“Sono stata molto contenta che Salvini abbia chiarito, perché era importante farlo particolarmente nella giornata del 2 giugno, secondo me un giorno in cui bisogna evitare il più possibile le polemiche”. Giorgia Meloni non condanna la Lega sul caso aperto dal senatore Claudio Borghi, che in un tweet ha attaccato Sergio Mattarella per un passaggio del suo discorso in occasione della festa della Repubblica: “Se pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi“. In difesa del capo dello Stato e contro Borghi si sono schierate tutte le opposizioni e anche un pezzo di maggioranza, mentre il leader del Carroccio Matteo Salvini ha provato a stemperare i toni, senza però mollare il suo compagno di partito: “Non chiediamo le dimissioni di nessuno”, ha precisato domenica a Stasera Italia. Aggiungendo però una frecciata all’inquilino del Colle: “Penso che il capo dello Stato sia stato travisato da qualche giornale, perché il 2 giugno parlare di sovranità europea…”.
Da parte sua la premier, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4, sceglie di non agitare il dito nella piaga. E definisce “abbastanza normale” il fatto che tutti i giornali abbiano dato ampio spazio alla vicenda: “Chiaramente diventa polemica politica, siamo in campagna elettorale”. Poi passa al contrattacco: “Sul presidente Mattarella io ci vedo, devo dire continuamente, un tentativo di tirarlo nell’agone della politica, di raccontare di presunte divergenze con il governo. Nel fare questo, secondo me”, le opposizioni “mancano anche di rispetto al presidente della Repubblica che non dovrebbe essere tirato in queste beghe politiche per la debolezza dei partiti”, incalza. E punzecchi: “Secondo me molte cose che fa la sinistra sono abbastanza tafazziane, abbastanza autodistruttive, quindi non le prendo troppo sul serio, ecco. Non le prendo troppo sul serio, come secondo me non le prende sul serio tanta gente”.
Parlando della riforma costituzionale sul premierato – in via di approvazione in prima lettura al Senato – la leader di FdI ribadisce poi di non avere intenzione di dimettersi nel caso il referendum non confermasse il suo progetto: “Tra le poche regole che mi sono date nella vita c’è quella di fare esattamente il contrario di quello che ha fatto Matteo Renzi (costretto a dimettersi dopo la bocciatura della sua riforma nel 2016, ndr). Ma in ogni caso al di là delle battute io continuo a tentare di spiegare che questo non è un referendum su di me, perché la riforma non è su di me”, afferma. “Io andrò a casa eventualmente tra cinque anni, quando gli italiani decideranno di cacciarmi con le elezioni, se decideranno di farlo, ma tra cinque anni”. Un passaggio è anche sul ddl sulla separazione delle carriere tra pm e giudici, licenziato mercoledì dal Consiglio dei ministri: “Serve a creare maggiore equilibrio tra difesa e accusa e a valorizzare la terzietà del giudice. È una riforma costituzionale, quindi poi se non abbiamo i due terzi in Parlamento anche su questa i cittadini ci dovranno dire cosa ne pensano”.