Le quotazioni del gas iniziano a raggiungere livelli di guardia. Sul mercato di Amsterdam, riferimento per gli scambi europei, una megawatt ora si vende a quasi 39 euro, valori che non si vedevano dallo scorso dicembre e ben al di sopra delle medie storiche del periodo. L’incremento rispetto alle chiusura di venerdì è del 13%. Due i fattori che contribuiscono all’aumento. Il primo è l’interruzione non programmata dell’impianto norvegese di Nyhamna. La Norvegia è uno dei principali fornitori europei, il cui ruolo è diventato ancora più strategico mentre la Ue cerca di tagliare il “cordone ombelicale energetico” che la legava alla Russia. I flussi di gas norvegese nel terminal britannico di Easington , punto di ingresso per un terzo dell’offerta totale della Gran Bretagna, sono crollati a zero. Non so chiari, al momento, le tempistiche per la risoluzione del problema.

Il secondo fattore è l’aumento della domanda asiatica di gas liquefatto (gnl). Il gnl viene trasportato via nave e ha sinora avuto un ruolo chiave per l’Europa per rimpiazzare i mancati flussi provenienti dalla Russia via gasdotto, specialmente con carichi spediti da Stati Uniti e Qatar. A spingere la domanda asiatica è l’ondata di caldo che spinge ad un maggior consumo elettrico per il condizionamento dell’aria. La concorrenza tra Europa ed Asia per i carichi cresce, a tutto vantaggio dei fornitori che possono vendere a prezzi più alti. A calmierare, ma non ad eliminare, le tensioni sui prezzi sono i buoni livelli di riempimento degli stoccaggi europei, dopo un inverno piuttosto mite. La media di riempimento europea è del 70%.

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