La storia di Paul risale ormai a 10 anni fa, quando venne pubblicata la sua avventura su Discovery Channel
Nell’ultimo periodo, negli Stati Uniti è tornata popolare la storia di Paul Rosolie, un naturalista che nel 2014 è stato protagonista di un esperimento alquanto strano: ha provato a farsi mangiare vivo da un’anaconda lunga oltre 6 metri. L’impresa è stata citata dal Joe Rogan Podcast, uno dei più popolari degli Stati Uniti, ma non solo è stata ripresa anche da Ladbible e dal New York Post con nuovi commenti da parte di Paul.
Paul Rosolie è un’attivista e divulgatore scientifico americano. Nato a Brooklyn, si è sempre dedicato alla protezione della Foresta Amazzonica, la gigantesca zona verde del Sud America che copre nove stati. Paul è diventato famoso soprattutto per questo documentario del 2014, prodotto da Discovery Channel. Il nome del programma era “Eaten Alive” (Mangiato Vivo), dove lui si faceva riprendere mentre veniva mangiato vivo da un’anaconda verde.
Il fine del programma doveva essere quello di sensibilizzare il pubblico sulla conservazione della Foresta Amazzonica, ma l’intrattenimento principale è diventata la battaglia per la sopravvivenza di Paul. Arrivato in Perù con la sua troupe, il naturalista ha individuato un esemplare di anaconda verde lungo 6 metri. Poi, si è avvicinato all’animale, che ha spalancato le fauci e ha iniziato ad inghiottirlo. Paul si era preparato: aveva indosso una tuta in fibra di carbonio che lo proteggeva ed inoltre era legato ad un cavo con cui poteva essere tirato fuori dalla spire dell’anaconda. L’esperimento ha però preso una piega drammatica quando la forza stritolante dell’anaconda ha superato ogni aspettativa. “L’ultima cosa che ricordo è stata la sua bocca spalancata, poi tutto è diventato nero. Mi sono abbandonato e l’ho lasciato fare…”, ha raccontato il 36enne al Joe Rogan Podcast.
Ma come ha fatto Paul a sopravvivere? Ora, a dieci anni di distanza, lo ha rivelato. L’anaconda (Eunectes murinus) è il serpente più lungo del mondo, che può arrivare anche a 9 metri di lunghezza. La sopravvivenza di Paul è dovuta alla tecnica di caccia di questi esemplari. Infatti, le anaconda sono dei “costrittori”, ciò vuol dire che, la loro arma non è il veleno bensì il loro corpo, con cui stringono le prede attraverso le spire. Prima si attaccano mordendole, poi le avvolgono fino a soffocarle. A questo punto, le ingoiano e iniziano un lungo processo di digestione.
Paul era perfettamente a conoscenza di questo metodo di caccia ed è proprio per questo che ha progettato la tuta in fibra di carbonio: “Le anaconda si attaccano semplicemente con il morso, – ha spiegato – poi si schiacciano ed è così che uccidono la preda prima di ingoiarla. Quindi dovevo essere in grado di sopravvivere alla parte dello schiacciamento. Poi ci siamo assicurati che potessi respirare nel caso in cui fossi riuscito a entrare nell’anaconda”.