, nascono a partire da una gemma dentale all’interno dell’osso, che si sviluppa durante la vita intrauterina insieme a tutti gli altri organi, e che, una volta che erompe il dente permanente, la gemma scompare. Non mi è ancora chiaro il meccanismo per cui un farmaco anticorpale, disattivando una proteina, riesca a far nascere un nuovo dente in assenza della gemma dentale”.
Sembra infatti che manchi qualcosa in questo processo sperimentale…
“Sì, bisognerà capire se il nuovo dente riuscirà ad avere la stessa funzionalità e la complessa struttura di cui sono dotati i denti naturali”.
Quali sono gli altri interrogativi?
“Per esempio, riusciremo ad avere ogni dente al posto giusto? In assenza della gemma dentale che contiene le informazioni genetiche per far nascere e crescere ogni dente al suo posto, con le sue caratteristiche anatomiche, non vorrei che ci ritrovassimo un molare al posto di un incisivo…”.
Se tutto funzionasse, verrebbe ridimensionato il ruolo del dentista?
“In effetti, alcuni pazienti e conoscenti mi hanno già chiesto: ‘Se la sperimentazione funzionerà e il farmaco verrà commercializzato, dovrà cambiare lavoro?’. Personalmente non lo credo; piuttosto noi dentisti dovremo reimpostare la nostra attività clinica in funzione di questo nuovo traguardo. In ogni caso non ci vedo un conflitto di interessi, anzi, la interpreterei come una frontiera incredibile della scienza al servizio della popolazione per porre fine alla piaga sociale della mancanza dei denti”.