Le testimonianze degli agenti, il cosiddetto alito vinoso e l’incapacità di autocontrollo potrebbero essere sufficienti per constatare lo stato di ebbrezza al volante di un automobilista. A stabilirlo è la Cassazione, che confermando una sentenza della Corte d’appello di Brescia, come riporta Il Messaggero, stabilisce di fatto che bastano elementi ‘obiettivi e sintomatici’ per provare lo stato di alterazione alcolica. Non servirebbe, dunque, l’utilizzo dell’alcoltest per stabilire che il tasso alcolemico superi la soglia limite di 1.5.
Respingendo il ricorso di un automobilista di Brescia, la Cassazione spiega che “poiché l’esame strumentale non costituisce una prova legale, l’accertamento della concentrazione alcolica può avvenire in base ad elementi sintomatici per tutte le ipotesi di reato previste dall’articolo 186 del Codice della strada (ossia la guida in stato ebbrezza ndr) e qualora vengano oltrepassate le soglie superiori la decisione deve essere sorretta da congrua motivazione”. Per i giudici, congrue motivazioni per stabilire la presenza di alcol nel sangue sono anche le testimonianze e non i test.
“Ne consegue pertanto che, in assenza di un espletamento di un valido esame alcolimetrico – si legge nella sentenza -, il giudice di merito può trarre il proprio convincimento in ordine alla sussistenza dello stato di ebbrezza di adeguati elementi obiettivi e sintomatici, che nel caso in esame i giudici di merito hanno congruamente individuato in aspetti quali lo stato comatoso e di alterazione manifestato dall’imputato alla vista degli operanti, certamente riconducibile ad un uso assai elevato di bevande alcoliche, certamente superiore alla soglia di 1.50″.
La vicenda risale allo scorso luglio, quando un automobilista, condannato in appello, aveva presentato ricorso alla condanna di sei mesi, con ammenda da 1.500 euro e revoca della patente. L’uomo aveva causato un incidente mentre era ubriaco al volante ma, all’arrivo degli agenti, si era rifiutato di sottoporsi all’alcoltest. Nel ricorso ha sostenuto che i giudici avevano dato per certo che lui fosse in stato di ebbrezza mentre era alla guida basandosi sulle sole testimonianze degli agenti. Cosa che, come accertato dalla Cassazione, è invece sufficiente per confermare la condanna.